Home > Il generale Michael Jackson
di Sandro Simone
"Se le accuse dovessero rivelarsi vere una simile abominevole condotta sarebbe non solo illegale,
ma anche contraria alle regole dell’esercito britannico".
(Michael Jackson, comandante dell’esercito inglese a proposito dei militari inglesi che avrebbero
torturato prigionieri iracheni)
Non solo omonimo del noto cantante americano: si tratta dello stesso generale che il 30 gennaio
1972 ordinò la strage dei cattolici irlandesi, 14 morti e 16 feriti nella "domenica di sangue"
"Se le accuse dovessero rivelarsi vere una simile abominevole condotta sarebbe non solo illegale,
ma anche contraria alle regole dell’esercito britannico. Se riconosciuti colpevoli, gli autori
saranno dichiarati indegni di indossare l’uniforme della regina. Avrebbero infangato il buon nome
dell’esercito e il suo onore". Queste frasi le ha pronunciate Michael Jackson, comandante
dell’esercito inglese a proposito delle torture che i soldati inglesi avrebbero inflitto ai prigionieri
iracheni, se non ricordo male lo stesso generale qualche giorno prima aveva detto qualcosa tipo: "i
soldati inglesi sono in Iraq per portare la pace e la democrazia nelle menti e nei cuori degli
Iracheni".
Tutto normale, di dichiarazioni di questo tipo se ne sentono tante in questi giorni, se non fosse
che a parlare di queste cose non è militare qualunque ma il Generale Sir Michael Jackson, solo un
omonimo del noto cantante americano, ma soprattutto la persona (sigh!) che il 30 gennaio 1972
ordinò la strage dei cattolici irlandesi, 14 morti e 16 feriti in quelle che venne definita la
"domenica di sangue" e che noi tutti, magari inconsapevolmente, ricordiamo quando ascoltiamo o cantiamo
Sunday Bloody Sunday degli U2.
Quello che segue è un brano tratto da un articolo scritto da Fulvio Grimaldi per Liberazione del 6
Luglio 1999, in quel periodo Michael Jackson era il Comandante NATO in Kosovo.
(...) Trenta gennaio millenovecentosettantadue. Chi scrive era l’inviato di Giorni - Vie nuove
nell’Irlanda del Nord del grande sommovimento per i diritti civili. Ricordate? I cattolici
repubblicani e nazionalisti nell’Irlanda del Nord non erano nessuno. Nessuno nei diritti, nel lavoro, nel
voto, nel potere. Si votava, in questo angolo coloniale della "grande democrazia occidentale",
esclusivamente per censo.
Una casa un voto, due case due voti< una fabbrica cinque voti, un latifondo sei voti. O giù di lì.
Solo che i cattolici, quasi nessuno dei cattolici, non avevano né casa, né fabbrica, né latifondo,
né patria. Paria chiusi nei loro ghetti, abitazioni come case delle bambole marcite in soffitta. E
allora, prima dell’Ira, rivolta civile, pacifica. Quel giorno 15mila esclusi del ghetto di Derry
marciano per un minimo di democrazia, di vita, dopo anni di sparatorie e pestaggi della Ruc
(polizia nordirlandese, tutta fanaticamente unionista). Dall’alto della collina di Creggan al fondo valle
di Bogside 15mila donne, bambini, uomini, vecchi, quasi tutti disoccupati. Con i vestiti, lisi,
della festa. I giovani in jeans. Il corteo sta per finire a Free Derry Corner, dove oggi campeggia
una mia gigantografia: un prete che raccoglie un ragazzino ucciso. Eravamo in due a fotografare e
registrare. Io e un francese. Gli unici dei mezzi di informazione, perché abitavamo nel ghetto.
I
colleghi, venuti da fuori, erano rimasti dietro ai posti di blocco dell’esercito inglese.
Il corteo arriva sulla piazza del comizio. Bernadette Devlin, leader nordirlandese, sta per
parlare. Mi trovo in coda al corteo, tra le barriere militari che sparano gas lacrimogeni e gli ultimi
manifestanti. Da dietro le case sbucano rombando i blindati dell’esercito e si precipitano sui
marciatori. Ne escono, coperti da maschere antigas - e mi sembrano tanti neri insetti velenosi -
decine di paracadutisti: il primo battaglione parà di sua maestà. Corrono appresso ai manifestanti,
inginocchiano, puntano, sparano. Decine e decine di colpi nella folla che fugge, urla, piange,
impreca.
Il primo che fotografo è un parà che monta sopra un ragazzo caduto e gli spara in testa. Gli
scatti successivi sono di questo ragazzo morente, faccia che sbianca, occhi che spariscono nella
fronte, petto nudo, inerme, forato; un prete (oggi il vescovo di Derry) che lo soccorre, un infermiere
che rischia la vita, le pallottole che ci schizzano sopra la testa, il prete che singhiozza, si
alza, solleva il ragazzo, leva un fazzoletto bianco invocando pietà almeno per i morti. Ci sparano
ancora. E’ il massacro. Bloody Sunday, la domenica di sangue, un buco nero nell’uniforme della madre
di tutte le democrazie, una macchia di sangue che abbaglia l’Irlanda e poi il mondo, facendolo
lacrimare.
E poi un vecchio, con una voragine nella tempia, una donna con una gamba maciullata, un
giovane con un buco tra le due scapole, sei pallottole contro il vetro dietro al quale mi vedono
fotografare. E ancora spari, ancora morti. Dalla torretta di un blindato con tanto di elmo e
proboscide antigas, un gallonato rantola a 120 decibel: "trenta è il limite!". Macchine di morte perfette,
i parà ammazzano 14 civili e ne feriscono 16. Totale, trenta. Il comandante stragista si chiamava
Michael Jackson, allora colonnello, vice comandante e responsabile sul terreno del primo
battaglione paracadutisti (...).
Il testo della canzone degli U2 SUNDAY BLOODY SUNDAY (in inglese)
I can’ t believe the news today
I can’ t close my eyes and make it go away
How long, how long must we sing this song ?
How long ? Tonight we can be as one, tonight...
Broken bottles under children’s feet
Bodies strewn across a dead and street
But I won’t heed the battle call
It puts my back up,
puts my back up against the wall
Sunday, bloody Sunday Sunday, bloody Sunday
And the battle’s just begun
There’ s many lost, but tell me who has won?
The trenches dug within our hearts
And mother’s children, brothers, sisters torn apart
Sunday, bloody Sunday Sunday, bloody Sunday
How long, how long must we sing this song?
How long? Tonight we can be as one Tonight, tonight
Sunday, bloody Sunday Sunday, bloody Sunday
Wipe the tears from your eyes
Wipe your tears away
Wipe your bloodshot eyes
Sunday, bloody Sunday ...
And it’s true we are immune
When fact is fiction and TV is reality
And today the millions cry
We eat and drink while tomorrow they die
The real battle just begun
To claim the victory Jesus won
On a Sunday, bloody Sunday Sunday, bloody Sunday
La traduzione in italiano di SUNDAY BLOODY SUNDAY
Non riesco a credere alle notizie di oggi
non riesco a chiudere gli occhi e farle andare via.
Per quanto, per quanto dovremo cantare questa canzone? Per quanto?
Questa notte possiamo essere una cosa sola.
Bottiglie rotte sotto i piedi dei bambini
corpi disseminati lungo la via cieca,
ma io non risponderò alla chiamata alle armi
mi ha fatto infuriare,
mi ha messo spalle al muro
Domenica, insanguinata domenica! Domenica, insanguinata domenica!
E la battaglia è appena cominciata
ci sono molti perdenti, ma dimmi alla fine chi ha vinto?
Le vere fosse sono andate scavate dentro i nostri cuori
e i figli delle madri, i fratelli, le sorelle sono strappati via
Per quanto tempo, per quanto dovremo cantare questa canzone? Per quanto?
Questa notte possiamo essere una cosa sola questa notte, questa notte
Asciuga le lacrime dagli occhi
asciuga via le lacrime
asciuga quegli occhi iniettati di sangue
Ed è vero che siamo immuni
quando i fatti reali diventano finzione,
e la TV è la nostra sola realtà
E oggi milioni di persone piangono
noi mangiamo e beviamo mentre domani loro muoiono
La vera battaglia è appena cominciata
Gesù vinse per proclamare la vittoria
in una domenica, insanguinata domenica...