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da Il Corriere della Sera
In Piazza Alimonda 10 minuti di applausi tra i rintocchi delle campane. «La verità non sarà
archiviata»
G8, protesta silenziosa per Carlo Giuliani
GENOVA - Il corteo della memoria - sette-ottomila lungo le strade che, due estati fa, furono
teatro di scontri violenti, fino all’assurda morte di un ragazzo di 22 anni - attraversa, lentamente,
la città deserta. Le persiane degli edifici sono chiuse, fa molto caldo, i genovesi sono fuggiti al
mare. Il secondo anniversario del tragico G8 2001 si celebra, uguale a se stesso, con la rituale
manifestazione. Questa volta, senza il brivido di paura per le imprevedibili sortite dei black bloc
nostrani (soltanto un accenno di tensione al comparire dello sparuto gruppetto di ragazzi in
nero). Anzi. L’atmosfera è rilassata, il volume degli slogan non è urlato, la musica meno assordante,
non c’è la fitta selva di striscioni e bandiere, il tono generale, insomma, è così sommesso, da
suscitare qualche dubbio sulla tenuta di tensione, e perfino sull’opportunità di una celebrazione,
che rischia di cristallizzarsi. Certo, Giuliano e Heidi Giuliani, i genitori di Carlo, la vittima
del G8, avevano chiesto un corteo «silenzioso», sollecitando simboliche strisce sulla bocca (e
molti, in effetti, hanno sfilato con le labbra tappate) per evidenziare la sordina messa (anche dai
media) alle inchieste giudiziarie sui fatti di Genova. Che, a quanto pare, non finiranno con la
celebrazione dei processi. Ne per l’uccisione di Carlo (freddato dal colpo di pistola di Mario
Placanica, giovanissimo carabiniere), ne per l’irruzione delle forze dell’ordine nella scuola Diaz e i
successivi pestaggi contro i manifestanti che là avevano trovato rifugio. «Ciò che chiediamo è verità
e giustizia - dice Giuliano Giuliani
– . Ideali, questi, che nessuno potrà mai archiviare». Ecco piazza Alimonda, dove il ragazzo cadde
a terra. Alle 17 e 27, ora della morte di Carlo, tra i new global assiepati attorno alla famiglia
Giuliani scatta l’applauso, che va avanti per dieci minuti. Contemporaneamente, le campane della
chiesa suonano, con brevi, funerei rintocchi. Don Andrea Gallo, il prete dei diseredati, si
annuncia con il panama calcato sulla testa, e l’immancabile sigaro tra i denti. «Non ci metteranno a
tacere; noi, ostinati, siamo ancora qui. E adesso ripercorreremo quelle strade, che furono sconvolte
dalle cariche selvagge di chi avrebbe dovuto garantire ordine e sicurezza». Riecheggia lo slogan
«Carlo vive e lotta insieme a noi», molti alzano il pugno. Tra la folla, che tra poco assumerà la
forma di corteo, si mischiano alcuni parlamentari (si nota, però, l’assenza del sempre presente
Paolo Cento dei Verdi), mentre spiccano le facce note del movimento. Nomi che si sanno a memoria:
Agnoletto, Bernocchi, Bolini, Nicotra, D’Avossa, Farina, Paladini, Monteventi... E Luca Casarini?
Dov’è il big Casarini? Ha dato forfait. Ha preferito cioè lasciare Genova, e si è trasferito,
assieme a un centinaio di disobbedienti, a Riva Del Garda, per un’occupazione-lampo del torrione della
città. E’ soltanto l’assaggio di quel che succederà dal 4 al 6 settembre, quando i ribelli
contesteranno i ministri degli Esteri europei, riuniti nella cittadina lacustre per discutere del Wto,
prima di partire per Cancun, sede del vertice economico. Contro cui i new global di tutto il mondo
daranno battaglia. Ma torniamo al corteo di Genova. Potrebbe essere l’ultimo. Gli stessi portavoce
del movimento si rendono conto che la ritualità rischia di diventare routine. Che non basta dire
«anche questa volta siamo tanti» per dare forza, slancio, contenuti, al raduno della memoria.
«Genova resta un punto fermo - osserva Agnoletto -. Il corteo? Oggi è ancora l’unico strumento possibile
per non tacere sulle violenze del tragico G8; l’elaborazione del lutto e della sotferenza non si è
ancora conclusa. Tuttavia, anch’io penso che si debbano trovare altre strade». Bemocchi è
tassativo: «Occorre andare avanti politicamente; i riti che si ripetono si svuotano da soli». Spunta
un’idea per l’anno prossimo. Poiché Genova, nel 2004, sarà capitale europea della cultura, anche i new
global si inseriranno nell’evento. «Con una grande iniziativa dedicata alla cultura
anti-liberista, sostiene Agnoletto.
Marisa Fumagalli