Home > I retroscena dell’assassinio del comandante Massud...
I retroscena dell’assassinio del comandante Massud...
Publie le domenica 12 ottobre 2003 par Open-PublishingI retroscena dell’assassinio del comandante Massud e della guerra
all’Afghanistan
Il 9 settembre 2001, due giorni prima dell’attentato alle Twin
Towers, Massud, eroe della guerra ai sovietici prima e ai talebani,
muore, vittima di un attentato suicida.
"Come mossa successiva gli uomini di stato inventeranno delle volgari
menzogne, scaricando la colpa sulla nazione che viene attaccata, e
ogni uomo sarà lieto di salvarsi la coscienza con quelle falsità, e
le studierà diligentemente, e si rifiuterà di prendere in
considerazione qualsiasi smentita; così, a poco a poco, si convincerà
del fatto che la guerra è giusta, e ringrazierà Dio per i sonni
migliori che dormirà dopo questa operazione di grottesco autoinganno".
Mark Twain
Quando si decide di adottare la strategia problema-reazione-
soluzione, si prepara sempre in anticipo la "soluzione" in modo che
sia pronta per essere attuata, una volta che il problema avrà
afflitto la popolazione. Nel caso dell’11 settembre, possiamo star
certi che esistono prove del fatto che la guerra all’Afghanistan era
stata pianificata molto tempo prima che quei quattro aerei fossero
dirottati. Il 18 settembre, prima che il piano d’attacco contro
l’Afghanistan fosse reso pubblico, l’ex Ministro degli Esteri
pakistano Niaz Naik riferì a George Arney, della BBC, di essere stato
informato da alcuni ufficiali americani durante un incontro tenutosi
in Germania due mesi prima, a metà luglio, che era stato approntato
un piano di invasione dell’Afghanistan e di rimozione del regime
talebano da attuarsi prima dell’arrivo della neve, circa a metà
ottobre. Ecco cosa riferì Arney:
<<Mr Naik disse che degli ufficiali statunitensi gli avevano riferito
del piano elaborato da un gruppo di contatto internazionale
sull'Afghanistan sponsorizzato dall'ONU, che si era riunito a
Berlino. Mr Naik riferì alla BBC che alla riunione i rappresentanti
americani gli avevano rivelato che se bin Laden non fosse stato
consegnato velocemente, l'America avrebbe intrapreso delle azioni
militari per uccidere o catturare sia bin Laden che il capo dei
Talebani, il Mullah Omar>>.
<<Il vero obiettivo, secondo Mr Naik, sarebbe stato quello di
rovesciare il regime talebano e instaurare al suo posto un governo di
transizione di Afgani moderati - magari sotto la guida dell'ex re
afgano Zahir Shah. Mr Naikfu informato delfatto che Washington
avrebbe coordinato le sue operazioni dalle basi del Tajikistan, dove
i consiglieri americani erano già alloro posto>>.[1]
Naik aggiunse che anche l’Uzbekistan avrebbe preso parte
all’operazione. Il Guardian seguì questa vicenda, confermandone la
veridicità e aggiungendo ulteriori dettagli il 22 settembre.
L’incontro di quattro giorni che si tenne a Berlino aveva visto la
partecipazione di esponenti della classe dirigente degli Stati Uniti,
della Russia, del Pakistan e dell’Iran e fu la terza di un ciclo di
conferenze ribattezzato "confronto d’idee sull’Afghanistan".[2] Tra i
partecipanti, oltre a Naik c’erano Tom Simons, ex ambasciatore
statunitense in Pakistan; Lee Coldren, che gestì gli affari del
Pakistan, dell’Afghanistan e del Bangladesh presso il Dipartimento di
Stato fino al 1997; Karl Inderfurth, ex assistente al Segretario di
Stato per gli affari dell’Asia meridionale; Abdullah Abdullah,
Ministro degli Esteri dell’Alleanza del Nord, l’opposizione ai
Talebani in Afghanistan; Nikolai Kozyrev, ex inviato speciale russo
in Afghanistan; e Saeed Rajai Khorassani, ex ambasciatore iraniano
alle Nazioni Unite. Lo spagnolo Francesc Vendrell, vice capo della
delegazione dell’ONU per l’Afghanistan, convocò quell’incontro, a cui
i Talebani si rifiutarono di partecipare.
Niaz Naik disse di aver saputo da un ufficiale americano che
l’attacco all’Afghanistan era imminente. "Questa volta erano sicuri",
disse. "Disponevano di tutti i servizi segreti e questa volta non
l’avrebbero mancato. Sarebbe stato un attacco aereo, magari con
elicotteri con armamenti pesanti, sferrato anche da molto vicino ai
confini con l’Afghanistan".[3] Lee Coldren, capo del settore
Pakistan, Afghanistan e Bangladesh presso il Dipartimento di Stato
fino al 1997, ammise: "Si discusse del fatto che gli Stati Uniti
erano talmente disgustati dei Talebani da prendere in considerazione
un qualche tipo di azione militare"[4]. Si trattava di un "disgusto"
piuttosto improvviso, come vedremo, e "prendere in considerazione"
l’azione militare non era proprio l’espressione giusta. L’azione
militare era già una certezza molto tempo prima che gli aerei
venissero dirottati. Il Guardian riportò "fonti diplomatiche di alto
livello" secondo cui queste minacce di un attacco furono comunicate
ai talebani dal governo pakistano con l’avvertimento che l’unico modo
per evitare la guerra era consegnare bin Laden. Naik sostiene che ai
Talebani fu proposto un accordo nel luglio 2001 che prevedeva la loro
partecipazione in un governo di unità nazionale (cioè favorevole agli
interessi petroliferi degli USA). Se lo avessero accettato, continuò
Naik, avrebbero ricevuto immediatamente degli aiuti internazionali.
Jean-Charles Brisard,. autore di un rapporto per i servizi segreti
francesi sull’organizzazIOne di bim Laden, espresse quell’offerta in
termini più cridi: <<Ad un certo punto durante le negozi azioni, i
rappresentanti statunitensi dissero ai Talebani: "O accettate la
nostra offerta di un tappeto d'oro, o vi seppelliremo sotto un
tappeto di bombe">>[5]. Ciò che seguì ai fatti dell’11 settembre fu
la vera e propria invasione dell’Afghanistan di cui Naik dice di
essere stato informato a metà luglio. La NBC riferì anche che due
giorni prima dell’11 settembre, al presidente Bush fu consegnato
un "dettagliato piano di guerra" per smantellare la rete di al-Qaeda
facente capo a bin Laden. La NBC riferì che a Bush era stata
consegnata dai responsabili della sicurezza nazionale una direttiva
da firmare che riguardava un piano che era "molto simile" a quello
che gli Stati Uniti attuarono poi dopo gli attacchi. La direttiva era
già sulla scrivania di Bush il 9 settembre, ma, stando a quel
rapporto, egli non ebbe la possibilità di firmarla prima degli
attacchi.
Per dirla con le loro parole
L’idea che la "guerra al terrorismo" c’entri qualcosa con il
terrorismo o che l’invasione dell’Afghanistan sia stata una reazione
ai fatti dell’11 settembre è semplicemente farsesca. Ciò, rientra,
infatti in una strategia programmata molto tempo addietro, che è
stata esposta dallo stratega Zbigniew Brzezinski nel suo libro del
1997 dal titolo The Grand Chessboard.[6] Egli scrisse che l’America
era "troppo democratica in patria per essere autocratica all’estero".
Ciò limitava l’uso del potere statunitense, specialmente la
sua "capacità d’intimidazione militare". "Mai prima", aggiunse, "una
democrazia populista aveva raggiunto una supremazia internazionale,
ma la ricerca del potere non era un obiettivo che suscitava passioni
popolari... se non in condizioni d’improvvisa minaccia o sfida al
senso comune di benessere nazionale" (cioè, l’11 settembre).
Brzezinski ritiene che l’Eurasia sia stata il centro del potere
mondiale per circa 500 anni. Questa regione copre una vasta aerea che
va dai confini della Germania e della Polonia fino alla Cina,
all’India e al Medio Oriente. Brzezinski scrive che il potere che
domina l’Eurasia avrebbe controllato due delle tre regioni più
avanzate ed economicamente produttive e che questo avrebbe
automaticamente portato alla subordinazione dell’Africa. Egli
sottolinea il fatto che circa il 75 per cento della popolazione
mondiale vive in Eurasia e che la maggior parte delle "ricchezze
fisiche" sono concentrate in quella stessa regione. Egli aggiunge che
la strategia per il controllo di questa regione avrebbe portato a un
nuovo ordine del mondo in cui gli stati nazionali sarebbero stati
controllati unicamente da interessi economici, come imposto dalle
banche, dalle multinazionali e dalle élite dominanti chesi sarebbero
rivelate interessate unicamente al mantenimento del loro potere. La
strategia di Brzezinski (degli Illuminati) è chiara:
<<...per dirla con una terminologia che ci riporta all’epoca brutale
degli antichi imperi, i tre grandi imperativi della geostrategia
imperiale sono impedire la collusione e mantenere la dipendenza tra i
vassalli, rendere docili e proteggere gli stati tributari, e impedire
ai barbari di unirsi>>.[7]
Omicidio su commissione
Il nuovo "governo di transizione" dell’Afghanistan, dopo che i
Talebani erano stati sconfitti, confermò lo scenario che Niaz Naik
rivelò essergli stato delineato da alcuni ufficiali americani a metà
luglio. Il regime provvisorio post-talebano venne guidato da Hamid
Karzai, un ex consigliere della Unocal. Da allora egli è diventato
capo del nuovo governo afgano. Karzai è il rappresentante del re in
esilio Mohammed Zahir Shah, l’uomo il cui nome venne fatto a Naik
mesi prima dagli ufficiali americani come possibile capo del paese
dopo la cacciata dei Talebani. Zahir Shah regnò dal 1933 al 1973 e
poi si trasferì in esilio a Roma. Ritornò in Afghanistan nell’aprile
2002 per la prima volta dopo 29 anni e ora vive nel Palazzo
presidenziale. La presidenza provvisoria di Karzai per conto del re
fu resa possibile dall’assassinio di Ahmad Shah Massood (o Massoud)
che, verso la fine del 1999, fondò il Fronte Unito, poi diventato
famoso con il nome di Alleanza del Nord. Massood guidò le truppe dei
Mujahadin alla riconquista di Kabul che, nel 1992, venne strappata al
governo filosovietico. Egli fu poi assassinato da un attentatore
suicida di "al-Qaeda" il 9 settembre, appena due giorni prima degli
attacchi in America e, guarda caso, se non fosse morto, sarebbe stato
lui, e non Karzai, l’uomo più papabile per la guida del paese dopo il
regime talebano. L’Alleanza del Nord addossò la responsabilità della
sua morte sui servizi segreti pakistani (ISI), che rappresentano
praticamente il ramo pakistano della CIA Abdul Haq, un altro capo
dell’Alleanza del Nord, aveva parlato con gli ufficiali americani nei
mesi precedenti all’11 settembre, ma evidentemente non era stato da
loro considerato affidabile per la cura dei loro interessi. I
Talebani uccisero Haq nell’ottobre 2001, quando questi tornò in
Afghanistan dal Pakistan con almeno un americano nel suo partito. La
morte di Haq venne presentata come un "colpo devastante" agli sforzi
americani di creare un regime post-talebano ed egli venne presentato
dal governo americano come "uno di noi". In realtà era tutto fuorché
quello. Dopo la sua morte, emerse che si era opposto all’invasione
statunitense in Afghanistan. Il Washington Post riportò che Haq
aveva, anzi, "avuto uno scontro con la CIA" e che la CIA e le forze
armate statunitensi avevano avuto dei dubbi su Haq come capo
dell’opposizione afgana.[8] Alla CIA, diceva l’articolo del Post, non
piaceva l’indipendenza di Haq e trovava che "non sempre rispettasse
le linee ufficiali". La vera ragione per cui Abdul Haq fu lasciato
nelle mani dei Talebani prima che avesse inizio l’invasione
statunitense, fu chiara quando il Guardian pubblicò l’ultima
intervista da lui rilasciata prima delle morte ad Anatol Lieven,
della Fondazione Carnegie per la pace internazionale (Illuminati).
Haq disse:
<
avanti per molto tempo e molti civili saranno uccisi. La cosa
migliore che gli USA possono fare è lavorare per una soluzione
politica unitaria che coinvolga tutti i gruppi afgani... abbiamo
cercato di fomentare una rivolta all'interno dei Talebani ma gli USA
non ci hanno appoggiato. Sembrano essere determinati ad attaccare,
anche se qualcuno salta fuori con la proposta migliore del mondo per
evitarlo>>.
La rete degli Illuminati che controlla il governo britannico e quello
americano aveva un piano per invadere l’Afghanistan, punto e basta.
Niente poteva fermarla, qualunque cosa potesse essere suggerita e
l’11 settembre era proprio la scusa di cui avevano bisogno. La
minaccia rappresentata da Abdul Haq rispetto a questo piano emerge
bene dall’intervista:
<<...gli USA stanno cercando di mostrare i muscoli, di strappare una
vittoria e spaventare tutti gli altri nel mondo. Non gliene importa
niente delle sofferenze degli Afgani o di quante persone perderemo. E
a noi questo non piace. Perché gli Afgani ora sono costretti a
soffrire per colpa di questi fanatici arabi, ma tutti sanno chi ha
portato questi arabi in Afghanistan negli anni Ottanta, li ha armati
e gli ha fornito una base. Sono stati gli Americani e la CIA. E gli
Americani che hanno fatto queste cose hanno avuto in cambio delle
medaglie e delle buone carriere, mentre per tutti questi anni gli
Afgani hanno sofferto per colpa di questi Arabi e dei loro alleati.
Ora, poiché l’America è stata attaccata, invece di punire gli
Americani responsabili, essa punisce gli Afgani>>.[9]
Qualcuno ha ancora dei dubbi sul perché Haq è stato ucciso e su chi
c’è dietro a questo assassinio? Il Times dell’India ha scritto che la
spedizione che a Haq costò la vita fu finanziata da "dei fratelli
americani benestanti che avevano legami con i servizi segreti
statunitensi", ma che "la CIA e altre agenzie occidentali si
rifiutarono di fornire a Haq le armi e il supporto aereo che aveva
richiesto".[10] Robert McFarlane, l’ex Consigliere nazionale sulla
sicurezza dell’amministrazione Reagan-Bush, che fu messo in stato
d’accusa per il suo ruolo nell’ambito dell’Iran-Contra, aveva
partecipato a degli incontri con Haq. McFarlane accusò la CIA di aver
avuto un ruolo nella morte di Haq. Disse che la CIA aveva "tradito"
Haq, non concedendo il proprio sostegno alla sua operazione in
Afghanistan, e abbandonandolo nelle mani dei Talebani che lo uccisero.
[11] Quando Hamid Karzai fu minacciato dai Talebani, gli Americani
mandarono un elicottero a soccorrerlo.
L’inganno
Mettendo insieme i vari pezzi, è chiaro come il sole che l’intera
operazione afgana era stata organizzata molto tempo prima degli
attacchi agli Stati Uniti. Richard Armitage, vicesegretario di Stato
statunitense, nonché agente della triade Illuminati-Bush-CIA
coinvolto in scandali politici e di narcotraffico come l’Iran-Contra,
visitò l’India nel maggio 2001. Nello stesso mese George Tenet, il
capo della CIA, si recò in Pakistan per partecipare a un "incontro
insolitamente lungo" con il presidente Musharraf e incontrò anche il
tenente generale Mahmud Ahmad, capo dei servizi segreti militari
pakistani, gli ISI.[12] Quindi, a metà luglio, degli ufficiali
americani dissero di aver programmato un attacco contro l’Afghanistan
per metà ottobre e questo è esattamente ciò che successe. Essi
dissero di voler instaurare un regime che soppiantasse i Talebani e
che coinvolgesse il re in esilio, Zahir Shah. Il 9 settembre il capo
dell’Alleanza del Nord, Ahmad Shah Massood, fu assassinato
nell’ambito di un complotto di cui furono ritenuti responsabili i
servizi segreti pakistani, che altro non sono che una facciata della
CIA. La dichiarazione rilasciata dall’Alleanza del nord diceva che:
<<... un asse tra gli ISI pakistani, Osama e i Talebani [era
responsabile] dell’organizzazione di quell’omicidio eseguito da due
attentatori suicidi arabi... Crediamo, cioè, che esista un triangolo
tra Osama bin Laden, gli ISI, che sono il ramo dei servizi segreti
dell’esercito pakistano, e i Talebani>>.[13] In ottobre Abdul Haq, un
altro dei leader antitalebani, fu ucciso, "tradito" dalla CIA,
secondo quanto riferito da Robert McFarlane, il Consigliere nazionale
sulla sicurezza di Reagan. Questi fatti aprirono la strada verso il
governo del paese al rappresentante del re, Hamid Karzai, l’ex
consulente della Unocal, dopo che i fatti dell’11 settembre erano
stati usati per giustificare la rimozione dei Talebani.
Il legame con il Pakistan
Mahmud Ahmad, capo dei servizi segreti pakistani, o ISI, era arrivato
a Washington il 4 settembre per parlare con il capo della CIA George
Tenet e con altri funzionari del governo, del Pentagono e dei servizi
segreti, e vi rimase fino all’11 settembre. In seguito agli attacchi,
il 12 e il 13 settembre incontrò Richard Arrnitage e il senatore
Joseph Biden, presidente della potente Commissione sulle relazione
estere del Senato che è controllata dal Consiglio sulle relazione
estere di Rockefeller. Armitage ebbe un ruolo di primo piano
nell’organizzazione dei finanziamenti che la CIA e il governo
statunitense destinarono a bin Laden e all’organizzazione dei
Mujahadin in Afghanistan, attraverso gli ISI pakistani, e ricevette
dal Pakistan la massima onorificenza civile. Dopo le "discussioni"
tra Arrnitage e il generale Mahmoud, il Pakistan, uno stato militare
che ha alle spalle una lunga tradizione di sostegno al terrorismo
(spesso per conto della CIA), aderì alla "guerra al terrorismo". Lo
stesso Dipartimento di Stato statunitense, in un documento dal
titolo "Forme del terrorismo globale"[14], conferma i legami tra il
terrorismo e il governo militare pakistano del presidente Pervez
Musharraf. Il Segretario di Stato Colin Powell disse, durante una
conferenza stampa del 13 settembre:
<<Gli Stati Uniti sono preoccupati dai rapporti sul continuo sostegno
accordato dal governo pakistano alle operazioni militari in
Afghanistan. Secondo fonti affidabili, il Pakistan sta fornendo ai
Talebani materiale, combustibile, soldi, assistenza tecnica e
consulenti militari. il Pakistan non ha impedito a molti cittadini
pakistani di trasferirsi in Afghanistan per combattere contro i
Talebani. inoltre, islamabad non è riuscita a prendere misure
efficaci per contenere le attività di certe madrase, o scuole
teologiche, che servono come palestre di formazione per i futuri
terroristi>>.[15]
Ciò che non dice, ovviamente, è che le madrase furono finanziate
dalla CIA e dall’Arabia Saudita, e supervisionate da agenti della CIA
come lo sceicco Ormar, che venne in seguito arrestato per l’attentato
del 1993 al World Trade Center, grazie a una bomba fabbricata da un
agente dell’FBI. Mentre Powell pronunciava queste parole, il suo vice
Richard Armitage stava incontrando il capo dei servizi segreti
pakistani al Dipartimento di Stato. Questa operazione per cui a un
fautore del terrorismo venne chiesto di aderire alla "guerra al
terrorismo" fu davvero un’incredibile dimostrazione di equilibrismo
mentale. Ci venne spiegato che gli ufficiali statunitensi cercavano
cooperazione da parte del Pakistan poiché esso era stato il primo
finanziatore dei Talebani. Beh, se le cose stanno così, potevano
cercare anche l’appoggio della CIA. Per chi non è addentro ai piani e
ai metodi degli Illuminati, tutto questo sembrerebbe assurdo, ma dal
punto di vista degli Illuminati non lo è. Essi fanno semplicemente il
loro gioco della manipolazione e del controllo globale, e esso non si
basa certo sulla logica, come potrebbe apparire dall’esterno, ma su
ciò che di volta in volta è necessario per promuovere i loro piani.
Oggi si condanna una persona, un paese o un’organizzazione per
raggiungere un dato scopo, e il giorno dopo si fa il contrario. Il
Pakistan e Osama bin Laden sono solo due esempi. Il capo dei servizi
segreti pakistani Mahmud Ahmad fu inviato dalla CIA e dal governo del
Pakistan (che sono la stessa cosa) a "negoziare" con i talebani per
l’estradizione di Osama bin Laden. La "missione" fallì, ovviamente,
perché quella era l’ultima cosa che gli Illuminati volevano. Se bin
Laden fosse stato consegnato, non avrebbe potuto esserci alcun
bombardamento dell’Afghanistan, né ci sarebbero mai state prove
sufficienti per processarlo pubblicamente. "Va’ a negoziare, Mahmud,
così possiamo dire che abbiamo tentato di evitare il conflitto, ma
per l’amore del Cielo, ricordati di fallire, OK? Sì, signore". Non
appena cominciarono i bombardamenti sull’Afghanistan, il governo
pakistano licenziò Mahmud Ahmad facendolo andare "prematuramente in
pensione" quando il Times indiano rivelò un suo presunto legame con
Mohamed Atta e, in particolare, il passaggio ad Atta di 100.000
dollari. L’Agence France Presse riportò anche che:
<
Atta rientrava nelle prove che l'India aveva ufficialmente inviato
agli USA. "Le prove che abbiamo fornito agli USA sono di più ampio
respiro e profondità di un semplice foglio di carta che dimostra il
legame tra le attività di un generale delinquente a qualche
sciagurato atto di terrorismo>>.[16]
Il Times indiano scrisse che un tizio di nome Ahamad Umar Sheikh
trasferì i soldi ad Atta su ordine del generale Mahmud. Ahmad Umar
Sayedds Sheikh è un cittadino britannico, laureato alla London School
of EconoDÙcs, che fu arrestato a Delhi nel 1994 perché coinvolto in
uno sciagurato rapimento di quattro occidentali, tra cui un cittadino
americano.[17] Il Times disse di aver tratto quelle informazioni da
un rapporto ufficiale dei servizi segreti inviato dal governo indiano
agli Stati Uniti. L’accusa che gli Stati Uniti mossero al presunto
cospiratore Zacarias Moussaoui nel dicembre 2001, si soffermava anche
sul coinvolgimento di Atta con un certo Mustafa Ahmed al- Hawsawi,
o "Mustafa Ahmed", di Jeddah, in Arabia Suadita, che nei mesi
precedenti all’11 settembre si era stabilito a Dubai, negli Emirati
Arabi Uniti. Nel capo d’imputazione si legge che l’11 settembre
Mustafa Ahmed lasciò gli Emirati Arabi Uniti alla volta del..
Pakistan. I nomi del Pakistan e dell’Arabia Saudita continuano a
ricorrere nella nostra storia.
La questione del killer
È evidente che gli USA avevano da lungo tempo programmato di
dichiarare una guerra contro l’Afghanistan entro la metà di ottobre.
Ma qui sorge spontanea una domanda: come diavolo avrebbero fatto a
giustificare tale invasione se 1’11 settembre non ci fossero stati
gli attacchi all’America? Non avrebbero avuto alcuna possibilità di
ottenere il consenso e il sostegno politico per tale invasione,
soprattutto nei pochi mesi che intercorsero tra l’incontro di Niaz
Naik con gli ufficiali americani di metà luglio e il momento in cui
fu avviata la guerra, il 7 ottobre. Come avrebbero fatto a essere
così sicuri di farcela se non avessero saputo che al momento giusto
sarebbe saltata fuori la giustificazione dei loro atti? Invece
d’indagare su queste questioni, il Guardian sfruttò la notizia che
gli USA stavano programmando d’invadere l’Afghanistan molto tempo
prima dell’11 settembre per appoggiare ulteriormente la versione
ufficiale dei fatti. Il giornale suggerì che stando a queste
informazioni, Osama bin Laden, "lungi dallo sferrare improvvisamente
gli attacchi al WorId Trade Center di New York e al Pentagono, stava
sferrando un attacco preventivo in risposta a quelle che aveva
considerato minacce statunitensi".[18] Come ho detto prima, non vi è
nulla di più limitante di un’idea che non si vuole abbandonare. Nel
caso specifico mi riferisco all’idea che la storia dell’11 settembre
sia vera nei presupposti e che il responsabile sia Osama bin Laden.
Finché la gente non si libererà di quella convinzione e non esaminerà
le prove in modo distaccato, continuerà a cercare di far collimare le
evidenti anomalie e contraddizioni con la versione ufficiale dei
fatti. Ho parlato con i giornalisti del Boston Globe e del New York
Post che hanno reagito esattamente allo stesso modo. Uno dei
giornalisti del Globe aveva rilevato da solo le contraddizioni
presenti nella versione fornita dal NORAD a proposito del decollo di
aerei caccia. Tuttavia, egli rifiutava a priori l’ipotesi troppo
sconvolgente che il governo potesse essere coinvolto in quegli
attacchi. Un giornalista del New York Post aveva scritto un articolo
piuttosto lungo sull’11 settembre che si rivelò poi essere un’"opera
di collage". In altre parole, aveva riciclato informazioni tratte da
altri articoli, senza preoccuparsi minimamente delle fonti. Quando
gli feci notare le contraddizioni presenti nella versione fornita dal
governo, egli cercò ripetutamente (senza per altro riuscirci) di
spiegarle sulla base della versione ufficiale.
Un elefante in un salotto
Le forze armate britanniche impiegate negli attacchi contro
l’Afghanistan furono stanziate in Oman e qui ci troviamo di fronte a
un’altra bella "coincidenza". Quelle forze non partirono alla volta
dell’Oman dopo l’11 settembre, ma una settimana prima. Lunedì 3
settembre, il più grande spiegamento militare della Royal Navy e dei
Royal Marines sin dai tempi della Guerra alle Falklands lasciò il
Regno Unito per prendere parte a "esercitazioni" in Oman da lungo
tempo programmate (come gli attacchi dell’11 settembre), note con il
nome di Operazione Spada veloce II capeggiata dalla portaerei
Illustrious. Ciò significava che quando quegli aerei colpirono il
World Trade Center, le forze armate britanniche si stavano
avvicinando proprio al luogo in cui si sarebbero stabilite per
prendere parte ai successivi attacchi contro l’Afghanistan. Se
aggiungete questo elemento a tutto il resto, sentirete suonare sempre
più campanelle d’allarme. Sento dire dalla gente: "Oh, no,
impossibile che quelle esercitazioni fossero programmate da quattro
anni". Ma come ho detto, libro dopo libro, anche le principali
operazioni degli Illuminati basate sulla strategia problema-reazione-
soluzione sono programmate con anni, spesso decenni, d’anticipo, con
una data ben precisa in mente. Il "gruppo operativo" inviato in Oman
era capeggiato dal contrammiraglio James Burnell-Nugent, comandante
della Marina britannica,che disse:
<<È un bel dispiegamento di forze per la Marina - abbiamo inviato
nella regione del Golfo 8.500 unità, tra marinai, aviatori e Royal
Marines. In totale, il gruppo operativo Argonaut consiste in 40
comandi separati, riuniti in un reparto congiunto, integrato ed
autonomo>>.[19]
Ecco esattamente ciò che serve per un attacco contro l’Afghanistan e
per una folle guerra nel Medio/Vicino Oriente. Circa 23.000 soldati
britannici furono coinvolti in queste "esercitazioni", mentre prima
dell’11 settembre 17.000 soldati statunitensi e 23.000 della NATO
presero parte all’Operazione Stella Lucente, cioè a un’altra serie
di "esercitazioni", questa volta in Egitto. Un altro luogo da cui
partirono per bombardare l’Afghanistan fu la base statunitense di
Diego Garcia nell’Oceano Indiano. Questa era stata "ceduta" al
governo americano durante gli anni Sessanta dal primo ministro
britannico Harold Wilson, un membro degli Illuminati nonché del
Gruppo Bilderberg. L’intera popolazione fu costretta dal governo
britannico ad abbandonare L’isola per permettere alle forze armate
statunitensi di entrare. Che brava gente! Stan Goff, un sergente in
pensione dei reparti speciali statunitensi, studiò e insegnò scienza
e teoria militare. Fu istruttore di tattica presso il Centro di
addestramento operazioni nella giungla di Panama ed insegnò scienza
militare presso l’accademia militare statunitense di West Point, a
New York. Subito dopo l’11 settembre, egli scrisse che, sulla base
della sua esperienza di persona che aveva preso parte a otto
conflitti, dal Vietnam a Haiti, la storia che aveva sentito dai media
sull’invasione dell’Afghanistan non era assolutamente credibile.
<
ufficiale, né conformarsi alle decisioni che sta attualmente
prendendo il governo statunitense>>, scrisse Goff. Egli aggiunse
che "è stata intenzionalmente ignorata la presenza di un elefante in
un salotto". Il lO ottobre concluse che:
<<Dato che esistono le prove che probabilmente già cinque anni fa era
stata programmata un'operazione militare finalizzata alla conquista
di almeno una parte dell'Afghanistan, non posso fare a meno di
concludere che le azioni a cui ora stiamo assistendo rientrano in
piani anteriori all'11 settembre. Anzi, di questo sono assolutamente
sicuro. Solo la pianificazione di operazioni di tale portata, che ora
vediamo materializzarsi sotto i nostri occhi, richiederebbe molti
mesi. E noi le vediamo prendere forma nel giro di poche settimane>>.
<<Ciò contraddice il buon senso. Questa amministrazione mente quando
presenta tutto questo come una "reazione" all'11 settembre. Ciò mi
spinge immediatamente a essere scettico riguardo alle prove che
ancora devono essere presentate circa la responsabilità di qualcuno
che si troverebbe in Afghanistan. È decisamente troppo comodo. Il che
mi porta anche a chiedermi - per pura curiosità - cosa accadde
veramente l'11 settembre e che ne fu il vero responsabile>>.[20]
[1] "US Planned Attack on Taleban", BBC News Online, 18 settembre
2001.
[2] Guardian, 22 settembre 2001.
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.
[5] Bin Laden: The Forbidden Truth.
[6] Zbigniew Brzezinski, The Grand Chessboard, American Primacy and
its Geostrategic Imperatives (N.d.T.: La grande scacchiera, il
primato americano e i suoi imperativi geostrategici), Basic Books,
1997.
[7] Ibidem, p. 40.
[8] "How CIA Tried to Save Afghan Guerilla", Washington Post, 29
ottobre 2001.
[9] Guardian, 2 novembre 2001, trascrizione completa sul sito:
http://www.ceip.org/files/Publications/lievendispatch-haq.asp?
from=pubdate
[10] Times oj India, 29 ottobre 2001.
[11] "The Tragedy of Abdul Haq, How the CIA betrayed an Afghan
freedomfighter", di Robert McFarlane, Wall Street Journai, 2 novembre
2001.
[12] Agenzia di stampa indiana SAPRA, 22 maggio 2001.
[13] Dichiarazione rilasciata il 14 settembre 2001.
[14] http://www.state.gov/s/ct/ris/pgtrpt/2000
[15] Risposta alla domanda di un giornalista da parte del Segretario
di Stato Colin Powell, Briefing del Dipartimento di Stato, 13
settembre 2001.
[16] Agence France Press, 10 ottobre 2001
[17] "India Helped FBI Trace ISI_terrorist Links", Times oj India, 12
ottobre 2001.
[18] Guardian, 29 settembre 2001
[19] Comunicato stampa della Royal Navy, settembre 2001.
[20] http://www.narconews.com/goff1.html
Tratto da: Alice nel paese delle meraviglie e il disastro delle torri
gemelle di David Icke - Macroedizioni 683 pagine 22 euro