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La Germania: «inaccettabili» gli insulti di Berlusconi.
Publie le venerdì 4 luglio 2003 par Open-PublishingLa Germania: «inaccettabili» gli insulti di Berlusconi. Il Pse: un conflitto istituzionale
di red
La gaffe Una brutta gaffe, condita da insulti e offese che diventa un caso diplomatico. Come molti temevano è cominciato nel peggiore dei modi, il semestre europeo a guida Berlusconi. Dopo il discorso del premier (di cui parliamo più sotto) fra i primi a prendere la parola è stato l’europarlamentare socialdemocratico (tedesco) Martin Schulz. Che non ha avuto peli sulla lingua: ha fatto un chiaro riferimento a cosa significhi per l’Europa una legge come quella della Bossi-Fini, ha spiegato che ora il vecchio continente rischia un gigantesco conflitto di interessi. Ha aggiunto che il premier italiano è oggi a Strasburgo e alla presidenza dell’Unione europea grazie solo alle leggi che si è costruito a misura delle sue vicende giudiziarie. Berlusconi non ha replicato nel merito. Ma è subito partito con le offese: «Credo che a Cinecittà stiano girando un film sui tedeschi, all’epoca della seconda guerra mondiale. La suggerirò per il ruolo di kapò», ha detto il presidente di turno della Ue, in aula. Mentre impietose le tv mostravano un Gianfranco Fini che impallidiva.
Controreplica dell’eurodeputato socialdemocratico: «Simili offese da parte di un uomo nella sua posizione sono inaccettabili». Contro-controreplica di Berlusconi. Dapprima in aula: ««Forse non avete la conoscenza del fatto che in Italia i giornali, ma soprattutto le televisioni, che ancora appartengono al mio gruppo e alla mia famiglia sono fra i nostri più decisi critici. Perchè? Evidentemente vi manca il sole dell’Italia. Non siete venuti e non avete mai acceso una televisione italiana perchè dovreste sapere che ogni giornalista ha come massima sua preoccupazione quella di apparire indipendente nei confronti dei suoi colleghi e questa indipendenza lo porta a essere ogni giorno critico nei confronti di colui che considera il padrone».
L’aula si è subito surriscaldata, mentre dal gruppo verde si sono alzati dei cartelli ( nella foto) con su scritto, in varie lingue: la legge è uguale per tutti. Berlusconi imperterrito ha proseguito: «Se questa è la forma di democrazia che intendete usare per chiudere le parole del presidente del Consiglio europeo, vi posso dire che dovreste venire come turisti in Italia ma che qui sembrate turisti della democrazia». E qui è riscoppiata la bagarre.
Tutto finito? Neanche per sogno. Perchè il diverbio ha fatto scendere in campo anche il presidente del Parlamento, Pat Cox: «Mi dispiace - ha detto definendo Schulz un collega molto rispettato e non spendendo neanche una parola su Berlusconi - ma ritengo che sarebbe opportuno rettificare il verbale della seduta». Del battibecco, insomma, è meglio togliere le tracce.
Finalmente, episodio finito? Non è stato vero neanche stavolta. Perché il premier italiano ha nientedimneno organizzato un’improvvisata conferenza stampa. Per ribadire punto per punto le sue offese: «Ho detto che Schulz era perfetto per la parte del kapò, l’ho detto sorridendo alludendo al suo tono di voce imperativo e al suo gesticolare. Una battuta ironica e che fosse perfetto per la parte, non ho nessun dubbio nel riconfermarlo».
E sull’altra sua bruttissima espressione, quella sui «turisti della democrazia»? Anche qui, Berlusconi conferma tutto: «Sì, la riconfermo. Quando si impedisce a qualcuno di esprimere le proprie idee, si mette in atto un comportamento illiberale, quindi, non democratico».
Il caso diplomatico E che la gaffe sia destinata a pesare non lo dicono solo le reazioni politiche (leggi qui sotto). Il governo tedesco nel pomeriggio ha convocato l’ambasciatore italiano a Berlino, Silvio Fagiolo, che proprio la scorsa settimana si era lamentato con l’Spd per gli attacchi a Berlusconi sulla stampa tedesca. Un portavoce dell’ufficio diplomatico ha spiegato che Fagiolo è stato convocato nell’ufficio del Cancelliere Schroeder a Berlino.
Berlusconi nonostante l’invito del vicepremir Fini finora non ha ancora chiesto scusa ufficialmente. Pare che lo abbia fatto davanti agli altri europarlamentari del Partito popolare europeo in una riunione a porte chiuse, però. Non solo. Avrebbe continuato sulla linea da impunito gaffeur dicendo che in Italia girano da anni «storielle sull’olocausto» perchè gli italiani sanno ridere anche di una «tragedia come quella». «Scherzare» su tragedie come quella, è stato il suo tentativo di giustificarsi, nel tentativo di «superarle».
Le reazioni Le reazione alla prima gaffe da presidente europeo sono durissime. Per il governo tedesco si tratta di dichiarazioni «inaccettabili». Il presidente del parlamento europeo Pat Cox in serata firma una nota ufficiale in cui afferma che le dichiarazioni di Berlusconi «hanno creato un senso di grave offesa tra molti membri del parlamento europeo» e esprime a Martin Schulz «tutta la mia simpatia e solidarietà». «Spero che Berlusconi avrà presto un’opportunità per
chiarire la vicenda», aggiunge Cox, augurandosi il ritorno ad un clima sereno affinchè la
presidenza italiana della Ue sia un successo, superando «la
distrazione odierna non necessaria e molto spiacevole».
In Italia Fini ha preso le distanze dal suo premier. Come mai era accaduto. «La reazione è umana -a ha detto Fini - ma era meglio chiedere scusa». «Berlusconi - ha aggiunto però - è stato gravemente provocato.Purtroppo è caduto nella trappola. Nessuna accusa per quanto faziosa, può comunque giustificare l’epiteto di kapo nazista a un avversario politico. Umanamente capisco, ma non condivido l’ostinazione con cui il presidente Berlusconi ha difeso le sue parole, che certamente volevano essere ironiche. Era molto meglio chiedere scusa». E che l’esordio di Berlusconi non sia piaciuto quasi a nessuno a destra lo rivela anche il leader dell’Udc, Marco Follini. Che dici (parafrasando Fini): «Non condivido e faccio fatica a capire».
Prima si diceva, che «quasi» nessuno a destra si schierava col premier italiano. Gli unici, per ora, sono quelli della Lega. Che con Roberto Maroni dice «Siamo assolutamente solidale con il presidente del Consiglio». Per il ministro del Welfare, insomma, «il premier ha risposto con fermezza agli atteggiamenti sprezzanti e arroganti di chi ritiene di poter giudicare l’Italia e il governo italiano sulla base di pregiudiziali ideologiche».
Domani intanto Prodi, Berlusconi e Fini si vedranno al Quirinale alla cena offerta dal presidente della repubblica Ciampi per l’avvio del semestre italiano. E forse sarà il capo dello Stato a levargli la patata bollente. Già oggi Enrinque Baron Crespo, presidente del gruppo socialdemocratico europeo, ha detto che si sente garantito «più da Ciampi che da Berlusconi». A proposito di europeismo e di correttezza istituzionale. Per Baron Crespo le scuse da bar non bastano: «Le dichiarazioni del premier italiano hanno aperto un conflitto istituzionale che va regolato per via istituzionale, in modo ufficiale»
Berlusconi e Prodi Questo il clima delle prime ore italiane di presidenza della Ue. Prime ore iniziate col discorso di Berlusconi, che ha inaugurato materialmente il semestre di presidenza italiana. Un discorso che si potrà rubricare nei manuali di pensiero berlusconiano come "il discorso dell’aquilone", visto che si è lanciato in una pindarica licenza poetica parlando dell’Europa «di oggi non è più quel leggero aquilone capace di intercettare il vento della storia dei tempi del Trattato di Roma». Un aquilone atlantico in ogni caso. Nei 33 minuti di discorso davanti ai parlamentari europei infatti il premier italiano ha sottolineato soprattutto la sua fede in un riavvicinamento del Vecchio e del Nuovo continente. Sempre ispirato, Berlusca continua infatti parlando di un’Europa che «può curarsi dalla sindrome di Amleto e decidere di essere senza riserve un protagonista attivo della scena mondiale», «può dotarsi degli strumenti, diplomatici, economici e militari per farlo in modo convincente senza mettere in discussione nè la sua autonomia nè le sue radici nel grande impianto di libertà difeso per lunghi decenni nel quadro delle sue alleanze occidentali».
In particolare però tra Europa e Stati Uniti è necessario a suo avviso che «sia bandita ogni forma di monologo in favore del più aperto e sincero dialogo». Ha anche specificato su quale "tracciato" quest’aquilone deve "riavvicinarsi". Il Cavaliere ha spiegato infatti che non ci possono essere «contraddizioni tra un forte impegno europeo e un’altrettanto forte solidarietà transatlantica». Dunque il suo obiettivo sarà «restituire spessore e dinamismo» alle relazioni tra l’Unione e gli Stati Uniti. Con uno sforzo europeo nel settore della difesa, dove serve «un sostanziale impegno in quadro Nato».
Atlantico e neoliberista come un novello Bush, Berlusconi ha fissato tre punti «cruciali» per la competitività dell’Europa che suonano come il programma del suo mandato semestrale o per meglio dire il suo programma tout court fino al 2006 e giù di lì. La ricetta dice: più investimenti, riforma delle pensioni, modernizzazione del mercato lavoro, cioè ancora più flessibilità. Ci sono le Grandi Opere. Anche in Europa, dice c’è «l’esigenza di un più efficace sostegno all’economia tramite l’incremento degli investimenti pubblici e privati con la collaborazione delle istituzioni finanziarie europee, in primo luogo della Bei», che si deve basare sulla «rilancio della politica delle grandi rete infrastrutturali transeuropee».
Senza dimenticare Maastricht: «Si tratta di conciliare le legittime esigenze della stabilità monetaria e del rigore finanziario, che non vanno in alcun modo messi in discussione, con un maggiore stimolo alla crescita dell’economia, con investimenti in infrastrutture ma anche in ricerca e innovazione tecnologica, perchè il capitale umano è la principale risorsa dell’economia europea». E qui evidentemente il volare alto gli ha preso un po’ la mano, vista la penalizzazione della ricerca in patria.
E poi il finale. La riforma delle pensioni. La «riflessione» da fare «sulla sostenibilità dei regimi pensionistici e previdenziali europei». Una riflessione che ha già un esito obbligato, pare: «Tenendo conto delle diverse situazioni degli stati membri, dobbiamo porre allo studio delle politiche volte ad aumentare il tasso di occupazione dei lavoratori più anziani e ridurre la propensione al pensionamento anticipato». E la flessibilità, stiule Maroni. Un altro capitolo annunciato in nome della «modernizzazione del mercato e la promozione dell’imprenditorialità», con particolare riguardo «alle piccole medie e imprese».
Lo sguardo atlantico si è soffermato infine sul Medio Oriente. Qui, si tratta di «recuperare un rapporto di maggiore fiducia con Israele ed al tempo stesso attuare il piano per la ricostruzione dell’economia palestinese che possa fungere da incentivo concreto ed efficace nei negoziati tra le parti».
Scoppia un battimani, come sempre, più vivace nei banchi del partito popolare europeo. E dopo il discorso "dell’aquilone" passa la parola al presidente della Commissione europea Romano Prodi. È il discorso, questo, della coabitazione, la prima, e europea per giunta, per l’Italia. E che l’applauso del Ppe fa risultare ancora più evidente. «Siamo innanzi a un vero e proprio processo di rifondazione europea, non solo di tipo costituzionale, ma anche politico ed economico», inizia col dire l’ex leader dell’Ulivo Prodi. «L’Italia sin dall’inizio dell’avventura comunitaria è stata presente e ha svolto un ruolo di grandissima rilevanza»: «Ci aspettiamo tutti con fiducia che l’Italia segua ancora e senza esitazioni questa strada». Ecco qua, la coabitazione si basa non sull’atlantismo ma sull’europeismo. Insomma, la prova sarà sulla Convenzione, sul nuovo trattato, sull’allargamento ai paesi balcanici, piuttosto che sulla deriva atlantica.