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Gli scontri armati nella città di Najaf e Karbala sono diventati più regolari
e insistenti. Tali scontri sono presenti nella gran parte delle aree sciite
a sud dell?Iraq, e con notevoli ripercussioni nel quartiere di Sadr City
a Baghdad. Nella maggior parte di queste zone, sono frequenti gli attacchi,
sia di notte che di giorno, tra le forze militari occupanti e gruppi chiaramente
schierati con il movimento di Moqtada Al Sadr.
L?ospedale principale di Najaf (Al Sadr), come già denunciato poco tempo
fa, è ancora sotto il controllo delle truppe militari americane, che hanno
definitivamento costretto i medici a chiudere la struttura e a trasferire
i pazienti presso altre strutture mediche.
Inoltre, l?attuale situazione di guerra, e la impraticabilità delle strade,
non sempre garantisce la regolare fornitura dei farmaci presso le cliniche
sanitarie, che rimangono il più delle volte senza scorte disponibili.
Il Ministero della Sanità, che durante la crisi di Falluja, ha dimostrato
tutta la sua inefficienza e perso definitivamente credibilità, anche per
la ragione di aver manipolato i dati sul numero delle vittime a Falluja,
non viene neanche più interpellato dagli stessi medici, che preferiscono
arrangiarsi con le proprie risorse locali.
In ogni caso, la storia di Falluja ritorna ad essere presente e ancora attuale
nelle città di Karbala e di Najaf, e sono parecchie le testimonianze di
persone, che si rifiutano di mandare i propri familiari feriti negli ospedali,
per il timore che vengano arrestati dalle forze di occupazione. E certamente,
le immagini e le storie dei torturati prigionieri nelle carceri irachene,
hanno aumentato questo stato di timore tra la gente.
In molti dei casi, ci spiega un religioso sciita, ?i familiari convocano
il medico in casa, e se le condizioni del ferito sono troppo gravi, questo
viene trasportato in ospedale, e vigilato giorno e notte dagli stessi parenti,
con le armi tra le mani?.
E sempre sulla questione degli arresti, medici degli ospedali di Baghdad,
confermano di aver assistito agli arresti di diversi feriti provenienti
dalla città di Falluja. E su gli arresti di minori, indagini più approfondite
e mirate sono già in atto.
Gli scontri nelle città di Najaf e Karbala hanno fatto già parecchie vittime,
e secondo stime dei volontari di una ONG locale (Al Noor), solo nella città
di Karbala, tra il 10 aprile e il 9 maggio, ci sono stati più di 100 morti
e circa 500 feriti.
Alcune case sono andate distrutte, e sono rimasti danneggiati hotel, scuole
e luoghi religiosi. Molte famiglie sono ancora in città, ma altre, hanno
preferito spostarsi nei villaggi periferici, e altre ancora hanno preso
la strada per Diwaniya in cerca di un rifugio. Ma non solo, e alcuni operatori
umanitari hanno segnalato la presenza di circa 80 famiglie nelle vicinanze
della città di Hilla, provenienti da Kufa.
Al momento, le organizzazioni internazionali, stanno studiando un piano
di intervento, che non è finalizzato solo a coprire l?emergenza, in termini
di donazioni materiali, ma soprattutto è rivolto alla denuncia delle questioni
sopra enunciate. L?NCCI ha stabilito, su indicazione delle organizzazioni
presenti nel paese, di procedere con una serie di azioni a carattere informativo,
su quanto sta avvenendo in questi giorni. Come prima ipotesi, è la presentazione
di un comunicato di denuncia su i fatti di Karbala e Najaf alle Nazioni
Unite e alla Croce Rossa Internazionale, affinchè prendano parte a questa
presa di posizione e si avvii un processo di indagine. Nel caso in cui questa
prima fase di pressione non dovesse funzionare, si procederà con la diffusione
di comunicati stampa e di sensibilizzazione.
A presto
Simona T.