Home > Intervista a Agnoletto
dal secolo xix
L?autore affronta il tema della salute
nell?Africa subsahariana, privilegio di pochi
L?ex portavoce del Genoa Social Forum spiega perché «siamo contro questa globalizzazione»
«Esportiamo diritti e non solo merci»
Agnoletto, oggi alla Fnac, presenta il suo libro ?Prima persone?
Prima di essere italiani o africani prima di professarci
cristiani o buddisti, prima di essere produttori o consumatori, noi tutti siamo, soltanto e allo
stesso modo, persone.
Da qui il titolo del nuovo libro di
Vittorio Agnoletto ?Prima persone. Le nostre ragioni contro
questa globalizzazione? (Laterza, 14 ?), un gioco di parole
sull?unicità di ogni essere umano e anche sull?impegno di chi appartiene al movimento dei
movimenti, che si mette in gioco in prima persona. E del popolo di Seattle (ma anche di
Genova, di Cancun eccetera) il testo ricostruisce storia e motivazioni, in un manifesto
documentato
e accessibile che sfata
molti luoghi comuni e sta già
facendo discutere.
L?autore, medico, fondatore
della LILA, ex portavoce del Genoa
Social Forum nei giorni del
G8 e oggi membro del Consiglio
Internazionale del Forum
Sociale Mondiale, lo presenterà
oggi pomeriggio alle 18 alla
Fnac insieme a Gloria Bardi.
L?abbiamo intervistato.
Perché un libro sul movimento
proprio adesso?
«Perché è necessario presentare
i contenuti propositivi di
un movimento che spesso viene
giudicato solo attraverso le
immagini televisive di questa o
quella manifestazione. Perché
succede sempre, alla fine di
ogni dibattito cui partecipo,
che qualcuno mi avvicini e mi
dica che non credeva di essere
così tanto d?accordo con i nostri
progetti. Da un sondaggio
di Famiglia Cristiana è risultato
che sui singoli temi per cui ci
battiamo, dalla guerra all?immigrazione
ai farmaci, otteniamo
un consenso fra il 54% e
l?85%».
Perché rifiuta l?etichetta
noglobal?
«Perché non siamo contro la
globalizzazione tout court, non
abbiamo certo intenzione di rinunciare
alla rete o di tornare
alla luce delle candele. Rifiutiamo
però la globalizzazione che
mira al profitto di pochi e crechiamo
una globalizzazione dei
diritti umani, che sono universali
e indivisibili».
Nel libro parla anche dei
fatti di Genova?
«Non potevo non parlarne,
perché è un?analisi delle ragioni
del movimento ma anche un
diario con episodi della mia
vita. In particolare mi soffermo
sui black bloc e ribadisco che
sono una realtà a noi esterna e
antagonista, di origine
anarchico-luddista nord europea
e statunitense, che però a
Genova furono infiltrati e guidati
da gruppi di estrema destra.
Poi racconto come avrei
dovuto essere arrestato e accusato
insieme alla leadership di
associazione sovversiva e di
come a mio parere in quei giorni
pesò la concorrenza esistente
fra l?arma dei carabinieri e
la polizia».
Quali sono i temi principali
trattati nel libro?
«Si parla di farmaci e tutela
alla salute, in un mondo in cui
i sieropositivi sono 42 milioni,
31 dei quali nell?Africa subsahariana,
dove solo 100.000
hanno la possibiltà di curarsi.
Perché le multinazionali del
farmaco detengono il monopolio
dei brevetti e stabiliscono i
prezzi. Si parla di nonviolenza,
perché sia dal punto di vista
politico sia etico non si può fare
una scelta diversa. D?altra parte,
come diceva Tolstoj, non si
può spegnere il fuoco col fuoco,
asciugare l?acqua con l?acqua o
combattere la violenza con la
violenza».
Quali obiettivi ha raggiunto
il movimento, accanto all?attenzione
per certi argomenti
prima ignorati o sottovalutati?
«Di sicuro è stata una bella
vittoria quella di Cancun, dove
la triangolazione che ha coinvolto
il movimento, le associazioni
non governative e il G 20
presieduto da Lula ha fermato
l?organizzazione mondiale del
commercio e la privatizzazione
di acqua, istruzione e sanità.
Tutti diritti, e non merci, che
riguardano ognuno di noi, e
non solo i paesi poveri. Perché
il movimento non fa solidarietà,
parla di argomenti come
l?aids, le armi, l?immigrazione,
che ci toccano tutti da vicino».
Lucia Compagnino
Vittorio Agnoletto