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Iraq, Salvi: ’’Governo sapeva di torture da dicembre’’
Publie le martedì 11 maggio 2004 par Open-PublishingIraq, Salvi: ’’Governo sapeva di torture da dicembre’’
Di Di (Adnkronos)
Roma, 10 mag. - (Adnkronos) - ’’Il governo italiano sapeva da tempo delle
torture in Iraq o se non sapeva era perche’ non voleva sapere’’. E’ quanto
afferma Cesare Salvi, vice presidente del Senato (Ds) il quale sostiene
che ’’la prova e’ negli atti del Senato perche’ dal 2 dicembre 2003 e’
depositata una mia interrogazione al ministro della Difesa nella quale si
riferisce la notizia, pubblicata da un grande quotidiano, di torture su
quattro iracheni fermati dai Carabinieri italiani a Nassirya e si chiede
al ministro di intervenire immediatamente.
Sono trascorsi -spiega Salvi-
piu’ di cinque mesi e il Governo non si e’ degnato ancora di una risposta
che ho sollecitato al Presidente del Senato e tornero’ a sollecitare’’. In
ogni caso, sottolinea il presidente dei senatori Ds Gavino Angius,
’’niente e’ piu’ come prima dopo le drammatiche rivelazioni sulle torture
dell’esercito americano in Iraq’’. Quella del governo italiano e’ una
’’inaccettabile ottusa acquiescenza verso Usa.
Se l’esecutivo rimarra’
immobile chiederemo il rientro delle truppe italiane’’. ’’Il governo
italiano -insiste Angius- non puo’ far finta che non sia accaduto nulla e
ha il dovere di assumere una posizione convincente e dignitosa per un
grande paese come il nostro. Alla ripugnanza per l’orrore di cosi’ oscena
depravazione verso esseri umani devono far seguito atti politici concreti.
Al tragico errore della guerra ora si aggiungono gli orrori del
dopoguerra. Chi si e’ macchiato di cosi’ orrendi delitti ha perso ogni
residua credibilita’ come forza pacificatrice’’. ’’Le violenze e le
umiliazioni inflitte ai prigionieri iracheni -si chiede la senatrice della
Margherita, Patrizia Toia - sono state praticate in nome di cosa?
Dell’Occidente, della democrazia o dei diritti che essa garantisce?
Davanti alle barbarie commesse, sfido chiunque -conclude Toia- a negare il
fallimento della nostra missione, ormai irrimediabilmente compromessa
nella sua moralita’, nella sua essenza’’. Lo scandalo di queste torture
impongono per la sinistra radicale un’accelerazione sul voto parlamentare
per il ritiro delle truppe italiane. ’’Serve una una presa di posizione
che vada aldila’ delle parole di circostanza - dice Gabriella Pistone del
Pdci -
’’Le torture e le violenze adoperate dai soldati della coalizione
nei confronti dei cittadini iracheni -afferma- da sole bastano a
richiamare in Italia i nostri soldati. La situazione di violenza e di
tortura sistematica, che viene scrupolosamente descritta dai resoconti dei
giornali e dal racconto di testimoni oculari, e’ ripugnate: siamo in
presenza di una vera e propria onta senza fine’’.
Proprio in nome ’’della
civilta’ e della democrazia, le nostre truppe devono lasciare l’Iraq’’.
Una linea condivisa da Rifondazione comunista. ’’Non e’ piu’
procrastinabile una discussione e il voto sulla mozione nel Parlamento
italiano in merito alla vicenda irachena - afferma Franco Giordano,
capogruppo di Rifondazione comunista alla Camera - La situazione si e’
clamorosamente aggravata.
Le torture sono il segno di una umiliazione e di
una violenza che tolgono anche l’ultimo velo di ipocrisia a chi si
autoproclamava liberatore’’. ’’Le mozioni sono gia’ depositate. Ora tutte
le opposizioni -conclude Giordano- devono rompere ogni tregua con il
governo Berlusconi che sta esponendo il nostro Paese a conseguenze
drammatiche in virtu’ del coinvolgimento bellico’’.