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Jack Folla: «Disobbedienza lecita»
Riva vista da Alcatraz: «Lo scandalo è la violenza istituzionale»
Di RENZO MOSER
Jack Folla, forse ad Alcatraz la notizia non è arrivata, ma Riva del Garda, in Trentino, ospita il vertice informale dei ministri degli esteri della Ue. Immancabile, è arrivato il controvertice organizzato dai movimenti. C’è il rischio che queste contromanifestazioni diventino l’inevitabile appendice di ogni appuntamento istituzionale, quasi che non abbiano capacità di vita propria? Che si faccia tutto, insomma, rispettando un copione già scritto?
C’è il rischio di una cultura del "No" che si nutra di opposizione indiscriminata e non sappia trasformarsi in forza propositiva. Ma c’è anche un potere globalizzato, diciamo "multinazionalizzato", che decide dei destini dell’uomo nei consigli d’amministrazione e poi, col potere di lobby, fa tradurre istituzionalmente le proprie delibere. Credo che la dirompenza di certi movimenti sia inversamente proporzionale alla violenza legalizzata di certe decisioni. Basti pensare all’ecologia, alle politiche irrispettose e suicide sull’ambiente, gli animali, il clima. Quando si avverte una criminale mancanza di saggezza ai vertici, la gente si mobilita, e può succedere che lo faccia in modo disordinato, o che qualche "capobastone" ne approfitti.
Dopo Seattle, Praga, Genova e Firenze, qual è il ruolo dei movimenti? Hanno effettivamente la capacità di incidere nelle scelte compiute dalle istituzioni, siano esse il G8, il Wto, il Pentagono o la Ue?
Credo che se non ci fossero i movimenti dovremmo fidarci soltanto dell’autocritica delle istituzioni, come minimo i movimenti hanno una funzione di pungolo, ma il loro potere è quello del pungiglione di un’ape su una mandria di elefanti. Il discorso è diverso rispetto alla comunicazione e alla partecipazione che i movimenti possono sviluppare e alla loro spontanea funzione critica.
È vero che, da questo punto di vista, questi eventi si sono ormai trasformati in eventi puramente mediatici, senza troppo spazio per il confronto sui contenuti?
Questo dipende dall’audience e dalla caduta dell’etica del giornalismo. Si urla a squarciagola nei Tg di prima serata, ha notato? I titoli sono gridati come gridavano gli strilloni per le strade di New York all’inizio del Novecento. Ridicolo. Ma per gridare in quel modo devono listare a lutto ogni cosa, dimodoché se un black-bloc ha sfasciato due vetrine, gli strilloni urlano "incidenti gravissimi al G8" e non dicono una parola sui contenuti alternativi democraticamente espressi da migliaia e migliaia di manifestanti.
Crede che i movimenti siano davvero il canale in grado di intercettare la mobilitazione antagonista o comunque l’impegno politico delle nuove generazioni?
No, sono uno dei canali. La mobilitazione antagonista è un’altra cosa, è come una canzone popolare, un movimento di massa generale, più moderato per un verso e più ardito per un altro verso. È quando una nuova classe politica, con un alfabeto politico nuovo e un armamentario di idee per gestire il paese in modo alternativo al potere attuale, entra in campo e gioca. Sono anni che sto aspettando di vedere sia la squadra che la partita.
Fino a che punto è lecito "disubbidire"? È legittima la posizione di chi, come Casarini, contesta la legittimità di eventi come il vertice Ue e quindi rivendica il diritto di impedirne lo svolgimento? A cosa risponde il ricorso alla violenza, da una parte e dall’altra?
Disubbidire è lecito sempre, il ricorso alla violenza quasi mai. Ma che significa disubbidire? E che cos’è "legittimo"? Sterminare 500 balene è legittimo perché lo decide la legge? Certo, ma allora è altrettanto legittimo disubbidire con la protesta. Se poi questo vuol dire arpionare i balenieri, o il legislatore, sarebbe un’altra violenza altrettanto illegittima. Vede, il problema è che le parole camminano sulle gambe di chi le esprime, e non ci sono un paio di gambe uguali. Quello che fa Casarini può essere legittimo per un anarchico e sovversivo per un conservatore.
Ci sono i codici, c’è la responsabilità che ciascuno si assume di fronte alla società per i propri atti, e poi ci sono i media che raccontano la loro verità o quella del potere che li controlla. La legittimità è un punto mobile fra la legge e la coscienza individuale. In ogni caso, la violenza della polizia al G8 di Genova è stata molto più dirompente e nefasta della violenza di alcune frange del movimento, e pari solo alla violenza sulle coscienze esercitata da certi media. Perché quando la violenza viene esercitata da un’istituzione è uno scandalo democratico dalle conseguenze incalcolabili.