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Gerusalemme, 12 Agosto

Publie le giovedì 28 agosto 2003 par Open-Publishing

E’ l’ultima volta che scrivo dalla Palestina. Sto cercando di mettere
ordine tra una serie di pensieri e sensazioni che ho accumulato in
queste 3 settimane. L’impatto con la Palestina, paura ed eccitazione,
il lavoro in West Bank, indignazione e sfida del rischio, il ritorno
a Gerusalemme, confusione e domande per il futuro. Negli ultimi
giorni mi sono trovato a girare nella parte ovest di Gerusalemme,
quella israeliana, dove la vita va avanti in maniera regolare giorno
per giorno, dove e’ presente il benessere ed il consumismo tipici del
mondo occidentale.

Eppure non e’ tutto proprio regolare. Quando entri
negli uffici postali ed in altri luoghi pubblici ti passano un metal
detector lungo il corpo e, alle volte, ti perquisiscono e ti fanno
aprire le borse dove potresti nascondere delle cariche esplosive.
Ieri sono salito sul bus n 14 a Jaffa street, lo stesso che a giugno
e’ saltato in aria durante un attentato suicida uccidendo 16 persone.
Un amico, che era con me sul bus, mi ha detto che il giorno
dell’attentato per puro caso non ha preso il bus a quell’ora perche’
si era attardato al lavoro. Ho trascorso il viaggio di andata
scrutando tutte le persone che entravano per cercare di capire chi
anche lontanamente potesse assomigliare ad un attentatore suicida. Il
viaggio di ritorno, sullo stesso bus, l’ho trascorso sonnecchiando.
Con la stessa velocita’ gli siraeliani si riprendono dale esplosioni
e ritornano a vivere una vita normale.

Non accade la stessa cosa per i Palestinesi di Gerusalemme e dei
territori occupati. E’ difficile ritorvare la quotidianita’ dopo che
ti hanno distrutto la casa, ti hanno ucciso un membro della famiglia,
ti hanno gettato in un campo rifugiati a marcire di miseria e di
abbandono, ti hanno chiuso all’interno di un enclave senza vie di
uscita ne’ di entrata.

Nel mio vagabondaggio a Gerusalemme ho conosciuto un compositore e
maestro di orchestra, israeliano ateo (o agnostico che dir si voglia)
con tre figli a fare il servizio militare di cui uno ha scelto di
fare carriera in accademia. Quella persona distinta e cordiale, che
si dichiara in cerca del proprio dio, si appella alla Torah ed al
Corano per sostenere che i musulamni, secondo quanto scritto nel
libro sacro dell’islam, considerano i non musulmani esseri inferiori
che meritano di morire? In modo simile alcuni arabi mi spiegano come
i testi sacri dell’ebraismo incitino alla violenza ed alla
distruzione dei non ebrei. Interpretazioni personali delle sacre
scritture o descrizione letterale delle stesse?

La tensione e’ molto alta e prorpio ieri si sono aggiunti altri morti
(dal nord della galilea alle colonie in west bank) a mettere a
rischio il cessate il fuoco. Israeliani e Palestinesi sono stanchi.
Ma non sempre la stanchezza conduce ad una mediazione. Alle volte e’
facile passare ancora una volta lla violenza. E intanto il resto del
Mondo si stupisce ascoltando le storie di pacifisti internazionali
che invece di andare in vacanza volano nella regione piu’ calda del
globo, o di Palestinesi che hanno perso tutto, tranne la dignita’, o
di Israeliani che per rifiutare al servizio militare rischiano una
dura galera.

Tra qualche settimana, quando in West Bank rimarranno quattro gatti a
combattere contro la costruzione illegale del muro della vergogna e
la striscia di Gaza sara’ un inferno, come lo e’ tutt’ora, ma
un’inferno dove saranno stati cacciati tuti gli osservatori
internazionali , quando i media non saranno piu’ interessati a
parlare ogni giorno della stessa cosa, rischieremo nuovamente di
dimenticarci del Medioriente. Spero che questo non succeda, spero che
il nostro lavoro serva ad aiutare tutti i popoli oppressi, dalla
Cecenia, al Tibet, al Kurdistan, all’Irlanda del nord, al Chiapas, a
riconquistare il diritto di vivere sulla propria terra e di cibarsi
dei suoi frutti senza che questa sia avvelenata con l’odio e la
violenza.

Per una Pace di Giustizia

Antonio