Home > La vendetta di Berlusconi contro i giudici
Da Liberazione
Berlusconi: O con me o con i magistrati
Berlusconi chiede un atto di fede (con la maiuscola o la minuscola è indifferente). In nome del padrone di casa, del governo e delle televisioni italiane. «A settembre chiederemo una commissione d’inchiesta su quell’associazione a delinquere rappresentata dai magistrati politicizzati», avverte Sandro Bondi. Capito bene? Il giorno prima arrivano le motivazioni della condanna di Cesare Previti al processo Imi-Sir lodo Mondadori. Il giorno dopo Forza Italia chiede una commissione d’inchiesta contro i magistrati eversori. Sarà un caso? Il commento del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Virginio Rognoni è lapidario: «Non ci posso credere». Invece farebbe bene a crederci l’ex ministro democristiano, perché la vendetta del partito del premier non si fa attendere. Hanno condannato Cesarone, guai a loro. Non solo ai giudici: Carlo Taormina pretende l’arresto di Dini, Fassino e Prodi, quelli che nell’affaire telekom serbia secondo il faccendiere Igor Marini si nascondevano dietro i soprannomi di ranocchio, cicogna e mortadella. Sarà un caso anche questo?
Ieri i soliti commenti strafottenti sulla sentenza del processo Imi/Sir, oggi i fuochi d’artificio. Sandro Bondi detta alle agenzie i voleri del reuccio: «Chiederemo l’istituzione di una commissione di inchiesta sulla magistratura». Lo scontro fra Forza Italia e i magistrati supera il punto di non ritorno. Del resto credere è un atto di fede che non ha bisogno di prove, lo insegnano al catechismo e Berlusconi ben lo sa. Chi invece vuol continuare a dividere sacro e profano, è l’Udc. Gli scudocrociati del centrodestra sono a dir poco perplessi dal j’acuse forzista. «Spero che Bondi, con la frescura autunnale torni alla abituale moderazione», dice Luca Volontè.
Ma torniamo a Bondi, che in ordine di gravità oggi merita l’assoluta precedenza: «Alla ripresa dell’attività parlamentare Forza Italia chiederà formalmente l’istituzione di una Commissione d’inchiesta per accertare se ha operato ed opera tuttora nel nostro paese un’associazione a delinquere a fini eversivi, costituita da parte della magistratura, con lo scopo di sovvertire le democratiche istituzioni repubblicane». Molto era stato detto contro la presunta internazionale giacobina dei giudici, nessuno era mai arrivato a tanto. Bondi giustifica un atto così dirompente con la motivazione che in Italia è in atto «un disegno che si sarebbe avvalso e che tuttora si avvarrebbe di complicità e di collegamenti organici con il mondo politico della sinistra postcomunista e con settori dell’editoria e delle comunicazioni». Riesce a non ridere mentre lo dice, e questo di per sé è già un piccolo miracolo. Come quello fatto da Berlusconi appena ventiquattr’ore prima, quando quasi tutti i telegiornali avevano scalato in terza quarta fila la notizia delle motivazioni della condanna a Previti. Ma c’è una stampa comunista, non solo in Italia, che continua a remare contro l’interesse del paese e del suo presidente del Consiglio. Per questo Bondi è serio serio mentre parla di associazione a delinquere riferendosi alla magistratura. Per lo stesso motivo l’esperto Rognoni è altrettanto serio nel dire: «Non ci posso credere».
Eppure dall’Udc arriva uno stop netto al progetto di Bondi. «Non è pensabile che un uomo della saggezza di Sandro Bondi immagini di istituire una commissione di inchiesta parlamentare sulla magistratura italiana», insiste Volontè. «Per parte nostra - aggiunge - non saremo mai favorevoli ad una qualunque commissione di inchiesta che intervenga nei confronti di un qualsiasi procedimento giudiziario ancora in corso...». Al suo primo vero banco di prova da coordinatore di Alleanza nazionale, Ignazio la Russa si dà malato. Invece per la Lega va tutto bene, quelle di Bondi sono richieste sacrosante e i paladini padani quando sarà il momento saranno lì, pronti a chiedere la riforma deevoluta anche della magistratura.
Buonanotte dal paese delle libertà. E dal suo portavoce Sandro Bondi.
Frida Nacinovich
f. nacinovich@liberazione. it