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Sono 26 gli avvisi di fine indagine preliminare: non riguardano i black bloc, ma italiani che parteciparono ai saccheggi
G8, chiusa l’inchiesta sugli scontri
Per l’assalto di piazza Alimonda l’accusa è solo di lesioni
Genova. Il fascicolo di inchiesta è rubricato come "Blocco nero". Ma di veri Black bloc, nei 26 avvisi di fine indagine preliminari alla richiesta di rinvio a giudizio per devastazione, saccheggio, lesioni, rapina, furto, detenzione di armi e materiale esplodente, non ne compare nemmeno uno. Cioè: dei Black bloc appartenenti al gruppo base dì tedeschi, inglesi, spagnoli e italiani con tanto di fanfara che diedero il la, il 20 luglio 2001, agli incidenti del G8, nessuno in due anni di indagini è stato identificato.
I 26 "avvisati" di fine indagini, 24 dei quali furono arrestati nel dicembre del 2002, tutti italiani, appartengono all’area ribattezzata come Red Bloc che, secondo l’accusa, agirono in secondo battuta. "Compiici politici con una compartecipazione anche psichica" venne scritto nell’ordinanza di arresto di nove mesi fa. Ma senza un disegno precostituito a tavolino o programmato nel tempo: a differenza della procura di Cosenza, a Genova non è stato ritenuto sussistente il vincolo associativo sovversivo come ipotizzato nei rapporti del Ros inviati ad alcune procure italiane.
La conclusione delle indagini su questo primo blocco di fatti legati agli incidenti di piazza rilancia le polemiche per la morte di Carlo Giuliani in quanto l’indagine stralcio sull’assalto alla jeep dell’arma è confluita nel "Blocco nero". In qualche modo, questo passaggio trova concordi accusa e difesa sulla tesi della contestualizzazione dei fatti del G8 nel 2001. Per l’accusa l’assalto al carcere di Marassi, a banche, negozi, autosaloni furono fatti gravissimi. Per la difesa furno in larga parte reazioni alle cariche e alle violenze illegittime delle forze dell’ordine.
I tre indagati - i genovesi Massimiliano Monai ed Eurialo Predonzani e il pavese Luca Finotti - per tentato omicidio per l’assalto alla camionetta in piazza Alimonda, devastazione e saccheggio per gli incidenti, hanno visto derubricata l’accusa di tentato omicidio in lesioni gravi. Da qui (vedere servizio a lato) l’ulteriore polemica della parte civile Giuliani, sulla sproporzione tra l’"offesa" dei manifestanti e la "reazione" di Mario Placanica che sparò uccidendo Giuliani.
Il pm Silvio Franz spiegò che Placanica percepì un pericolo per la propria vita di fronte al reiterarsi degli incidenti, all’assalto alla jeep e alla violenza degli assalitori.
Il Gip Elena Daloiso ampliò il "concetto" partendo però dall’uso comunque legittimo dell’arma da parte del carabiniere.
Degli inquisiti originariamente arrestati, solo due siciliani hanno visto annullato l’ordine di custodia per difetto delle esigenze cautelari. Gli altri hanno ottenuto dopo alcuni mesi gli arresti domiciliari oppure obblighi alternativi. L’unico detenuto e Pino Puglisi, detto Molotov, recluso in Sicilia. Eurialo Predonzani è invece latitante: nel dicembre del 2002 si trovava a Berlino e; ovviamente, non ha fatto rientro a Genova. Chi sono i 26 inquisiti individuati dal procuratore aggiunto Giancarlo Pellegrino e dai pm Anna Canepa e Andrea Canciani? Ventiquattro erano stati raggiunti, nei dicembre 2002, dalle misure cautelari (9 arresti in carcere, 4 arresti domiciliari, 10 obblighi di dimora o di presentazione all’autorità giudiziaria). Detto dei tre genovesi inquisiti sia per piazza Alimonda, sia per gli incidenti più gravi, ci sono Marina Cugnaschi e Vincenzo Vecchi, milanesi, della cosiddetta area anarco insurrezionalista. Cugnaschi è indicata come un elemento di punta dell’assalto al carcere di Marassi. A Vecchi viene contestata anche la rapina ai danni del fotogiornalista Mimmo Frassineti, pestato e derubato di quasi tremila euro di attrezzature digitali.
Carlo Arculeo e Antonio Valguarnera sono la coppia di sicinani per i quali è stato annullato l’ordine di custodia: erano stati indicati come staffette e attivisti degli incidenti in sella a una moto. Arculeo dopo il G8 partì volontario per la Bosnia, finendo decorato dalla Nato. Al cosiddetto Fronte del sud appartengono Domenico Ceci, Carlo Cuccomarino, Filippo D’Avanzo, Francesco "Molotov" Puglisi, Dario Ursino.
C’è poi il gruppo romano legato all’area universitaria - Alberto Funaro, Francesco Toto - e alcune Tute Bianche: Duccio Bonechi, Stefano Caffagnini, Federico Da Re, Araujio De Andrade, Mauro Degl’Innocenti, Omid Tabar Farouzi. Infine altri genovesi: Angelo Di Pietro, Paolo Putzolu, Nadia S. (a piede libero) e Antonio Fiandra. Quest’ultimo con precedenti per malavita ordinaria, poi "arruolatosi" all’antiglobalismo più oltranzista.
Marcello Zinola
Pisapia: «Queste conclusioni confermano che
la reazione di Placanica fu sproporzionata»
Genova. Proceduralmente chiusa, senza possibilità di essere riaperta come indagine. Ma la conclusione dell’inchiesta sul "Blocco nero" riapre la polemica sul caso Giuliani.
Eurialo Predonzani (l’uomo ripreso in piazza Alimonda con il giubbino salvagente arancione). Massimiliano Monai (l’uomo della trave) e Luca Finotti erano accusati di tentato omicidio. La posizione di Monai appariva come quella più "vincolata" alla reazione di Mario Placanica. I pm oggi contestano, nell’assalto, l’uso di estintori, travi, bastoni e sassi. Se Carlo Giuliani fosse vivo, per la dinamica dei fatti e la tipologia di accuse contestate, sarebbe uno degli inquisiti sia per piazza Alimonda, sia per alcuni incidenti precedenti. Chiuso il caso Giuliani la posizione dei tre è finita nel "Blocco nero".
Il punto è la derubricazione del reato: da tentato omicidio a lesioni gravi. Oltre alla devastazione e saccheggio "conquistata" dai tre nell’indagine Blocco Nero. II tentato omcidio e la gravità dell’assalto rappresentarono un elemento forte nella determinazione finale della valutazione della legittima difesa e dell’uso legittimo delle armi per Mario Placanica, il carabiniere che sparò. Giuliano Pisapia, con Lia Vinci, recentemente scomparsa, rappresentò la famiglia Giuliani come parte offesa nel procedimento.
La derubricazione del reato riaprirà nuove polemiche.
«E’ una conclusione che amareggia. Ma che certamente conferma le contraddizioni emerse nell’inchiesta sul caso Giuliani. Se l’archiviazione strideva allora, appare oggi ancora più incomprensibile».
C’è stata una diversa valutazione e contestualizzazione delle vicende del G8.
«La necessità di contestualizzare l’intera vicenda del G8, di non spezzarla in troppi rivoli la sostenevamo da tempo. La derubricazione dell’accusa in lesioni rafforza la nostra convinzione sulla posizione di Placanica. Conferma la sproporzione tra la reazione di Mario Placanica e l’offesa subita. A suo carico c’era quantomeno da contestare un eccesso di legittima difesa».
La contestualizzazione di piazza Alimonda con gli altri scontri rappresenta una svolta investigativa.
«E’ una contestualizzazione accusatoria che, comunque, consente di affrontare i fatti con una visione più globale. Ma proprio questa scelta evidenzia lo sbaglio dell’indagine Giuliani. Identificato come un fatto a se stante e non inserito in un quadro più generale».
C’è stato un coordinamento investigativo insufficiente o una "regia" in queste scelte?
«Le due indagini hanno marciato con tempi diversi e fascicoli diversi. Prima c’è stata l’analisi del caso Giuliani. Poi quella dell’assalto con i tre indagati. Noi avevamo contestato la separazione dei fascicoli. La contestualizzazione di piazza Alimonda con quanto accaduto prima non c’è stata, quando la chiedevamo noi».
Marcello Zinola
LE INDAGINI
Fascicoli pendenti per 600 indagati
Genova. L’autunno porterà la conclusione delle altre principali indagini sulle vicende del G8. Ecco quelle ancora pendenti.
• Casi Diaz, Pascoli Bolzaneto - Per i 200 agenti e funzionali indagati la fine indagini arriverà a fine settembre. Falso, costruzione di false prove, abuso e lesioni i reati contestati per l’irruzione nella Diaz e il carcere provvisorio. A giudizio andranno capisquadra e funzionari, archiviazione invece per la "truppa". Nel caso Pascoli, la perquisizione arbitraria al press center, gli indagati che rischiano il giudizio sono una dozzina. Una trentina, sui 99 iscritti al registro degli indagati, quelli che rischiano il processo per Bolzaneto.
• Incidenti di strada - Restano da definire le posizioni degli oltre 300 arrestati per "singoli" episodi di resistenza o danneggiamento.
• Associazione a delinquere - Sarà archiviata l’accusa di associazione a delinquere per i 93 arrestati della Diaz, già prosciolti dalle accuse di resistenza.
• Teatranti e Askatasuna - Proroga di indagine invece per la sessantina di inquisiti, metà stranieri, del cosiddetto gruppo dei teatranti austriaci e del centro sociale torinese. Teatranti e Askatasuna sono al centro di inchieste relative alla loro partecipazione agli incidenti e, per l’Askatasuna, per la distribuzione di armi improprie. Gli appartenenti ad Askatasuna furono tra i primi a essere denunciati per associazione a delinquere dopo la svolta investigativa seguita all’arrivo a Genova dell’allora capo Ucigos, Arnaldo La Barbera.
• Caso Cobas - Prorogata anche l’inchiesta sui Cobas, stralciata dopo l’identificazione di due loro leader nelle vicinanze degli incidenti di piazza Paolo Da Novi e indagati per devastazione e saccheggio.