Home > GC da Cancun
Provare a fermare il movimento è la sfida piugrande che oggi hanno tutte le articolazioni del
potere globale, dalla banca mondiale alla wto. Ci provano ma non ci riescono, anzi, il movimento
sconfina, rompe gli argini e contamina anche delegazioni governative.
L?affermazione del g21
capeggiata da Stati come Brasile e Venezuela è la dimostrazione delle possibilita
che si sono aperte,
delle contraddizioni che come sostiene il ministro degli esteri venezuelano, non si sarebbere
determinate senza la forza del movimento globale. A cancun il governo usa protesta in una conferenza
stampa per la troppa libertalasciata ai manifestanti, ma mentre nel chiuso e protetto centro di
convergenza i giornalisti annotano sul taccuino le rimostranze della ministra degli esteri, una parte
della sala contesta. La crisi è irreversibile, discutono di tenere aperta la sessione per un giorno
in piu
e comunque di riconvocarsi al piupresto, mentre furi cinquanta attivisti hanno bloccato
l?ingresso nonostante i ventimila polizziotti.
Lo stallo in cui è la wto è la risultante della
delegittimazione della questione di fondo, la democrazia nei tempi della globalizzazione. L?attenzione
dei movimenti agli accordi firmati o non firmati è una parte marginale del sentimento di fondo che
attraversa le migliaia di donne e uomini che oltrepassano il km 0 e arrivano alla frontiera oltre
la quale si riuniscono i potenti senza consenso. Ieri a Cancun ancora una volta reti d?acciaio,
blocchi di cemento, scudi e manganelli non hanno retto alla forza della debolezza delle moltitudini
della terra.
Centinaia di donne hanno deciso di disfare la maglia tessuta dal potere cazzuto degli
uomini. L?affermazione anche nel movimento di una grnde possibilita
, battere l?avversario non su
un terreno militare, non di fare della piazza un campo di battaglia, anche tra di noi si fa largo
un nuovo percorso che all?immediatezza dell?atto venga sostituita la potenza delle mani che
sciolgono i nodi del tessuto del potere segregante della wto. Le resistenze che si sono incontrate nelle
strade di cancun hanno imparato reciprocamente: todos untos; dai campesinos alla banda che aveva
giasuonato il ?de profundis? al neoliberismo nelle giornate di Seattle, agli studenti messicani, a
noi disobbedienti sempre piu
in una rete gobale di relazioni. Inediti anarchici coi bastoni hanno
protetto tutto il corteo e eretto barricate appena la polizia federale ha tentato di chiudere il
corteo che cercava di sfondare la zona rossa, un ariete era pronto all?uso se le funi dei coreani
non fossero riuscite ad aprire un varco.
Bucare, rompere, distruggere tutte le gabbie, anche quelle non meno potenti di una informazione
che vive nelle zone rosse (o come in Palestina dall?altra parte del muro), con i piedi sporchi di
sabbia della zona hotelera. A cncun aspettano lo scontro per poter scrivere e non si accorgono di
tutto il resto. Penne e obiettivi che arrivano da ogni parte del mondo alla ricerca dello scoop e
quando non riescono ad ottenerlo rimangono a bere un drink in piscina. Leggere le notizie sui
giornali italiani in un internet point fa impazzire: occhi e orecchie aliene vedono e sentono quello che
non c?è e scrivoo quello che non èmai accaduto.
Una parabola lancia il segnale su un satellite e si èaccesa in tutta europa e nel nord america
Global TV. Siamo pirati in terra ma anche nell?etere, anche chi non ha mai fatto televisione o radio
e sa solo come si accende un televisore ha collaborato alla messa in onda. Se questa èla
societa`dell?accesso èsull?accesso che dobbimo batterci, dalla zona rossa ai media, oltre ogni grata e
muro.
Ogni imboscata che ci viene tesa finisce come il gatto con speedy gonzales, siamo altrove a
liberare nuovi spazi, todos para todos e nada para nosotros, spazi pubblici aperti, in cui continuare a
desiderare liberi dal bisogno. da cancun.
Michele De Palma, Daniela Santroni
Esecutivo nazionale GC