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LUISA MORGANTINI

Publie le martedì 4 maggio 2004 par Open-Publishing

Luisa Morgantini è un nome molto amato nei Territori Occupati Palestinesi e da quegli israeliani che cercano di vivere in pace, alla ricerca di un aiuto dal mondo esterno per attuarlo. L’abbraccio di Luisa ai pacifisti israeliani, ai refusniks e alle persone come me che si sentono traditi e schiacciati dal proprio paese è un sollievo immenso.

Luisa Morgantini è l’unica figura pubblica che conosco che usa le proprie prerogative per fare meglio quello che avrebbe fatto comunque come privata cittadina aiutando i poveri, gli indigenti, gli oppressi e le vittime di tortura. La sua lotta incondizionata per un mondo migliore, il suo impegno personale e pubblico per i palestinesi assediati è una lotta incessante, quasi una lotta di Sisifo, contro le forze del male che governano quest’area e minacciano di dominare il mondo. Lotta con cosi’ tanta forza che la gente crede sul serio che Luisa possa risolvere tutto e le sottopone ogni sorta di problemi. La sua conoscenza e il suo coinvolgimento con qualunque cosa accade in Israele e Palestina, in Iraq e Afganistan è sorprendente e l’insistenza delle sue visite, a dispetto delle minacce subite e delle espulsioni subite, è ammirabile.

In una situazione come quella dei palestinesi sotto occupazione la cosa peggiore è sentire che la tua sofferenza è ignorata, che nessuno ti ascolta, che a nessuno importa di venire a vedere con i propri occhi, che nessuno prova ad aiutarti. Molte persone che sono sopravvissute all’Olocausto affermavano che il fatto che il mondo illuminato avesse distolto lo sguardo dalle loro disgrazie e che fossero stati abbandonati in una landa di iniquità era più insopportabile della stessa fame.
So dalla mia personale conoscenza della sofferenza dei palestinesi che il fatto che molti israeliani non sappiano cosa stia accadendo realmente ai palestinesi é un’offesa tremenda, causa di profonda disperazione.

Gli israeliani dovrebbero imparare da Luisa ad interessarsi alla sorte dei propri vicini, dei loro bambini e dei loro simili.
I politici dovrebbero imparare da lei ad usare il loro potere in modo da essere coinvolti nella vita della gente comune ed assistere i singoli individui.

Al giorno d’oggi, quando l’Europa intera si rivela incompetente ed incapace di contrastare la miseria inflitta al medio-oriente da uno o due persone, colpevoli di crimini contro l’umanità, quando l’Europa intera è impotente contro la forza brutale e le tentazioni economiche dell’Iraq, quando la forza motrice dei funzionari pubblici non si interessa agli esseri umani e ai loro problemi, quando i più alti valori umani sono stati trascinati nel fango e nel sangue degli innocenti, l’intera Europa e le sue istituzioni, i suoi parlamenti e la sua corte di giustizia, la sua immensa organizzazione sociale e i suoi governi dovrebbero imparare la lezione da una donna che è sempre presente, che non smette mai di ascoltare, di provare, di lavorare per la gente nel modo più disinteressato che si possa immaginare.

Tutte le organizzazioni per la pace e i combattenti per la libertà, in Palestina e in Israele, sono riconoscenti a questa donna che per loro rappresenta l’incarnazione di quanto c’è di positivo nel Parlamento Europeo. Una volta, infatti, ho incontrato una delegazione europea che mi ha confessato di aver paura di venire in Israele durante periodi di crisi come questo ma non riescono a digerire il fatto che per molti israeliani e palestinesi Luisa Morgantini rappresenti l’intero Parlamento Europeo.

La battaglia che Luisa sta portando avanti per il leader palestinese incarcerato, Marwan Barghuti e contro il Muro del ghetto che sta soffocando le vite dei palestinesi, è più coraggiosa e perseverante dela lotta sostenuta dalla cosiddetta sinistra israeliana il cui entusiasmo ed interesse sono spesso di breve durata.

Sento che Luisa è il nostro legame con il mondo esterno e il suo lavoro ci ricorda costantemente che l’anima dell’uomo non è morta e che c’è una speranza che i sentimenti umani potrebbe, nonostante tutto, prevalere.

Nurit Peled-Elhanan

(Traduzione dall’inglese a cura di Sabine B. Mazzoli)

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