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Lettera aperta ai movimenti europei

Publie le venerdì 11 luglio 2003 par Open-Publishing

Lettera aperta ai movimenti europei

verso il forum sociale di Saint Denis

Il 18 luglio a Genova, dopo l’assemblea del gruppo di continuità del forum sociale che si è tenuta
l’8 a Roma, si definisce in termini più o meno conclusivi il programma, o meglio il contributo
delle reti europee all’organizzazione del Forum sociale europeo di Saint Denis. Il tutto accade
mentre è in dirittura di arrivo la proposta di costituzione europea elaborata dalla convenzione, nel
semestre italiano di presidenza europea, dopo i controvertici di Evian e di Salonicco e in vista
delle mobilitazioni anti-Wto di Cancùn.

Ci troviamo indubbiamente di fronte ad una serie di problemi tutt’altro che marginali: un
movimento, che pur nella ancora evidente capacità attrattiva, è risultato nelle ultime scadenze
frammentato, segnato da una separazione tra dimensione di programma e disponibilità al conflitto e alla
radicalità, attraversato da anime fortemente anti-europeiste.

Dall’altra un processo di costituzione europea, tutto disposto sul piano delle aristocrazie
illuminate, stretto tra l’originaria chiave federalista e gli oltranzismi sovranisti (basti pensare
all’anti-europeismo tutt’altro che tacito di Italia, Spagna, Inghilterra).

La sfida che vorremmo proporre ai movimenti italiani così come a quelli europei è di provare a
intendere il Forum di Saint Denis come un momento della "costituente europea", o meglio di quello
spazio costituente dei movimenti e dei conflitti europei negato dal dispositivo della convenzione.
L’immaginario e le pratiche di relazione e di elaborazione di programma che vorremmo produrre sono
quelli della "costituente contro la convenzione", ma in un’ottica altrettanto europeista e che
sappia prendere le distanze da chi vede ancora nello stato nazione l’unico spazio politico praticabile
per i conflitti sociali così come per processi di formalizzazione normativa.

Riteniamo, infatti, sulla scorta degli errori fatti nello scorso forum sociale di Firenze, che il
problema non sia tanto quello della produzione autonoma o peggio separata di contenuti e di
pratiche, ma che vada investito il forum, nella sua dimensione centrale, di un attraversamento
continuativo e virale, che vadano messi al centro i temi irrinunciabili e non marginali di un’Europa
sociale: cittadinanza e libertà di movimento, reddito e non lavoro, federalismo e municipalismo,
comunicazione e autorganizzazione del lavoro cognitivo, saperi e critica alla proprietà intellettuale.

L’attraversamento che abbiamo in mente e che vorremmo praticare assieme ad altri è quello, per
nulla timido, della costruzione di un "programma post-socialista" che sappia ridefinire il baricentro
politico del movimento, in grado di riaprire quel terreno di frontiera e di sperimentazione, dato
costitutivo del movimento globale che troppo spesso è andato smarrito.

Un programma che senza mezzi termini decreti esaurita la centralità degli stati nazione, si
confronti sulla questione del reddito, dei diritti di cittadinanza, dell’acceso ai saperi e alla
formazione a partire dall’orizzonte politico europeo, ne forzi internamente i limiti e le contraddizioni.

In particolare riteniamo che il Forum sociale di Saint Denis e la sua natura costituente debbano
essere intimamente legati alla capacità di fare incontrare le reti sociali e non semplicemente le
rappresentanze di movimento, che sia cioè momento di costituzione reale di programma e di agenda
comune, in grado di attivare un confronto aperto sui temi come sulle pratiche. Perché siamo convinti
di trovarci di fronte a una nuova fase, dove è impossibile separare l’agire globale da quello
locale e dove, se da una parte occorre declinare socialmente la dimensione di conflitto accumulata sul
terreno globale di contestazione dei poteri imperiali, è altrettanto necessario non fare delle
lotte sociali una sorta di ripiegamento localistico che mette frettolosamente da parte la capacità
del movimento di produrre eventi e immaginario. Crediamo&n bsp; sia un’esigenza di tutti, e quanto
mai non-aggirabile, proiettare quel dato di ribellione dei giorni di Seattle, di Praga, di Genova,
nella vita quotidiana, nelle dimensione esistenziale comune, nelle "forme di vita" che hanno
attraversato i grandi appuntamenti del movimento globale.

Riconoscere che siamo in una nuova fase significa dunque evitare di "amministrare il patrimonio di
famiglia" e riaprire una stagione di sperimentazione nelle pratiche e nei linguaggi, avere il
coraggio e la flessibilità adeguate per avere a che fare con reti complesse, tentando di riarticolare
il discorso sullo spazio pubblico. Saint Denis e la sua preparazione, da Riva del Garda a Cancùn,
agli appuntamenti romani legati alla presidenza italiana del semestre europeo come quello del
30-31 ottobre, occasione di incontro dei ministri delle infrastrutture sul tema della casa, possono
essere momenti decisivi per definire un "salto di maturità" del movimento dei movimenti, per tornare
ad un rinnovato protagonismo, per alimentare nuovamente una stagione di conflitti.

Europa, Pianeta terra

Movimento delle e dei disobbedienti