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La polizia pensa solo a come picchiarci

Publie le lunedì 1 settembre 2003 par Open-Publishing

«La polizia pensa solo a come picchiarci»
Toni Negri, che non sarà presente alle manifestazioni, difende Casarini

c.v.

TRENTO. Il professor Antonio Negri, detto Toni, 70 anni portati da gran signore, sei dei quali trascorsi in carcere (ma la condanna fu di quindici) per insurrezione armata contro i poteri dello Stato, ha l’eloquio assertivo del «cattivo maestro» dei nostri anni bui. «Cosa dice mai? Ormai solo gli imbecilli mi chiamano così. Sono riverito come un «ottimo maestro» e in giro c’è tanta gente invidiosa per il ruolo che ricopro nella cultura mondiale. Ma lo sa che l’altro giorno sono stato invitato ad un dibattito con Al Gore, a Ravello, sopra Amalfi, un luogo assolutamente strepitoso, ospite in un albergo di sei stelle, trattato con tutti i comfort...». E ridacchia di vanitosa soddisfazione.

Il suo libro, Impero scritto a quattro mani con l’allievo americano Michael Hardt, è un bestseller internazionale, avendo venduto qualcosa come mezzo milione di copie. Vi si sostiene la tesi che la sovranità è passata a una entità, l’Impero, a cui partecipano i vertici degli Stati Uniti, il G8, la Nato, la Banca mondiale o il Fondo monetario, a scapito dei vecchi Stati-nazione. E’ una visione molto cara ai Disobbedienti di Luca Casarini, di cui Negri è ritenuto l’ideologo. Non a caso è nel comitato editoriale di Global, la rivista che compendia al meglio le idee dell’ala più radicale (e controversa) dei new global.

Negri è stato anche parlamentare eletto nelle liste radicali prima di rifugiarsi a Parigi come latitante.

Professor Negri, perché non parteciperà all’anti-vertice di Riva

«In quei giorni sarò a Parigi, per la prima volta dopo il mio rientro in Italia, nel’97. Mi hanno appena restituito il passaporto. E sa, Parigi è la mia seconda patria. Mi dispiace per gli amici trentini, ma non potevo dire di no ad un invito dei francesi».
Casarini proclama da giorni forme clamorose di disubbidienza a Riva del Garda. Lei che gli è molto vicino non dice niente?

«Non credo che nel movimento no global ci sia una violenza aggressiva».
Beh, Casarini la sta teorizzando.

«Non credo, non penso, non immagino».

Così è, professore.

«Ma perché in queste occasioni si cerca sempre di identificare dei violenti? Mi dispiace che anche la stampa vi insista, perché alla lunga fa solo il gioco della provocazione. Guardi, io sono vecchio, e so come agiscono le polizie e i governi, bisogna tenere in piedi un’alta tensione per intervenire. Del resto la polizia è pagata per questo. Ed è lo stesso ordine di chi poi dichiara la guerra. E la divisione tra la polizia e la guerra è sempre più piccola».

Quindi la disubbidienza è legittima?

«Direi che è sempre possibile. E’ un diritto e un dovere...».

Ma la violenza non è ammessa, professor Negri.

«Sì, ma è violenza anche quella delle multinazionali che negano le medicine ai malati di Aids in Africa. Non è possibile che milioni di uomini muoiano nel continente africano nell’indifferenza dell’Occidente, e noi ci si sente partecipi solo quando scopriamo che ci si ammala di Aids a New York. E’ una violenza senz’altro diversa da quella del questore Colucci, ma siamo sempre lì».

Padre Zanotelli in questi giorni ha lanciato un appello: parlare, parlare, parlare. Con tutti. Suppongo che pensasse anche ai poliziotti.

«Posizione sacrosanta, il problema è che tanta gente non vuole ascoltarci, per esempio i poliziotti del questore Colucci: loro non sono in ascolto con noi, se mai lo fossero è solo per capire se possono picchiarci da destra o da sinistra».
Senta, ma lei è non è l’ideologo dei Disobbedienti?

«Sono cinquant’anni che mi accusano di essere un ideologo. Vede, io ho vicinanza con tutte le frange del mondo, espongo le mie idee, e ci sono delle persone che sono d’accordo con queste. Idee che coincidono poi con la seconda superpotenza mondiale: quella che non voleva la guerra, quella che non vuole che la polizia esageri».

Quanto è decisiva Riva?

«Dipende molto dalla resistenza che ci sarà. Vede, a Cancun siamo di fronte ad un tentativo di rifeudalizzazione del mondo e delle proprietà. Accadde una situazione simile nel Seicento, alla fine della rivoluzione rinascimentale, che vide gli artigiani della manifattura essere sottoposti a regole capitalistiche estremamente pesanti. A Cancun si vorranno privatizzare i beni elementari, i servizi, le reti di comunicazione. Ecco, siamo nel bel mezzo di una rifeudalizzazione epocale. Ma per fortuna c’è la resistenza. E non è detto che la resistenza perda».

Gli intellettuali non sembrano amare molto i new global.

«Gli intellettuali italiani sono una banda di vigliacchi. Sempre stati o servi della Chiesa o del Pci. Pensi a come sono ridotte le Università...».

http://www.altoadige.quotidianiespresso.it/altoadige/arch_31/bz/trentino/piano/azs80.htm