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L’ingerenza democratica dei Ds e la guerra di Bush

Publie le domenica 27 luglio 2003 par Open-Publishing

Gli atti del seminario di Torino dei Democratici di Sinistra (del 26
maggio 2003)sull’ "opposizione cubana" pubblicati proprio ieri 25 luglio
2003
(e regalato in tutte le edicole italiane, assieme al settimanale
"Internazionale"), lasciano molti dubbi.

Nella prefazione Fassino parla di abbandonare per sempre qualsiasi
relativismo etico, culturale e politico nei confronti di valori quali
democrazia, libertà e diritti umani. Marina Sereni rafforza questo punto,
parlando della necessità di una linea di "ingerenza democratica"
alternativa
alla strategia della guerra preventiva, espressa nel documento sulla
sicurezza nazionale americana, visto anche come manifesto ideologico che
insiste sui valori di "libertà", "democrazia", "diritti umani".

Una tesi preoccupante, perché si distingue da quella di Bush da un
punto di vista metodologico e non di merito, senza confutarne le presunte
finalità "democratizzatrici" mondiali. In realtà la strategia Bush
ripropone
la guerra come strumento e garanzia dell’egemonia statunitense su scala
planetaria, come difesa a mano armata della globalizzazione neoliberista.
La
guerra è condizione oggi per il mantenimento della globalizzazione, una
risposta alla sua crisi di consenso ed economica, ed i diritti umani sono
agitati a giustificazione di una politica imperiale. La guerra porta in
Europa e negli Stati Uniti ad una regressione dei diritti, si pensi a ciò
che
avviene a Guantanamo, in Iraq o in un nostro Cpt.

Perciò un ragionamento astratto da questo contesto ci sembra
sbagliato.
Guarda ciò che accade a Cuba estraendolo completamente dal contesto latino
americano e dalla attuale fase politica mondiale.

Cuba viene assurdamente usata come paradigma delle violazioni dei
diritti umani nel mondo, come priorità in una agenda di strategia di
ingerenza mondiale democratica da opporre alla guerra preventiva,
altrimenti
vista come unico mezzo per esportare la "democrazia". Contestiamo questa
campagna, poiché contribuisce all’accerchiamento che gli Stati Uniti
promuovono e che le destre europee più legate a Bush sostengono. La
contestiamo perché separa questione sociale e democratica, tutto a
discapito
della prima. Fassino sostiene che è compito dei paesi occidentali farsi
portatori di una globalizzazione dei diritti e della democrazia. Pensiamo
che, se iniziassero ad esportare gratuitamente farmaci e a cancellare il
debito dei paesi del terzo mondo, invece che esportare armi e guerre,
farebbero un servizio ben più utile ai diritti umani e globali di quella
enorme fetta dell’umanità per cui l’embargo decretato dal capitalismo e
dalle
multinazionali rappresenta la propria quotidiana condanna a morte.