Home > Fuori le truppe d’occupazione dall’Iraq
"Tra uccidere e morire esiste una terza via: vivere" [Christa Wolf]
Fuori le truppe d’occupazione dall’Iraq
Ripristiniamo il diritto, la verità e la giustizia ritirando il contingente italiano
"Essere contrario alla guerra non significa essere antiamericano. Sono stato costretto a bloccare, per sopravvivere, emozioni di orrore, sangue, disgusto per quello che stavo facendo alla popolazione irachena. Abbiamo ucciso esseri umani. Il mio rifiuto di tornare in Iraq è dovuto al fatto che non ho trovato una sola motivazione ragionevole per continuare a uccidere in Iraq", ha detto il sergente Camilo Mejia condannato, per diserzione e condotta disonorevole,, a un anno di carcere e alla radiazione dall’esercito da una Corte marziale, (paradossalmente la stessa condanna emessa per Jeremy Sivitz, uno dei torturatori del carcere di Abu Ghraib).
Abbiamo negli occhi e nel cuore le immagini delle torture e dell’occupazione militare in Iraq. Abbiamo negli occhi e nel cuore le drammatiche immagini che arrivano in questi giorni dalla Striscia di Gaza, dove dal 18 maggio è in corso l’"Operazione Arcobaleno", un crimine di guerra anche secondo l’Onu che ha già provocato oltre 40 morti e la distruzione di centinaia di case. Tra le tante c’è quella di un padre con gli occhi chiusi, con il viso deformato, con la bocca spalancata a urlare il suo dolore e la sua rabbia, con le braccia contratte, come per trattenere la vita di suo figlio che se ne sta andando, strappata dall’esercito israeliano per ordine del governo di Sharon.
Noi Donne in Nero non ci abituiamo alla tragedia, all’infamia, alla morte di un bambino né a Rafah, né Nassiryia dove le forze armate italiane, sotto il comando Usa hanno ammazzato quindici civili – dodici uomini, una donna, due bambini.
Esprimere solidarietà al popolo iracheno oppresso da anni di guerre, dal regime di Saddam e ora dall’occupazione militare; proseguire nella mobilitazione contro la guerra, non è cedere a un ricatto, è manifestare la nostra posizione politica che non è mai mutata: la scelta della pace e della nonviolenza.
L’Italia è in guerra. L’Iraq è occupato ed oppresso. La Costituzione è stata violata. Il governo ha mentito. Le truppe italiane sono in Iraq illegalmente. Correggere un errore o una colpa è razionale, giusto, utile e persino onorevole.
Fuori le truppe d’occupazione dall’Iraq
Cessi le scempio di vite, ambiente, democrazia, diritti
La guerra non è mai una soluzione
Donne in nero
c/o Arci, via Anzani 9 Como, tel. 339.1377430, e-mail celgros@tin.it,