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Grande marcia contro il CAFTA

Publie le mercoledì 24 settembre 2003 par Open-Publishing

Più di 15 mila persone hanno attraversato Managua per manifestare il proprio rifiuto al Trattato di libero commercio tra Stati Uniti e Centroamerica (CAFTA).

La manifestazione, una delle più riuscite degli ultimi anni in Nicaragua, ha visto la partecipazione di ampi settori della popolazione.

Tra essi le organizzazioni che formano l’Iniziativa CID (Federazione Nicaraguense delle Cooperative Agricole, Centro Humboldt e Central Sandinista de los Trabajadores-JBE),
il Movimiento Social Nicaraguense che riunisce decine di gruppi della società civile, gli studenti universitari, la Asociaciòn de Trabajadores del Campo (ATC), il Frente Nacional de los Trabajadores (FNT), le Comunità Cristiane di Base, il CIPRES, vari movimenti delle donne, il Frente Sandinista ed altre espressioni della società civile. Abbastanza forte la presenza di gruppi che arrivavano dalle diverse regioni del paese e di rappresentanze degli altri Paesi centroamericani.

Tutte queste anime hanno marciato insieme ritrovando un’unità, almeno in questo momento, che nei giorni scorsi era stata messa in discussione per il messaggio da dare alla nazione con questa iniziativa.
Da una parte l’Iniziativa CID, il FSLN, la maggior parte dei sindacati di tendenza sandinista, le università, il CIPRES che chiedono una moratoria del processo di negoziazione del CAFTA per poter permettere a produttori e alla società civile di avere realmente voce in capitolo in queste negoziazioni. Questo spezzone del corteo, ha continuato fino all’Asamblea Nacional dove ha presentato una proposta di legge per sancire la moratoria.

Dall’altra parte il Movimiento Social Nicaraguense "Otro mundo es posible" e i tanti gruppi che lo compongono che rifiuta il CAFTA in toto e che quindi non si riconosce nella proposta di moratoria. Quest’ultimo spezzone di corteo é rimasto davanti alle istallazioni dell’Hotel Intercontinental dove si svolgono le negoziazioni.
Ci sono stati anche momenti di tensione quando il grosso degli studenti universitari si é avvicinato pericolosamente alla barriera della polizia che proteggeva l’entrata dell’Hotel Intercontinental.

A questo punto si é verificata una vera e propria grandinata di "morteros caseros" (tubi di ferro da cui si lanciano i "botti" che si usano anche durante le feste) indirizzata verso il locale dei negoziati, cosa che é durata per circa 20 minuti e che ha fatto immediatamente scappare le delegazioni che erano uscite sulla terrazza per "vedere" la marcia. Si dice che le delegazioni abbiano vissuto momenti di panico.

Bersagliati anche i negozi di Mc Donald’s e il Centro Commerciale "Plaza Inter".
La polizia non ha però reagito e non sono stati riportati danni né a persone, né alle istallazioni.

Questa marcia ha sicuramente dato un importante segnale al Paese e al governo, ma lo stesso Presidente Bolaños ha già dichiarato che una legge di moratoria sul CAFTA non é nemmeno immaginabile "perché priverebbe il Nicaragua di una grande occasione dato che il 2004 sarà anno elettorale negli Stati Uniti e quindi i giochi devono concludersi entro dicembre 2003". Il Presidente ha inoltre detto che non si deve aver paura degli altissimi sussidi di cui godono gli agricoltori nordamericani perché i prodotti più sensibili per il Nicaragua verranno sgravati di dazi tra 15 anni e che per quell’epoca il Nicaragua sarà già in grado di competere e che il governo nordamericano sospenderà i sussidi...beata fantasia!

Dello stesso parere é l’impresa privata e i vari settori del commercio ed é probabile che, una volta firmato il Trattato, la destra nicaraguense si ricompatterà (nonostante le grosse divisioni tra liberali arnoldisti e quelli bolañisti), per ratificarlo, compito che spetta al Parlamento.

Intanto la 7° sessione dei negoziati sul CAFTA continua spedita e si sono raggiunti alcuni accordi circa il tema agricolo fissando i vari termini di tempo secondo i quali i differenti prodotti potranno entrare nei Paesi con zero dazi doganali.

Inoltre in campo tessile si sono definiti alcuni criteri sulle "regole di origine" e cioé da quali paesi si potrà comprare la tela grezza per lavorarla.

Ancora nulla o quasi si é discusso sulle tematiche legate all’ambiente, al lavoro e le garanzie per difendere la manodopera locale e sui brevetti.

Intanto le tensioni sociali aumentano e da ieri gli studenti universitari di Estelì hanno occupato la cattedrale chiedendo il dialogo, fino a ora rifiutato, con la Diocesi della città.

Gli studenti hanno occupato anche l’Università Cattolica Agropecuaria del Tropico Seco (Ucatse) da più di 40 giorni, ma da parte dell’arcivescovo Abelardo Mata, uno dei più reazionari, non c’é stata alcuna risposta.

La Università Agropecuaria é nata durante il periodo sandinista come centro educativo statale ed ha visto la formazione di centinaia di tecnici agronomi, importantissimi per una zona come quella di Estelì. Durante il periodo di presidenza di Alemàn é stata privatizzata e data in gestione alla Diocesi di Estelì che, oltre a cambiarne il nome, ha snaturato il suo compito.

Ora la protesta ha raggiunto livelli molto alti con l’occupazione della cattedrale dentro la quale parecchie decine di studenti si sono barricati. Per ora la polizia non é intervenuta e si aspetta che scenda in campo la Diocesi per inziare il dialogo richiesto dagli studenti.