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Italiani nel mondo, voto nel caos

Publie le sabato 7 giugno 2003 par Open-Publishing

Referendum, errori nelle liste elettorali, domicili mancanti, poco
controllo delle procedure. Difficoltà nell’applicazione della nuova
legge Secondo giorno di votazioni per gli italiani residenti
all’estero. Le prime stime parlano di una scarsa affluenza alle urne
ma ci sono anche tanti problemi nell’applicazione del nuovo dispositivo.

La legge 459 approvata nel dicembre del 2001 ha concesso per la prima
volta ai nostri concittadini iscritti nell’Anagrafe degli italiani
all’estero la possibilità di votare per l’elezione delle Camere e per
i referendum. Una novità interessante da seguire con attenzione che
riguarda, secondo le ultime stime ufficiali, circa 2.700.000 persone.
Dati, a dire il vero, non molto affidabili data l’enorme confusione
con cui ambasciate, consolati e ministero degli Interni stanno
gestendo questo enorme marchingegno. Partiamo da un elemento: il
numero delle schede elettorali da spedire ai nostri consolati. Il
ministero degli Interni nel caso di Buenos Aires in Argentina, ad
esempio, ha spedito 116.000 schede con annessi plichi per votare. Al
consolato italiano nella capitale argentina, risultano invece 123.600
iscritti. Una discrepanza enorme che non può passare inosservata
nonostante le grida

di gioia del ministro Tremaglia, padre spirituale della nuova legge.
Un errore grave dal momento che la legge prevedeva, già da due anni,
l’adeguamento delle liste in possesso del consolato con quelle del
ministero dell’Interno attraverso controlli incrociati.

Nulla di paragonabile comunque con ciò che sta succedendo a Parigi,
dove "votano anche i morti" come denunciato da molte nostre
testimonianze. Il sistema di votazione infatti non dà alcuna garanzia
sulla reale identità dei votanti e questo può dar modo a chiunque di
impossessarsi del cedolino. Non va meglio in Germania dove non è stato
dato spazio in nessuna città tedesca alla propaganda elettorale,
mentre però all’interno dei consolati venivano esposti i manifesti di
Alleanza Nazionale. Non parliamo delle televisioni tedesche, prima fra
tutte la Rai satellitare, dove sono stati programmati spot brevissimi,
ad ore tarde (ma questo anche da noi!) e dove casualmente il primo
quesito referendario (quello sulla estensione dell’articolo 18) non è
stato quasi mai mandato in onda. Se gli italiani in Germania lamentano
la quasi totale mancanza di informazione che dire degli abitanti della
Patagonia che si trovano a votare per la soppressione di un Regio
decreto che disciplina la servitù di passaggio per gli elettrodotti?
Quanti elettrodotti ci saranno in Patagonia? Ma soprattutto perché non
gli è stato spiegato quale realtà vive il nostro territorio?

Altra nota dolente sono le garanzie che offre il sistema di votazione:
in base alla legge le schede dovevano essere spedite ai domicili degli
elettori (qualora li abbiano) dal consolato di riferimento entro il 28
maggio, e rispedite al mittente entro e non oltre il 12 giugno. Al
momento della consegna le schede vengono poi depositate dentro degli
appositi stanzoni in attesa di essere spedite e scrutinate in Italia.
Tra le prime che arrivano e le ultime possono passare anche alcune
settimane.

Molte delle persone che abbiamo raggiunto si chiedevano chi
controllasse i cedolini e che garanzie potevano avere sul fatto che
non venissero aperti o gettati.

«Un esperimento che sta funzionando» ha detto Tremaglia, Ministro per
gli italiani nel mondo «e che miglioreremo per le prossime europee».
Magari, per lui, quando non si parlerà più di articolo 18.