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Gli inganni di Bush sulle armi in Iraq

Publie le martedì 10 giugno 2003 par Open-Publishing

PAUL KRUGMAN

IL MISTERO delle armi di distruzione di massa non trovate in Iraq è
ora molto meno misterioso. Rivelazioni recenti, apparse su importanti
quotidiani inglesi e sui principali settimanali politici americani,
basate su indiscrezioni di adirati funzionari dell’intelligence,
confermano quanto altre fonti hanno rivelato al mio collega Nicholas
Kristof. L’amministrazione Bush avrebbe "grossolanamente manipolato"
i
dati forniti dall’intelligence sulle armi di distruzione di massa.
Chiunque parli di un "fallimento dell’intelligence" è fuori strada.
Il problema non sta nei professionisti dei servizi d’intelligence, ma
nell’amministrazione Bush e in quella Blair. Volevano una guerra e
hanno dunque sollecitato rapporti che corroborassero le loro
posizioni, scartando gli elementi che le contrastavano. I media
giornalistici, in Gran Bretagna, non si sono tirati indietro nel
trarre le ovvie conclusioni e non si sentono offesi soltanto gli
oppositori alla guerra. Il Times di Londra è stato dichiaratamente a
favore della guerra, ma ha pubblicato, intitolandole "Un altro
.giorno
di menzogne", le sue considerazioni, tracciando dei parallelismi tra
la campagna a favore della guerra e altre affermazioni dubbie del
governo: "Si ritiene che il governo abbia fabbricato la minaccia
derivante dalle armi di Saddam così come fabbrica argomenti per ogni
altra questione". Negli Stati Uniti, tuttavia, pochi hanno utilizzato
questo argomento, anche se "fabbricare" è un termine troppo gentile
per ciò che fa l’amministrazione Bush di continuo. LA TESI che
l’opinione pubblica sia stata manipolata affinché sostenesse la in
Iraq acquista attendibilità dal fatto che questo modo distorto di
presentare le questioni e l’inganno sono procedura standard di questa
amministrazione, la quale - in misura mai vista in precedenza nella
storia degli Stati Uniti - distorce sistematicamente e sfacciatamente
i fatti. Sto esagerando? George Bush ha lasciato di stucco i
giornalisti dichiarando che avevamo "trovato le armi di distruzione
di
massa". Al contempo, il Comitato Nazionale Repubblicano ha
dichiarato
che gli ultimi provvedimenti per la riduzione delle tasse beneficiano
"chiunque paghi le tasse". Complessivamente, sono 50 milioni negli
Stati Uniti le famiglie - e tra queste la maggioranza include persone
di più di 65 anni - che non ricevono niente; altri venti milioni
riceveranno meno di 100 dollari a testa. E la grande maggioranza di
quelli esclusi paga le tasse. Questo sfacciato e fuorviante modo di
presentare benefici fiscali a favore delle élite, che poco o niente
offrono alla maggioranza degli americani, è soltanto l’ultimo
episodio
di una lunga seriu di clamorose dichiarazioni ingannevoli. Fuorviare
i cittadini è stata una strategia non episodica del gabinetto Bush, e
tocca materie che vanno dalla politica fiscale alla riforma della
previdenza sociale, all’energia, all’ambiente. Dunque, perché
dovremmo concedere a quest’amministrazione il beneficio del dubbio
sulla politica estera? Il tempo perché l’amministrazione in carica
risponda delle proprie azioni e misure è scaduto abbondantemente.
Ogni
qualvolta l’amministrazione salta fuori con un’altra grande falsità,
i
suoi sostenitori - che includono un vasto segmento dei media -
insistono a sostenere che ciò che è nero è bianco e che su è giù. I
media "liberal", nel frattempo, si limitano a riferire che taluni
sostengono che nero è bianco e che su è giù. E alcuni uomini
politici
democratici forniscono all’amministrazione una preziosa copertura
giustificando e minimizzando l’entità dell’inganno. Ma ci troviamo
veramente nei guai, se questo mancato rendere conto delle proprie
azioni si estende alle questioni della guerra e della pace. I
britannici sembrano esserne consapevoli: Max Hastings - esperto
corrispondente di guerra che ha sostenuto la partecipazione
britannica
a questa campagna scrive che "il primo ministro ha impegnato le
truppe britanniche e sacrificato la vita di cittadini britannici
sulla
base di falsità, e ciò offende". L’argomento che Saddam fosse un
tiranno e un assassino non fornisce una risposta soddisfacente.
Potrei ribattere che molti dei neoconservatori che formano il governo
che ha promosso questa guerra, sono stati indifferenti, quando non
peggio, agli assassinii di massa da parte degli squadroni della morte
nell’America Centrale negli anni ottanta. Ma ciò che qui importa è
che non si tratta di Saddam: si tratta di noi. All’opinione pubblica
è stato detto che Saddam rappresentava una minaccia immediata. Se
questo argomento era artificioso, allora il modo in cui questa guerra
è stata fatta passare è forse il peggiore scandalo nella storia
politica degli Stati Uniti - peggio del Watergate, peggio di quello
degli Iran-contras. Difatti, l’idea che possiamo essere stati
persuasi a iniziare una guerra con l’inganno crea un tale imbarazzo
tra molti commentatori che essi rifiutano di ammettere questa
possibilità. Ma ecco l’idea che dovrebbe veramente turbare questi
commentatori. Supponiamo che questa amministrazione ci abbia persuaso
della necessità di questa guerra ricorrendo alla mistificazione. E
supponiamo che non sia chiamata a rendere conto di ciò, al fine di
permettere l’anno prossimo a Bush di battersi in quelle che Hastings
chiama "elezioni color cachi". Se questo sarà il caso, il nostro
sistema politico sarà divenuto totalmente, e forse irrevocabilmente,
corrotto.

(traduzione di Guiomar Parada)
copyright The New York Times, 2003

Articolo pubblicato su Repubblica del 6 giugno 2003