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La moglie del maresciallo dei carabinieri morto a Nassiriya : I nostri militari sapevano!

Publie le mercoledì 12 maggio 2004 par Open-Publishing

LA TESTIMONIANZA

La vedova al Tg3. Amnesty conferma: il governo sapeva

Torture in Iraq: «I soldati italiani sapevano»

La moglie di un carabiniere morto a Nassiriya: «Era disgustato: prigionieri trattati peggio degli scarafaggi, l’aveva denunciato»

MILANO - I militari italiani in Iraq sapevano come venivano trattati i prigionieri iracheni. Lo ha testimoniato in un’anticipazione al Tg3 Pina Bruno, moglie di Massimiliano Bruno, maresciallo dei carabinieri morto nello scorso novembre nell’attentato di Nassiriya. Prima di morire mio marito mi aveva detto che era disgustato di quello che succedeva con i prigionieri», ha detto Pina Bruno. «Erano trattati peggio degli scarafaggi. Lo aveva

denunciato anche ai propri superiori, ma naturalmente non è stato fatto niente».

«I SUPERIORI SAPEVANO» - «Massimiliano era rimasto molto colpito e mi aveva detto: ’Siamo nel 2000, neanche quando c’era la prima guerra mondiale c’erano queste torture. Ho visto un carcere, una cosa squallida, bruttissima’», raccontò il maresciallo alla moglie, la quale ha aggiunto che queste informazioni venivano comunicate in Italia. «I superiori lo sanno - ha detto la donna in un brano dell’intervista trasmessa integralmente a ’Primo Piano’ del Tg3 martedì sera alle 23,30 - sono lì, fanno finta di non aver sentito».

«SE TI COMPORTI BENE TI FACCIAMO USCIRE» - «C’erano posti sotterranei dove nascondevano questi iracheni», prosegue Pina Bruno, riferendo quanto le raccontava il marito. «Gli italiani andavano a prendere i carcerati iracheni e gli dicevano: ’Se ti comporti bene ti facciamo uscire. Ti facciamo lavorare per noi italiani’». «Quando ha visto certe cose è rimasto sconvolto. Massimiliano non credeva a quello che aveva visto. Mi diceva: ’Se lo racconto non ci credono’». I carabinieri avevano denunciato? «Massimiliano mi disse - risponde la vedova - che ognuno aveva un compito. C’era una persona che comunicava quello che aveva visto, quello che succedeva e quello che stava per succedere, e poi comunicava all’Italia. È assurdo che dicono che non sapevano niente». E i superiori non hanno fatto niente? «No, ma dai, scherziamo?».

IL MINISTERO DELLA DIFESA: «MAI SAPUTO DI TORTURE» -
Il ministero della Difesa, con un comunicato, ha detto di non essere mai stato a conoscenza delle torture ai prigionieri in Iraq: «Il ministero - si legge nella nota -non ha mai avuto alcuna notizia o informazione da parte di qualsiasi fonte circa trattamenti dei prigionieri non conformi alle norme del diritto internazionale umanitario». Smentita anche dal comando dell’Arma dei carabinieri che precisa «di non essere mai venuto a conoscenza di sevizie nei confronti di detenuti da parte di appartenenti alle forze della coalizione».

IL PADRE DI MASSIMILIANO - «Mio figlio non ha mai accennato a fatti del genere e ho la convinzione che, se avesse saputo qualcosa, me lo avrebbe detto». Lo dice Nunzio Bruno, padre di Massimiliano. «Ognuno - aggiunge - può esprimere le proprie idee e non si può comunque escludere che mio figlio avesse parlato con la moglie e non con me». Il padre di Massimiliano ha detto di averlo sentito «fino a due giorni prima della tragedia. E mi ha sempre parlato di calma attorno a lui - ha precisato -, mi ha mandato foto con gente del luogo, mi ha detto che portava loro del latte. Nessun accenno a fatti diversi».

AMNESTY - La sezione italiana di Amnesty international precisa, con un proprio comunicato, che l’argomento delle torture in Iraq è stato affrontato: «questo argomento fu oggetto, il 3 luglio 2003, di una comunicazione del sottosegretario agli esteri Margherita Boniver alla commissione affari esteri della Camera».

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2004/05_Maggio/11/torture_italia.shtml