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GARZÓN, FRA CHIAPAS E EUSKAL HERRIA

Publie le giovedì 28 agosto 2003 par Open-Publishing

L’incontro zapatista di Oventic ha un testimone
indesiderato: il giudice Garzón, che Marcos ha
definito «clown» e «codardo». Cosa fa in Chiapas? è la
domanda. Per il momento, è accertato che si è riunito
con il presidente Fox e con giudici messicani e che la
sua ombra è dietro all’ultima retata contro i baschi.
Garzón potrà provocare ogni tipo di ripulsa, ma
nessuno gli negherà la sua capacità di attrarre le
telecamere. In Messico, tutti i mezzi di diffusione si
chiedono, in questi giorni, cosa diavolo ci fa il
giudice spagnolo in Chiapas. Avantieri, nello stesso
giorno nel quale si iniziava l’incontro zapatista per
presentare il processo di riorganizzazione, il
magistrato con il quale il subcomandante Marcos ha
mantenuto un intenso scambio di missive è giunto a
Tuxla Gutierréz con la sua famiglia «come turista»,
secondo le sue parole.

Le «casualità» non finiscono qui. È chiaro che Garzón
ha avuto a che fare con il Messico, nelle ultime
settimane e questo ha molto a che vedere con altri
indigeni, i baschi. Di fatto, è già noto che il
giudice spagnolo ha supervisionato direttamente
l’operazione che, a oggi, tiene incarcerate nove
persone nel Reclusorio Norte di Mexico D.F., fra le
quali i baschi Félix García, Jon Artola, Axun
Gorrotxategi, Ernesto Alberdi, Asier Arronategi e
Joseba Urkijo.

La retata, definita da Askatasuna (organismo
antirepressivo basco, N.d.T.) «autentica montatura di
Garzón», è stata eseguita fra il 15 ed il 16 luglio
scorsi. Solo un giorno dopo, Baltasar Garzón era
ricevuto ufficialmente, nella sua residenza di Los
Pinos, dal massimo dirigente messicano, Vicente Fox.
Certamente, oltre a farsi fotografare con lui, Garzón
non avrà perso l’occasione di fare pressioni per
forzare l’estradizione dei baschi arrestati. Questa, è
stata reclamata, alcuni giorni fa, anche da José María
Aznar, attraverso il quotidiano "Reforma", legandola
nuovamente alla possibilità di un incremento degli
investimenti spagnoli in Messico, che il leader del
Partido Popular decanta come «piazza sicura» rispetto
ai problemi di altre economie come quella argentina.

Si dà il caso che Garzón abbia affermato,
nell’arrivare a Txla, che vorrebbe «passare
inosservato», ma per questo, dovrebbe reinventare il
suo personaggio. Per di più, personale del Tribunale
Supremo di Giustizia dello Stato messicano si è
presentato in pubblico per affermare di aver
partecipato ad una riunione privata con il giudice
spagnolo «per scambiare esperienze», secondo quanto
pubblicato dal quotidiano "La Jornada" nella sua
edizione di ieri.

Infine, il titolare del Tribunale di Istruzione numero
5 della Audiencia Nacional (Tribunale speciale
spagnolo, N.d.T.), ha ricevuto alcuni giornalisti e ha
ammesso di avere l’intenzione di riunirsi con autorità
del Messico, benché abbia ribadito che la sua visita è
dovuta unicamente al fatto che «ho previsto di godere
le vacanze estive con la mia famiglia in Messico e in
Chiapas, dove resteremo vari giorni».
Tuttavia, "La Jornada" ha anche reso noto che fra il
seguito di Garzón si trovano «alcuni membri della
Audiencia Nacional spagnola», una compagnia senza
dubbio più che ingombrante per delle vacanze
folcloristiche e famigliari nelle sierras e foreste
chiapaneche.

Stando così le cose, i giornalisti messicani stanno
con le orecchie ben alzate, soprattutto quando
l’aspirante e frustrato premio Nobel per la Pace
(Garzón, N.d.T.) annuncia che si addentrerà ancora di
più nel Chiapas, dato che andrà a San Cristóbal de las
Casas.

C’è di più. In questo unico contatto avuto finora con
i giornalisti, a Baltasar Garzón è stato chiesto un
parere sulla riorganizzazione proposta dai municipi
zapatista, attraverso la creazione delle Giunte per il
Buon Governo. Ascoltate la sua risposta e valutate a
cosa stesse guardando: «Qualsiasi forma di governo o
organizzazione fuori dall’ordine costituzionale, per
logica, cade nell’illegalità. Esiste uno Stato di
Diritto che si deve rispettare e, come in Spagna,
l’autonomia che si riconosce è quella dettata
all’interno della legge».

Se fosse rimasto qualche dubbio e per finire di
sconcertare i giornalisti messicani, il giudice
speciale ha aggiunto che queste considerazioni erano
generali e non riferite alla proposta degli zapatista.
Nella giornata di ieri, i passi di Garzón si sono
persi per il Chiapas, senza che nessuno abbia potuto
dare conto delle sue occupazioni. Ma è stato ancora
una volta evidente che il supergiudice spagnolo, in
Messico, è un’icona politica. Persino il segretario
del Governo, Santiago Creel, ha dovuto valutare le sue
considerazioni riguardo l’«ordine costituzionale» e,
certamente, per fargli sapere che l’Esecutivo di Fox
analizza le posizioni degli zapatista e, per ora, non
gli risulta affatto che le loro Giunte per il Buon
Governo siano incompatibili con il suo «Stato di
Diritto».

Traduzione di Marco Alciati per la "Rete di Solidarietà con il Paese Basco"