Home > LA NOSTRA GUERRA CON LA FRANCIA

LA NOSTRA GUERRA CON LA FRANCIA

Publie le venerdì 26 settembre 2003 par Open-Publishing

dal New York Times del 18/9/2003

E’ ora che noi americani ci rendiamo conto di un fatto: la Francia non
è solo un nostro fastidioso alleato. Non è solo un nostro geloso
rivale. La Francia sta diventando un nostro nemico.

Se si mette insieme come la Francia si è comportata mentre si preparava
la guerra all’Iraq (rendendo impossibile al Consiglio di Sicurezza
porre un reale ultimatum a Saddam Hussein, che avrebbe potuto evitare
la guerra), e se si osserva come si è comportata la Francia durante la
guerra (quando il suo
ministro degli esteri, Dominique de Villepin, si è rifiutato di
rispondere alla domanda se preferiva che in Iraq vincesse l’America o
Saddam), e si osserva come si sta comportando oggi la Francia
(richiedendo una sorta di simbolico e capzioso trasferimento della
sovranità irachena a una sorta di governo
provvisorio iracheno messo insieme frettolosamente, con la restante
transizione irachena alla democrazia affidata alle Nazioni Unite
divise, piuttosto che all’America), allora c’è una sola conclusione da
trarre: la Francia vuole che l’America fallisca in Iraq.

La Francia vuole che l’America affondi lì in un pantano nella folle
speranza che degli Usa indeboliti permetteranno alla Francia di
arrogarsi una sua "legittima" posizione come eguale dell’America, se
non superiore, nel rimodellamento degli affari mondiali.
Sì, l’arroganza della squadra di Bush ha inasprito l’ostilità francese.
Se il Presidente Bush e il Ministro della Difesa Donald Rumsfeld non
fossero stati così arroganti appena dopo la vittoria americana in Iraq,
ed avessero usato invece questo momento, quando i francesi sentivano
che avrebbero dovuto partecipare, per tendere generosamente una mano a
Parigi per unirsi nella ricostruzione - ciò avrebbe ammorbidito
l’atteggiamento francese. Ma anche al riguardo ho dei dubbi.
Ciò su cui non nutro dubbi, tuttavia, è il fatto che non essendoci una
coerente, legittima autorità irachena capace di assumere il potere nel
breve termine, provare a crearne una con la forza adesso porterebbe ad
una pericolosa lotta interna e al ritardo nella costruzione delle
istituzioni democratiche di cui l’Iraq ha così fortemente bisogno.

Ciò che mi sorprende riguardo alla campagna francese - "L’Operazione
America Deve Fallire" - è che la Francia sembra non darsi pensiero di
come questo potrebbe influire sulla Francia. Lasciatemelo scrivere in
modo semplice: se l’America viene sconfitta in Iraq da una coalizione
di saddamisti e islamisti, i gruppi musulmani radicali - da Baghdad ai
sobborghi musulmani di Parigi - saranno galvanizzati, mentre le forze
del modernismo e della tolleranza all’interno delle comunità musulmane
saranno in ritirata. E’ assurdo pensare che la Francia, con la sua
larga minoranza musulmana, in cui i radicali stanno già riacquistando
forza, non vedrebbe
influenzata da ciò la propria struttura sociale.

Se la Francia fosse seria, userebbe la propria influenza nell’UE per
mettere insieme un esercito di 25.000 eurotruppe ed un pacchetto di 5
miliardi di dollari per la ricostruzione, e poi direbbe a Bush: ecco,
noi vogliamo sinceramente aiutare la ricostruzione dell’Iraq, ma adesso
vogliamo un posto vero al tavolo delle trattative. Invece, la Francia
ha tirato fuori una proposta mal concepita, tanto per sottolineare la
sua diversita’, senza alcuna promessa che Parigi darebbe un contributo
significativo se l’America lo accettasse.

D’altra parte la Francia non si è mai interessata a promuovere la
democrazia nel mondo arabo moderno: ecco perché il suo atteggiamento a
nuova protettrice di un governo iracheno rappresentativo - dopo essere
stata così contenta del dominio personale di Saddam - è tanto cinico.
Chiaramente, non tutte le nazioni europee sono a proprio agio con la
impudenza francese, ma ci sono ancora molti che le vanno appresso. E’
stupefacente che l’UE, fuorviata dalla Francia, si lasci escludere dal
più importante progetto di sviluppo politico nella storia del moderno
Medio Oriente. L’intero carattere e la direzione del mondo
arabo-musulmano, che è proprio alle porte dell’Europa, sarà influenzato
da ciò che succederà in Iraq. Sarebbe come se l’America dicesse che non
le importa ciò che accade in Messico perché è in cattivi rapporti con
la Spagna.

Dice John Chipman, direttore del londinese International Institute for
Strategic Studies: "Ciò che gli europei stanno dicendo riguardo
all’Iraq è che questo è il nostro cortile di casa, non vogliamo che
altri si immischino, benche’ noi non ce ne prenderemo cura".
Ma la cosa più triste è che la Francia ha ragione: l’America non sarà
tanto efficace ne’ legittimata nel suo sforzo di ricostruire l’Iraq
senza l’aiuto francese. Avere la Francia al nostro fianco in Iraq,
piuttosto che contro di noi nel mondo, sarebbe vantaggioso per entrambe
le nazioni e per il futuro degli arabi. Malauguratamente il governo
francese ha altre priorità.

(si ringraziano Gennaro e Luca per la traduzione)