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L’Onu scende in campo sugli alimenti Ogm

Publie le venerdì 25 luglio 2003 par Open-Publishing

Continuano, a vari livelli, le iniziative ed i passaggi normativi in sede
internazionale per fare accettare, volenti o nolenti, alla popolazione della
comunità europea la politica degli OGM. L’articolo è interessante perchè
descrive tutta una serie di cautele e procedure codificate dalla commissione
per il "Codex Alimentarius" in merito alla sicurezza dei cibi derivati da
OGM o contenenti microrganismi OGM. In pratica è la conferma che l’uso di
OGM costituisce una concreta pericolosità per la salute del cittadino... e
cio nonostante vogliono farceli mangiare!

A cura di AltrAgricoltura


Tratto da "Il Sole 24 ore -Alfa" - 24/07/03
L’Onu scende in campo sugli alimenti Ogm
Nessuna chiusura categorica e nessuna apertura indiscriminata nei confronti
degli alimenti di origine transgenica, ma valutazioni ad hoc sulla sicurezza
dei singoli prodotti, prima di autorizzarne l’immissione in commercio. In
questa comune direzione muovono l’Unione europea, che l’altro ieri ha
approvato le norme sull’etichettatura e la rintracciabilità degli organismi
geneticamente modificati(Ogm) negli alimenti e nei mangimi e la Commissione
del Codex alimentarius, la commissione congiunta dell’organizzazione Onu per
l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e dell’Organizzazione mondiale della
sanità, il più alto organismo deputato a stabilire gli standard
internazionali sulla sicurezza alimentare. Nella riunione che si è tenuta a
Roma dal 30 giugno al 7 luglio scorso, la Commissione del Codex ha raggiunto
un accordo sulle procedure necessarie per valutare la sicurezza dei cibi
derivati da piante transgeniche, come il mais, la soia e le patate, e di
quelli derivati da microrganismi geneticamente modificati, come il
formaggio, lo yoghurt e la birra. «Non abbiamo preso in considerazione
prodotti specifici - spiega Alan Randell, segretario della Commissione - ma
abbiamo elaborato una procedura che tutti i Paesi membri del Codex potranno
adottare come punto di riferimento per la valutazione della sicurezza
alimentare degli Ogm. L’uniformità dei criteri di valutazione farà sì che
ogni Paese interessato a mettere in commercio un dato prodotto non debba
ripetere le analisi, ma possa basarsi su quelle già effettuate da un altro
Paese membro». Le critiche. Il documento approvato dai commissari del Codex
non è esente da critiche da parte di organizzazioni ambientaliste e
associazioni per la tutela dei consumatori. La procedura si basa sul
discusso principio della cosiddetta sostanziale equivalenza: se le proteine
di origine transgenica contenute in un dato prodotto geneticamente
modificato sono "strettamente affini" a quelle contenute nel corrispondente
alimento ottenuto con tecniche convenzionali, non c’è necessità di
sottoporre tali proteine a esami tossicologici. Preoccupazione è stata
espressa anche da alcuni delegati per la genericità del termine
"strettamente affini". Le analisi. Per le proteine frutto dell’espressione
dei geni ricombinanti, giudicate invece dissimili da quelle contenute negli
alimenti tradizionali, sono previste analisi tossicologiche e, in alcune
circostanze, prove di laboratorio su animali, analoghe a quelle che servono
a valutare un nuovo additivo alimentare. Il documento del Codex stabilisce
inoltre che non debbano essere impiegati, nella manipolazione di organismi
destinati al consumo alimentare, geni che conferiscono resistenza agli
antibiotici di uso clinico. In passato, questa norma riguardava solo i
prodotti alimentari di ampia diffusione. Ora è stata modificata e si applica
a qualunque alimento. Per quanto riguarda la potenziale allergenicità dei
cibi di origine transgenica, il documento del Codex raccomanda di non
trasferire Dna proveniente dai più comuni alimenti allergenici (noccioline,
noci, soia, latte, uova, crostacei e frumento), salvo i casi in cui è
dimostrato che le proteine espresse dai geni trasferiti non sono coinvolte
nelle reazioni allergiche. Tutte le nuove proteine presenti nei prodotti di
origine transgenica dovranno essere, in ogni caso, esaminate per individuare
potenziali allergeni. Gran parte delle procedure elaborate per valutare la
sicurezza degli alimenti derivati da piante geneticamente modificate si
applica anche ai prodotti ottenuti dall’impiego di microrganismi
transgenici: cibi e bevande frutto di fermentazione. Questi, però,
richiedono dei controlli aggiuntivi perché spesso contengono microrganismi
vivi, che possono interagire in modo complesso con la flora batterica
dell’apparato digerente umano. Le analisi, in tal caso, riguarderanno non
solo le proteine espresse dai geni trasferiti, ma anche i sottoprodotti del
metabolismo dei microrganismi, la stabilità del loro Dna nelle generazioni
successive a quelle modificate e la loro capacità di scambiare materiale
genetico con i batteri endogeni gastroenterici. L’etichetta . Ma se i
commissari del Codex alimentarius si sono trovati d’accordo nell’approvare
le procedure per la valutazione della sicurezza degli alimenti Gm, non hanno
raggiunto una posizione comune sul tema dell’etichettatura, raggiunta invece
dai ministri dell’Agricoltura della Ue che hanno approvato una norma che
prevede che l’etichetta indichi gli alimenti e i mangimi contenenti Ogm e la
rintracciabilità di questi dal campo alla tavola (si veda anche Il Sole 24
Ore di ieri). «Abbiamo convenuto sulla necessità di tracciare gli alimenti
transgenici nei prodotti in commercio, per essere in grado di ritirarli
prontamente dal mercato nel caso si verificassero effetti indesiderati sulla
popolazione - spiega Alan Randell - ma molti di noi sostengono che, in
assenza di rischi per la salute, l’etichetta del prodotto non debba
necessariamente indicare l’origine transgenica. C’è il rischio che, in nome
del diritto all’informazione del consumatore, alle industrie vengano
richieste procedure talmente costose da spingerle a eliminare il prodotto
dal mercato». Cristina Valsecchi


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