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Il Wto fallisce: ora e’ possibile globalizzare la speranza
Publie le martedì 16 settembre 2003 par Open-Publishingda Cancùn
Dentro e fuori l’edificio dove si e’ tenuto il vertice del WTO di Cancun
(Messico) militanti di movimento e delle ONG e delegazioni del sud del mondo
stanno cantando e ballando perche’ il verice e’ fallito!!
La mobilitazione di questi giorni qui a Cancun e in ogni parte del Mondo dei
movimenti della societa’ civile insieme alla resistenza esercitata Dai G21
(i 21 Paesi che hanno promosso e difeso senza arretramenti un
Controdocumento sull’agricoltura) hanno ancora una volta battuto l’arroganza
delle multinazionali, degli USA e dell’ Unione Europea.
Dopo aver tentato invano di far proseguire il vertice fino a lunedi’, dopo
aver esercitato inutilmente asfissianti pressioni sui paesi piu’ deboli del
gruppo dei 21, hanno dovuto arrendersi all’evidenza: il WTO e’ in crisi
irreversibile tanto quanto il modello neoliberista. Nessun accordo e’
possibile, tutti a casa.
Una grande vittoria del movimento, ora e’ possibile globalizzare la
speranza, resistendo al ritorno di rabbia e violenza dei potenti che hanno
perso con i loro ricatti e soprusi. Resistere e costruire l’alternativa,
dopo 4 anni da Seattle si apre una nuova fase ora spetta a tutti noi
costruire l’alternativa.
(ATTAC da Cancùn)
I perdenti
Lamy il commissario europeo al commercio
"Cancun è fallita. E’ male per il Wto e per tutti. Tutti potevamo vincere e
ora stiamo tutti perdendo. Noi siamo venuti con uno spirito costruttivo. Sul
tavolo avevamo un accordo equo per tutti. Un accordo su agricoltura era
quasi raggiunto.
Il Wto deve essere un sistema basato sulle regole. I costi delle
liberalizzazioni sono concentrati in alcune aree per ciascun accordo. Per
questo bisogna fare gli scambi. Ma il sistema deve essere più efficiente.
Noi abbiamo concesso molto sui nuovi temi. Il consiglio ha rivisto il mio
mandato e ne chiedevamo soltanto due. Addirittura ho proposto di togliere
investimenti e concorrenza dall’agenda di Doha. Forse posso aver sbagliato,
perché alcuni accordi possono creare problemi per i paesi in via di
sviluppo.
Ora è difficile che gli ambasciatori trovino un accordo su quello su cui i
ministri non sono d’accordo. E’ realistico pensare che i tempi della Doha
agenda si allunghino. L’agenda di Doha non è morta ma ha bisogno di
un’intensa cura. C’è un sacco di lavoro da fare. Noi comunque rimaniamo
impegnati sul multilateralismo, ma bisogna vedere se altri non vogliono che
l’intero sistemi collassi".
La Campagna Questo mondo non è in vendita vince due volte. Lamy ha dovuto
ammettere che gli investimenti ed il Mai devono stare fuori dal Wto.E’
meglio che Lamy e l’intera Unione europea meditino a lungo su questa debacle
politica e commerciale.
Zoellick, ministro del commercio Usa
"Ho preso nota dei paesi che hanno giocato un ruolo costruttivo a Cancun e
delle nazioni che non lo hanno giocato."
I vincenti
Alle 20.00 ora di Cancun, le 3 di notte in Italia, si terrà presso l’Hotel
Fiesta Americana la conferenza stampa della Campagna internazionale "Questo
mondo non è in vendita - Our world is not for sale" promossa da
organizzazioni come Public Citizen, Third World Network, Attac, Rete
Lilliput, Focus on the Global South, Campagna per la riforma della banca
mondiale, Cipsi, Roba dell’altro mondo, Mani Tese e tantissime altre.
Una Campagna che oggi, dopo un anno di duro lavoro, è la vera vincitrice
insieme ai paesi più poveri, del Wto. In questo momento si apre uno spazio
politico unico nella storia dell’umanità. Nuove politiche di solidarietà, di
lotta all’esclusione sociale, di commercio equo e finanza etica potranno
contribuire alla creazione di un mondo multipolare che risolva in pace i
problemi dei popoli.
L’alleanza delle Ong con il nuovo nuovo soggetto politico del Sud del mondo
ha permesso di sconfiggere l’arroganza e l’egoismo dei paesi ricchi. "A
Seattle abbiamo vinto ed il movimento era in strada. Oggi questa vittoria
conta ancora più perché il movimento era dentro ed ha sostenuto i più poveri
nella rivolta. Oggi è finita la democrazia del terrore del Wto in cui il
consenso era estorto con ricatti" dichiara la Campagna Questo mondo non è in
vendita.
Tra poche ore, quando tutto sarà finito e delegati, giornalisti, advisor
delle Ong lasceranno per sempre l’algido Convention Center di Cancun, gli
attivisti della Campagna e i delegati del Sud del mondo si sono dati
appuntamento per festeggiare insieme la nuova alba della società civile
mondiale.
2 - Non siamo merci
di Marco Bersani (ATTAC Italia)
"Yukatan" in lingua maya significa "Io non ti capisco". "Yukatan" e’ cio’
che gli indigeni rispondevano ai colonizzatori spagnoli che, approdati sulla
costa messicana, chiedevano loro quale fosse il nome di quella terra.
Sentendosi immancabilmente rispondere "Yukatan", pensarono fosse quello il
nome della regione e cosi’ lo tramandarono.
Yukatan e’ la penisola messicana dove si trova Cancun ed e’ significativo
che il WTO abbia deciso di ritrovarsi qui, in questa regione assurta a
metafora dell’ incomprensione tra colonizzatori e popoli indigeni, tra nord
e sud del mondo, tra ricchi e poveri del pianeta.
Ma anche Cancun e’ citta’ metaforica. Costruita a tavolino negli anni ’70
come centro turistico per vacanzieri nordamericani, citta’ falsa e senza
storia, totalmente avulsa dal contesto messicano : una baia meravigliosa
inserita tra l’oceano e una laguna circondata da foreste, oggi divenuta una
fascia ininterrotta di venti chilometri di alberghi e centri commerciali,
un’isola di sfarzo "all inclusive" a brevissima distanza dalla poverta’ piu’
nera.
Cancun e’ il pensiero unico trasformato in citta’, un ’altrove’ privo di
storia e di cultura : il miglior luogo d’incontro ( o di fuga? ) per un WTO
parimenti avulso dai diritti e dai bisogni dei popoli. Ma ormai non c’e’
luogo in cui le grandi istituzioni internazionali del modello neoliberale
possano riunirsi senza trovarsi di fronte la mobilitazione popolare, la
delegittimazione di massa, la contestazione radicale. Qui a Cancun sono in
corso da giorni forum alternativi e manifestazioni dentro e fuori il
vertice, in un clima vivace tanto quanto articolato, in cui la spontaneita’
autorganizzata sopperisce alla disorganizzazione dell’insieme complessivo
delle iniziative, su cui pesa il fatto di non esser riusciti a costruire un
unico luogo di coordinamento tra le tante realta’ presenti ed attive in
questi giorni.
La manifestazione piu’ importante sinora avvenuta e’ stata la marcia
campesina del 10 settembre, quando 15000 contadini hanno raggiunto e
sfondato la "zona rossa" posta a blindatura militare del vertice. Proprio in
cima alla rete invalicabile, il leader campesino sudcoreano Kyang Hae Lee ha
messo in atto un drammatico atto estremo di protesta contro il Wto,
togliendosi la vita per denunciare come le politiche agricole del WTO
tolgono quotidianamente la vita e la speranza a milioni di campesinos nel
mondo.
Una scelta drammatica che ha posto tutti noi dinanzi alla consapevolezza di
come un movimento divenuto mondiale comporti la necessita’ di sapersi
confrontare e mettere in discussione fra culture molto diverse che possono
portare anche a scelte difficili da comprendere.
Rispetto. Questo abbiamo tutti tributato alla scelta del compagno Lee,
sedendoci in cerchio, donne del Chiapas, giovani europei, militanti di ogni
dove, insieme ai suoi compagni coreani in una lunghissima e intensa veglia
durata tutta la notte seguente.
La scelta del compagno Lee ha dimostrato a quale livello di intollerabilita’
siano giunte le politiche neoliberali del WTO in ogni parte del mondo e
quanta sia la detrminazione nell’esigere un altro mondo possibile. La
mobilitazione popolare di questi giorni ha trovato naturale collegamento con
quanto avviene all’ interno del vertice, dove sono innumerevoli le
quotidiane azioni di protesta e dove il lavoro delle ONG ha incrociato la
determinazione dei piu’ forti tra i paesi poveri nel non sottostare ancora
una volta al ricatto dei paesi ricchi.
Lo scontro, fortissimo, e’ sull’Accordo relativo all’agricoltura, rispetto
al quale 22 paesi, tra cui Brasile, Cina, India, Filippine e Sudafrica,
hanno presentato un documento molto avanzato sui principi della sovranita’
alimentare, contrapponendolo con grande determinazione -e sinora senza alcun
passo indietro- alla bozza di documento negoziale predisposta per il vertice
da USA ed Unione Europea.
Lo scontro sull’agricoltura ha inoltre comportato la positiva conseguenza di
determinare lo stallo sostanziale anche sugli altri negoziati, dal Trips al
Gats, alle new issues sugli investimenti, impossibilitati a far passi avanti
finche’ perdura la contrapposizione sulle politiche agricole. Il WTO
comincia a percepire la possibilita’ di un ennesimo fallimento e la
conseguente irreversibilita’ della propria crisi; da qui l’aumento
asfissiante delle pressioni degli USA e dei paesi forti per rompere il
fronte dei 22, da qui la necessita’ di intensificare la mobilitazione, qui a
Cancun e in ogni parte del mondo.
In vista del probabile fallimento, gia’ si vocifera di un’ipotesi interna al
WTO di convocare un nuovo incontro per febbraio 2004, tentando di far
passare questo vertice come un momento positivo di passaggio e non come
decisiva cartina di tornasole della salute del WTO. Domani sara’ il giorno
delle grandi manifestazioni qui a Cancun e in tutte le citta’ del mondo: la
loro capacita’ di mobilitazione e di estensione potrebbero costituire la
spallata decisiva per un WTO in evidente stato di crisi.
Qui a Cancun vi parteciperemo come delegazione italiana, un centinaio di
persone del gruppo di continuita’ FSE, del Tavolo Nazionale Fermiamo il WTO,
delle reti di movimento, cosi’ come in questi giorni siamo stati parte
attiva delle mobilitazioni in corso e del consolidamento della rete dei
movimenti sociali, che qui a Cancun prova a segnare un’ulteriore tappa di
convergenza e di azione comune.
"No somos mercancia, no estamos en venta. Otro mundo es posible, abajo la
OMC!"
Antonio Bruno