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Gli equilibri strategici. I movimenti a confronto dopo il neoliberismo.
Publie le venerdì 23 gennaio 2004 par Open-PublishingNelle stanze del mediacenter, ghiacciate dall’aria condizionata, tutti cercano di estrarre dal flusso debordante di senzazioni,sentimenti, immagini ed idee, un resocnto dotato di senso, delimitato e leggibie.
E’ finita la mattina del 20 ultimo giorno di dibattiti, domani pomeriggio la manifestazione. Le giornate passate cominciano a confondersi, comunque andiamo avanti.
Arundhati Roi nel seminario su donne e guerra, seminario animato sul piazzale dell’inaugurazione da migliaia e migliaia di persone, ha detto che l’India uscira’ dalle prossime elezioni di marzo con un governo "fascista" ed ha parlato del coinvolgimento delle donne, vittme preferite di ogni violenza ed esclusione, a guardarsi dal coinvolgimento che la violenza genera, parlando della partecipazione diretta di donne ad un massacro, all’arma bianca.
L’India protagonista del gruppo dei G20, che fece opposizione alle politiche neolib di America ed Europa nelle trattative fallite di Cancun, è oggi governata da un allenza il cui collante e’ l’estremismo religioso e nazionalista induista e la cui pratica sostanziale è la somma di tutte le pratiche neoliberiste conosciute, applicate ad una nazionae di oltre un miliardo di abitanti.
Un seminario si è posto il problema del futuro del G20, mentre l’assemblea contro la guerra analizzava i caratteri della guerra infinita, la composizione e le prospettive del movimento contro la guerra. Le analisi strategiche e la ricerca di di condizioni per vincere creano un filo conduttore tra i dibattiti.
Un attivista sud africano, del movimento contro la guerra, parla di militarizzazione del commercio mondiale, dei rapporti economici, ci interroga sul ruolo dell’Europa, dell’aera monetaria del’euro, delle scelta del trattato costituzionale, in corso di elaborazione, di porre al centro lo sviluppo di un esercito europeo proiettato sullo scenario mondiale. Come altri pone al centro dell’analisi il doppio deficit americano (federale e commerciale); la ridefinizione dei rapporti di forza, il riallineamento delle aree strategiche del mondo in particolare quella che comprende Penisola Arabica ed India. Proliferazione di guerre ed escalation delle spese militari globali.
Un attivista della Repubblica Democratica del Congo (contadino militante del movimento contro il debito) ricorda i tre milioni e mezzo di morti della guerra nel Congo, per il coltan. La guerra continua dopo un esproprio 5 miliardi di dollari, in un paese dove solo il due per cento dela polazione ha un lavoro che non sia l’agricoltura o il mestiere del disoccupato o del militare, mentre un insegnante quadagna 5 dollari al mese.
Nel dibattito sui destini del G20 Walden Bello "massacra" un diplomatico brasiliano secondo il quale il G20 si è occupato e si occuperà sempre e solo di agricoltura,con l’obbiettivo la liberalizzazione del mercato mondiale agricolo. Questo permetterebbe ai paesi del sud del mondo di esportare i propri prodotti nei paesi del nord del mondo. Il diplomatico cerchera, di articolare la sua posizione, ma non farà assolutamente chiarezza.
La richiesta esplicita di Walden B. è quella di allargare il campo d’azione dei G20,di essere un elemento strategico dello scontro contro le politche neolib. Come Walden B. un’attivista Sud-Africana mette al centro il ’displacement’, lo sradicamento di intere popolazioni di agricolori, in tutto il sud del mondo provocato dall’immisione sul mercato dei prodotti agricoli dei paesi del nord, che praticano il dumping nella forma di ingenti sussidi agli agricoltori, opponendosi contemporaneamente ad ogni protezione delle agricolture locali da parte dei paesi del sud. L’agricoltura in senso stretto viene collegata all’insieme dei servizi tecnologici, finanziari e commerciali che iscrivono le agricolture nazionali nel ciclo agroindustriale mondiale.
La dimensione economica e quella militare assieme rimandano al discorso sugli equilibri strategici unipolari o multipolari.
Un vice ministro indiano, intervenuto subito dopo, propone uno schema di alleanze a geometria variabile, sottolineando gli interessi dell’India per il tessile, il software etc.. Dalle poche battute del dibattito il destino del G20 appare assai problematico, se in agricoltura il protagonismo dei grandi esportatori non fornisce nessuna garanzia ai contadini, la competizione commerciale in sè stessa vede protagonisti le grandi organizzazioni economiche.
L’intervento di una giornalista di Hindu, giornale co-organizzatore del seminario, rilancia l’obiettivo della difesa delle realtà contadine locali, il dovere di proteggere l’economia interna dalla logica di penetrazione delle multinazionali. Individua poi la contraddizione tra i pronunciamenti del governo indiano all’esterno rispetto alle pratiche interne.
Cosa sono gli equilibri multipolari?
Se ne discute al seminario organizzato da Punto Rosso con Wallerstein, Samir Amin, Giulietto Chiesa, Agnoletto, Francois Houtart. Wallerstein pone, schematicamente la debolezza degli USA da ogni punto di vista, offre una descrizione di un imperialismo americano che si è dato l’obbiettivo di intimidire l’Europa, il sud del mondo le potenze emergenti come la Cina, ma non ha ad esempio le risorse per una nuova guerra, come ad esempio l’invasione della Siria. Non ha le risorse economiche a fronte dei deficit crescenti e la struttura militare adeguata.
Houtart sottolinea la necessità di realizzare una regionalizzazione dei movimenti opposta ala pratica americana che ripropone il modello della destrutturazione dei grandi agregati regionali come già acadde per l’URSS, si ripropone per l’Europa e può riproporsi per Cina e Brasile. Il modello senbra essere quello latino americano con un intreccio di movimenti sociali e popolari, di governi più o meno antiliberisti ed alleanze economiche contrapposte a quelle americane.
Samir Amin in una analisi complessa pone la discriminante della disfatta del progetto dell’American Century come precondizione per lo sviluppo di un reale multilateralismo e di una dialettica tra movimenti ed assetti istituzionali ovvero rapporti di forza internazionali. Non è iscritto nell’attuale globalizzzazione che lo sbocco sia quello unipolare, con subordinati più o meno presenti quali Europa e Giappone piuttosto che multipolare con differenti configurazioni possibili. Tutto si deve ancora giocare.
Sono in trasformazione i caratteri e le visioni delle "ruling class" delle classi dirigenti, delle diverse aree-continentali e sub-continentai di fronte alla crisi della vulgata neoliberista ed al progetto americano. Del progetto americano si dice che nella sostanza esso appartiene alla gran parte della classe dirigente, poichè essa non ha altra via, per difendere, l’american way of life, quel modello di uso delle risorse globali.
Giulietto Chiesa parla della competizione USA-Cina nel consumo della natura mentre Vittorio Agnoletto, pone esplicitamente la questione del ruolo dell’ONU, nel contesto della capacità dei movimenti di mutare rapporti di forza a tutti i livelli, come strumento per rendere possibile la formalizzazione di scelte strategiche e locali alternative, vedi i prossimi passaggi in Irak.
Il confronto è aperto necessariamente su: quale rapporto guerra-neoliberismo. In sintesi, si troveranno ad affrontare i movimenti sociali, è una riflessione emergente in tutti i dibatti. Il quadro strategico è stato modificato dai movimenti sociali degli ultimi anni, dalle coalizioni globali che stanno trasformando i movimenti di massa del secolo scorso.
I soggetti della critica pratica al neo-liberismo vogliono vincere, vogliono creare oggi pezzi di alternative vogliono interdire le logiche dell’apartheid, del genocidio globale di cui ci parla Vandana Shiva.
E’ parte del dibattito che si impone prepotentemente ai movimenti, ai fori sociali e spinge ad una trasformazione degi strumenti e delle regole democratiche in loro/nostro possesso.
Parleremo di questo dibattito che si è aperto nel consiglio mondiale, che ha attraversato il forum e di cui ha discusso la delegazione italiana a Mumbay.