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Intervento di Gigi Malabarba al Congresso della SE

Publie le martedì 18 maggio 2004 par Open-Publishing

Congresso Sinistra Europea 8-9 maggio 2004

INTERVENTO DI GIGI MALABARBA

Capogruppo PRC Senato,Italia

Compagne e compagni,
non preoccupatevi, non vi porto il saluto del Senato italiano, di cui faccio parte (spero ancora
per poco, perché vorrà dire che saremo riusciti a mandare a casa Berlusconi), ma – come operaio
FIAT- vi porto il saluto di quei lavoratori che a Melfi, e anche a Mirafiori, a Termini, a Cassino e
ad Arese hanno di nuovo alzato la testa e riaperto un fronte di lotta contro questa
multinazionale.
C’è un risveglio delle lotte sociali e popolari in Italia, figlio dell’onda lunga del movimento
altermondialista, che coinvolge da mesi tutti i settori lavorativi – dai trasporti alla scuola,
dalle fabbriche, soprattutto metalmeccaniche, ai servizi – e che vede crescere la mobilitazione del
precariato sociale in forme significative, come dimostrato dalla straordinario successo dei
centomila giovani in piazza a Milano il 1° maggio per l’Euromayday.

Euromayday, che il prossimo anno vorremmo realizzare in tutte le capitali europee, nel quadro di
un nuovo internazionalismo del lavoro, mobilitato contro quello che può essere considerato il
paradigma delle politiche liberiste oggi: la precarietà.
Bisogna costruire un sindacato europeo – lo ricordava nel suo intervento Gianni Rinaldini,
segretario nazionale dei metalmeccanici – anche perché gli attuali apparati burocratici della CES hanno
finora ostacolato lo sviluppo di lotte e di scioperi su scala continentale (nonostante fossero
maturi come contro la guerra o contro i tagli alla previdenza).

Attraverso ormai molte iniziative, sta nascendo dal basso un nuovo movimento operaio, che ha
cominciato a darsi i primi coordinamenti che hanno prodotto le mobilitazioni dei precari e dei
disoccupati ad Amsterdam nel 1997, insieme agli euroscioperanti del settore auto a sostegno della lotta
operaia alla Renault di Vilvoorde. E poi via via si è sempre più intrecciato con gli spazi pubblici
in formazione del movimento dei movimenti a Colonia, Nizza, Praga, Firenze, Barcellona, Parigi, e
nelle grandi mobilitazioni contro la guerra, che sono state più forti proprio nei paesi più
schierati con gli Stati Uniti nell’aggressione all’Iraq, ossia dove al governo c’è Blair, c’è Berlusconi
e fino a poco tempo fa c’era José Aznar (intanto meno uno…).
E ora che il capitale riesce ad allargare il suo dominio con l’estensione dell’Unione europea a
Est, nel quadro di un progetto di fortezza economica e militare liberista e imperialista, il nostro
compito di unire le forze anticapitaliste e rivoluzionarie è più urgente che mai.

C’è una forza sociale straordinaria su cui poggiare la nostra iniziativa, che è data dalla grande
maggioranza dei 450 milioni di cittadine e di cittadini dell’Unione, che è composta da un
proletariato – vecchio e nuovo – al cui interno milioni di migranti, da paria e da strumento di divisione
alimentato dalle politiche xenofobe e razziste, possono trasformarsi in rafforzamento strutturale
della classe operaia e persino in motore unificante di tutti i ceti oppressi della società.
E così le donne, che hanno dato vita al più grande coordinamento della storia, da Pekino nel ’95
con la costituzione della Marcia mondiale contro la violenza e le povertà, che ha un proprio
ambito organizzato anche a livello continentale. E bisogna che contino paritariamente in tutti i
soggetti politici e sociali. Anche qui in questa sede e nei progetti del partito europeo, compagne e
compagni, altrimenti sarebbe meglio omettere il riferimento al femminismo nei propri documenti…

Una forza anticapitalistica europea è una necessità e soprattutto una possibilità e oggi siamo a
un appuntamento importante di discussione per capire come rendere le giovani e i giovani, le
lavoratrici e i lavoratori soprattutto, protagoniste/i di una battaglia per un’altra Europa, di pace,
solidale, ecologista e multiculturale. Per costruire la quale è necessaria un’altra Sinistra,
alternativa al fallimento delle socialdemocrazie, dei centrosinistra e anche delle gauches plurielles,
ossia delle varianti della cosiddetta Terza via.
Ma qui sta il punto. La capacità di uscire da sinistra dalla crisi congiunta dello stalinismo e
della socialdemocrazia (pur sapendo che il ‘riformismo’ potrà beneficiare a breve di premi
elettorali nel quadro dell’alternanza di governo) non è data con chiarezza tra i promotori della Sinistra
Europea e, nel rapporto con il movimento altermondialista, non è spesso neppure presente l’idea
dell’agire come soggettività politica organizzata ma nel contempo come parte costituente e
costitutiva di questo movimento.

La Sinistra Europea non è “già data”, è un processo. E’ stato detto e sta bene. Ma non sta
avviandosi con questa chiarezza e neppure con questa “propensione”, ed è questa la ragione del mio
dissenso politico netto, che ho manifestato con altre compagne e compagni nel Comitato nazionale di
Rifondazione Comunista, con un voto su una proposta alternativa di percorso per la costruzione del
partito europeo. Cosi com’è, la Sinistra Europea rischia di non guardare alle nuove realtà, ma solo
alle forze tradizionali del movimento comunista (anche se qualcuno - con una critica opposta alla
mia, che non condivido per niente – vorrebbe ancor meno contaminazioni presunte “eterodosse”).
Non si tratta di escludere nessuno, per quel che mi riguarda, ma si tratta di capire quali sono le
forze motrici di tale processo, che selezionerà forze e convergenze con l’azione comune e in
definizioni programmatiche comuni, non certo dentro un quadro identitario inossidabile, a cui spesso
corrispondono pratiche tutt’altro che coerenti.

Siamo in una fase di ricomposizione politica e sociale delle forze anticapitalistiche nel vivo di
un movimento mondiale, non nella fase dell’aggregazione dei reduci dell’”identità comunista”.
L’esclusione della Ligue Communiste Revolutionnaire francese anche dagli inviti a questo
congresso* rappresenta la conferma del prevalere di un’impostazione vecchia e non pluralista del percorso
di costruzione di una soggettività politica europea e, forse non volendolo, si è reso evidente ciò
che non poteva essere occultato: un discrimine tra chi ritiene mature le condizioni di governo con
le forze socialdemocratiche e social-liberali (che nella loro totalità non si discostano dal
tentativo di governo temperato delle politiche liberiste e di guerra) e chi – pur non escludendo a
priori la possibilità di partecipazione a governi – non ne intravede la possibilità in questa fase in
Europa.

Fase invece di accumulo di forze e di costruzione dei movimenti, il cui sbocco politico è
la crescita dei medesimi.
Questa esclusione della Ligue, che con tante altre forze qui invitate partecipa alla Conferenza
della Sinistra anticapitalistica, a cui ha finora preso parte il PRC, non la digerisco, mi lascia a
disagio, non l’accetto. Non ve lo devo dire per timore di turbare la celebrazione del congresso?
Lo penso, come tantissimi anche qui, ma non lo dico per conformismo? La mia risposta a questi
interrogativi è quell’espressione di un comico napoletano che tutti certo conoscono: “Ma mi faccia il
piacere…!”.

Detto questo, la storia è finita? Bisogna mettersi di traverso per ostacolare la Sinistra Europea?
Ci si deve sottrarre alla discussione e alla battaglia politica?
Vorrebbe dire non rendersi conto neppure della speranza che l’idea stessa di una forza politica
europea suscita e può suscitare ancor più col tempo un progetto ambizioso per la nostra gente, per i
giovani, le donne, i proletari di questo continente. Sono qui, e pure altre forze significative
sono qui, per contribuire anche in futuro – permettetemi di concludere così – a un orientamento e a
una composizione più rispondente a una battaglia senza ambiguità contro questa Europea, contro
questa Convenzione che Prodi vorrebbe approvare entro giugno, contro qualsiasi idea di esercito
europeo (magari in funzione di bilanciamento della superpotenza americana), contro le politiche
liberiste e di privatizzazione; e a favore di una pratica che sposti il baricentro dalle istituzioni
verso il movimento (punti questi che vedono, al contrario, all’interno delle forze promotrici della
Sinistra Europea, palesi resistenze; mentre altre forze – più determinate e conseguenti – come ho
già detto sono escluse).

Ma, appunto, siamo all’inizio. Questa mia è una battaglia politica aperta ed esplicita, che mi è
consentita perché Rifondazione Comunista è un partito pluralista, che fa uno sforzo di darsi delle
regole che rompano con il conformismo di apparato. Ed è merito di Fausto Bertinotti se, in
particolare con l’ultimo congresso del nostro partito, si è iniziato un percorso innovativo, pieno di
insidie, ma inevitabile se il comunismo in questo nuovo millennio vuole ancora dire qualcosa alle
giovani generazioni e a chi vuole cambiare il mondo.
Litigheremo, compagne e compagni, ma per farlo dobbiamo stare insieme, senza discriminazioni,
dentro un comune progetto, senza liturgie. Liberamente comunisti? Liberamente comunisti! Buon lavoro a
tutte e tutti noi.


Nota

* La LCR francese è la forza principale della Conferenza della Sinistra anticapitalistica
europea (GACE), a cui ha finora partecipato anche il PRC, e, in alleanza con LO, ha ottenuto circa il 5
per cento dei voti alle elezioni amministrative, oltre a partecipare con propri eletti al Gruppo
della Sinistra unita (GUE) nel Parlamento europeo.

La LCR è sta invitata formalmente, insieme a tutte le altre forze della GACE, al congresso della
Sinistra Europea e, a seguito presumibilmente del veto del PCF, è stata esclusa dagli inviti a
pochi giorni dalle assise congressuali.

Le formazioni politiche della GACE (LCR, Francia; Bloco de Esquerda, Portogallo; La Gauche,
Lussemburgo; RESPECT, Inghilterra; Partito socialista scozzese; Scozia; Esquerra Unida y Alternativa,
Catalogna; Alleanza Rosso-Verde, Danimarca; Coalizione di Sinistra, Grecia), molte delle quali
dispongono di rappresentanti nei parlamenti, hanno firmato un comune Manifesto per le elezioni
europee, distribuito anche al congresso della Sinistra Europea.