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In ricordo di Salvador - il Compagno Presidente
Publie le giovedì 11 settembre 2003 par Open-Publishing30 anni fa, l’11 settembre 1973, il colpo di stato in Cile con la morte
del Compagno Presidente Salvador Allende e la fine del Governo di Unidad
Popular. Un golpe fatto dai militari con l’appoggio e il finanziamento
della grande borghesia cilena, degli Usa e della multinazionali che non
accettavano le riforme sociali del governo di Unidad Popular e
specialmente la nazionalizzazione delle miniere di rame.
Migliaia di
compagne e compagni, di operai, di democratici e antifascisti finivano in
carcere, venivano torturati, venivano concentrati negli stadi, diventavano
desperacidos. Iniziava in Cile la lunga e sanguinaria dittatura del
fascista e assassino Pinochet.
Una data tragica di cui è bene tener viva
la memoria e che ha avuto ripercussioni enormi anche su tutta la sinistra
italiana (si pensi agli articoli del compagno Enrico Berlinguer,
Segretario del Pci, sul rischio di una svolta reazionaria in Italia) e su
tutti i compagni e le compagne di quella generazione. "Liberazione" di
oggi dedica un lungo inserto a questo anniversario.
Di seguito invio l’ultimo discorso di Salvador Allende al suo Paese. Un
discorso di grande dignità, coraggio e amore per il proprio popolo e per
la causa del socialismo e della democrazia a cui Salvador ha dedicato la
vita stessa.
Ciao Compagno Presidente!
L’ULTIMO DISCORSO DEL PRESIDENTE SALVADOR ALLENDE
Compatrioti Cileni,
è possibile che facciano tacere le radio e per questo io vi sto salutando
adesso. Forse è l?ultima opportunità che ho per dirigervi queste parole.
Le Forze aeree hanno bombardato le torri di radio Portales e radio
Corporación. Le mie parole non sono amare ma io mi sento molto
disingannato e queste parole saranno un castigo morale per coloro che
hanno tradito il giuramento pronunciato. Soldati del Cile, comandanti
titolari, come l?ammiraglio Merino che si è autoproclamato o il generale
Mendoza, generale spregevole, che sino a ieri manifestava la sua
solidarietà e che si è autonominato direttore generale dei carabinieri.
Dopo questi avvenimenti io posso solamente dire ai lavoratori ?Io non mi
dimetto?. Sono collocato in un ruolo storico e pagherò con la mia vita la
lealtà al popolo. Vi dico che ho la certezza che questo seme che noi
abbiamo consegnato alle coscienze degne di migliaia e migliaia di cileni
non la potranno distruggere definitivamente. In nome dei più sacri
interessi del popolo, in nome della Patria, io vi chiedo di avere fede. La
storia non si ferma con la repressione o con il crimine. Questa tappa
verrà superata. Questo è un momento duro e difficile ed è possibile che ci
schiaccino. Ma il domani è del popolo, sarà dei lavoratori perchè
l?umanità avanza per la conquista di una vita migliore. Lavoratori della
mia patria, io vi voglio ringraziare per la lealtà che avete sempre
dimostrato, la fiducia che avete posto in un uomo che è stato solo
l?interprete di grandi desideri di giustizia, che ha impegnatola la sua
parola giurando rispetto alla costituzione e alla legge e che così ha
fatto.
Questo è il momento definitivo, l?ultimo che ho per rivolgermi a voi
e vorrei che si approfittasse di questa lezione. Il capitale straniero,
l?imperialismo unito alla reazione, hanno creato un clima nel quale le
forze armate hanno compiuto il tradimento. Schneider lo ha segnalato come
il comandante Araya, vittime dello stesso settore sociale che oggi aspetta
nelle proprie case che altre mani conquistino il potere, per continuare a
difendere i loro privilegi e le loro proprietà. Io sto parlando in
particolare alle donne modeste della nostra terra, alle contadine che ci
hanno creduto, alle operaie che hanno lavorato di più, alle madri che
compresero la nostra preoccupazione per i bambini. Mi dirigo ai
professionisti della Patria, ai patrioti e a coloro che da giorni stanno
lavorando contro la sedizione auspicata dagli Ordini dei Professionisti,
dagli Ordini dei potenti, per difendere i privilegi di una società
capitalista. Parlo alla gioventù, a coloro che cantavano e regalarono la
loro allegria e il loro spirito alla lotta.
Mi dirigo all?uomo cileno,
all?operaio, al contadino, all?intellettuale, a quelli che verranno
perseguitati, perchè nel nostro paese il fascismo è stato presente molte
volte con tanti attentati terroristi, con la distruzione di ponti, la
distruzione delle ferrovie, degli oleodotti, dei gasdotti e con il
silenzio di quelli che avevano l?obbligo di procedere. Ne avevano
l?obbligo e la storia li giudicherà. Sicuramente radio Magallines verrà
zittita e il metallo tranquillo della mia voce non giungerà sino a voi.
Non importa, voi continuerete a sentirmi, sempre starò con voi e per lo
meno il mio ricordo sarà quello di uomo degno che fu leale alla Patria. Il
popolo si deve difendere, ma non si deve sacrificare; il popolo non si
deve far schiacciare nè massacrare, ma nemmeno si deve far umiliare.
Lavoratori della mia Patria, io ho fiducia nel Cile e nel suo destino.
Altri uomini supereranno questo momento oscuro e amaro nel quale il
tradimento si vuole imporre. Continuate con la certezza che prima o poi le
grandi strade si riapriranno per far passare uomini liberi e per costruire
una società migliore.
Viva il Cile! Viva il Popolo e i Lavoratori!
Queste
sono le mie ultime parole, con la certezza che il mio sacrificio non sarà
stato inutile. Ho la sicurezza che perlomeno una sanzione morale
castigherà la fellonia, la vigliaccheria e il tradimento.
Salvador Allende -