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LEE KYANG HAE

Publie le domenica 14 settembre 2003 par Open-Publishing

Bisognerà ricordare il nome del contadino sudcoreano che si è ucciso, ieri, davanti agli sbarramenti che proteggono la riunione del Wto a Cancún. Bisognerà ricordarlo, anche se non assomiglia a quelli cui siamo abituati, un nome e un cognome, come "Carlo" e "Giuliani", ad esempio. E bisognerà resistere alla tentazione di considerare il suo gesto semplicemente una follia. ( da Carta.org ) I suoi compagni, da subito, lo hanno ripetetuto a tutti: non era un pazzo, era un uomo responsabile, un serio militante del sindacato degli agricoltori sudcoreani, un allevatore di vacche che aveva deciso - di fronte alla situazione drammatica sua e di milioni di suoi compagni - di dedicarsi interamente alla lotta per difendere l’agricoltura del suo paese.

Ma arrivare a tanto? Stentiamo a comprenderlo, un gesto così. C’è una foto di una agenzia internazionale, la Associated Press, che ritrae un coreano, forse lo stesso Lee Kyang Hae, con un cartello che dice: "The Wto kills the farmers", l’Omc uccide gli agricoltori. Una tipica iperbole da manifestazione di strada, abbiamo pensato noi stessi, vedendola. Forse continuiamo a sottovalutare, nonostante tutto, verso quale drammatico bivio, tra la vita e la morte, l’Organizzazione mondiale del commercio, il neoliberismo, spinge miliardi di esseri umani.

Da qui, dal nostro osservatorio nel nord, facciamo fatica a comprenderlo. La Corea del Sud è un paese fortemente industrializzato e urbanizzato, in cui l’inquinamento dell’aria e del suolo è dilagante e le condizioni di vita nelle megacittà come Seul sono terribili. Resiste, nel paese, una agricoltura diffusa, fatta di piccole proprietà - dato anche che il paese è molto montuoso - in cui principalmente si coltiva da migliaia di anni il riso, alimento base per la popolazione. Questa agricoltura fatta di piccoli appezzamenti e di una rete diffusa di cooperative viene sostenuta dai sussidi statali. Non sono soldi buttati, come ha spiegato in un articolo illuminante sulla questione delle provvidenze agricole Luis Hernández Navarro de La Jornada [leggibile in questo sito], ma un investimento sociale sull’ambiente, sulla qualità del cibo, sul mantenimento della cultura più antica del paese, su milioni di posti di lavoro.

Nella riunione della Wto a Doha, nel 2001, le grandi potenze, Stati uniti per primi, fanno pressione sul governo sudcoreano [già ostaggio dei lasciti della guerra in Corea]: se le vostre mega-corporations vogliono continuare ad esportare automobili [come le Daewoo, le Hyundai o le Kia che ciascuno di noi ha pensato almeno una volta di comprare, perché sono ottime auto molto economiche], elettronica e altri prodotti industriali, dovete aprire il vostro mercato agricolo al nostro riso e alla nostra carne. E abbattere i sussidi agricoli interni. Il governo sudcoreano cede e concorda che nel 2004, l’anno prossimo, le barriere e i sussidi cadranno. Così, da un paio di anni, proteste, manifestazioni e violentissimi scontri di strada si susseguono, a Seul e in altre città coreane.

Nel principale porto del paese, Incheon, navi australiane che trasportavano bovini da allevamento sono state bloccate e respinte, un paio di anni fa, da centinaia di agricoltori. I movimenti contadini e le cooperative si unificano, e trovano un legame forte con i contadini di altri paesi, come il Brasile e l’India, ma anche come la Francia, grazie a Via Campesina, movimento mondiale che si batte per la sovranità alimentare, contro gli organismi geneticamente modificati, contro la distruzione indiscriminata delle agricolture locali che danno sostegno a miliardi di persone e vantaggi a tutti, in nome del "libero mercato" e dei profitti di Cargill, Monsanto, General Foods.

Il momento è questo, la riunione della Wto-Omc di Cancún significa questo. Le grate d’acciaio che separano, lungo il viale Kukulcán della città messicana, la società civile dalle multinazionali e dai loro impiegati governativi, sono un simbolo di tutto questo e non, come i media cercano di far credere, una difesa da "no global" violenti. Perciò la morte di Lee Kyang Hae, il suo gesto estremo di sacrificio, ha lo stesso senso di un omicidio.