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Lettera aperta al Sindaco di Genova Giuseppe Pericu

Publie le domenica 27 luglio 2003 par Open-Publishing

Caro Sindaco,

siamo un gruppo di lavoratrici e lavoratori genovesi, giovani e meno giovani, educatori che operano sul territorio con gli anziani, i bambini, i portatori di handicap o che seguono gli inserimenti lavorativi delle fasce piu’ deboli e disagiate come i tossicodipendenti, i detenuti e gli ex detenuti, siamo operaie ed operai soci o dipendenti delle cooperative sociali di tipo B, ricercatrici e ricercatori scientifici dell’ Ist, ausiliarie e ausiliari dell’ Istituto Brignole, giovani studenti-lavoratori alle prese con le piu’ impensate occupazioni per pagarsi le rette universitarie, lavoratori saltuari e temporanei, addette e addetti alle pulizie in appalti comunali e non, lavoratori a collaborazione coordinata e continuativa, interinali, a ritenuta d’ acconto, a progetto, in borsa lavoro...lavoriamo alla Fiumara o nei discount, ma anche presso enti pubblici locali...e tutti abbiamo un unico inequivocabile, insostenibile denominatore comune che regola le nostre vite piu’ ancora che le nostre atipiche occupazioni: la precarieta’.

Poco piu’ di un mese fa molti di noi si sono incontrati per la prima volta all’ interno dei locali della ex facolta’ di Economia in Via Bertani, ora divenuta "Laboratorio sociale occupato Lab.Buridda", restituendo cosi’ alla sua originaria vocazione di luogo di produzione e circolazione di sapere uno spazio altrimenti condannato al degrado e all’abbandono.

Insieme abbiamo dato vita ad un progetto (presto forse una Associazione) che nel nome stesso "R- esistenze precarie" allude alla volonta’ di non piegarsi ad un modello economico ed esistenziale che ci vorrebbe "isolati" ed "invisibili" protagonisti di un presente insostenibile e di un futuro che non è dato immaginare e programmare tanto per noi quanto per le nostre famiglie.

I soggetti che si sono incontrati in questo laboratorio sono efficace testimonianza delle profonde trasformazioni avvvenute in questi anni nel mondo del lavoro: Genova, in questo senso, con le radicali ed inarrestabili modifiche occorse al suo tessuto produttivo e sociale , costituisce un modello paradigmatico dei cambiamenti occorsi a livello globale.

Queste trasformazioni hanno certamente costituito occasione di rilancio e di sviluppo per Genova: al tempo stesso, come dappertutto, hanno comportato precarizzazione del lavoro, dei rapporti sociali e delle identita’ singole e collettive.

Crediamo che sia fondamentale illuminare queste realta’, evitarne l’occultamento e battersi perche’ possano godere della pienezza dei diritti, accedendo liberamente e senza ostacolo alcuno alle risorse necessarie per una compiuta e completa cittadinanza .

In una citta’ come Genova, la cui storia e identita’ e’ strettamente e indissolubilmente legata alla sua industria, dare voce e spazi alle nuove soggettivita’ che emergono dalle trasformazioni produttive ci sembra compito in linea con le sue tradizioni e necessario nell’opera di ridefinizione dell’identita’ collettiva che affronta ormai da tempo.

Le vicende di questi ultimi anni hanno portato e mantenuto Genova alla ribalta nazionale e internazionale: talvolta per semplice "vetrina", ultimamente per eventi drammatici che hanno segnato in profondita’ tutti noi.

In tutte queste occasioni ci e’ sembrato di scorgere pero’ la volonta’ di tutti, Amministrazione e semplici cittadini, di evitare l’evento fine a se stesso, e di presentare la citta’ nella sua pienezza e totalita’ senza nulla nascondere (non possiamo fare a meno di ricordare lo sconforto di tutti, e Suo in particolare, di fronte alle grate che isolavano l’infausta zona rossa).

La citta’ sembra dire: niente chiusure, rimozioni ed inutili orpelli, siano essi reali o metaforici.

Come Lei stesso ha ricordato nella presentazione di Genova capitale europea della cultura "ogni città designata è libera di determinare autonomamente come vuole interpretare il suo essere Capitale Europea della Cultura." Nello stesso documento si fa riferimento ad una serie di concetti- durevolezza, cultura come conoscenza e senso della comunita’, partecipazione attiva della cittadinanza- che ci sentiamo di condividere pienamente.

Essi ci inducono a pensare e sperare in una reale e fattiva volonta’ dell’ Amministrazione nel promuovere e sostenere tutte le esperienze di elaborazione e definizione di saperi centrali per la comunita’ in cui viviamo.

Ma è nel significato simbolico del Viaggio, tematica scelta per definire concettualmente "Genova 2004", che troviamo le maggiori affinità con le tante progettualita’ che nel laboratorio di Via Bertani vanno rapidamente prendendo forma, come forse mai è successo in passato per esperienze analoghe.

E’ il Viaggio di una parte considerevole della nostra realtà metropolitana alla ricerca di una identità collettiva "altra" e meno "allineata" rispetto a quei modelli dominanti "importati" che non le sarebbero propri per storia e tradizioni e che disegnano gli spazi per i cittadini unicamente in funzione dei consumi e non dei reali bisogni di socialità.

Caro Sindaco,
ci piacerebbe incontrarLa e raccontarLe meglio i nostri progetti, alcuni gia’ operativi altri, per il momento, ancora in fase di studio.

Ci piacerebbe incontrarLa e ricevere qualche rassicurazione sulle Sue intenzioni, le intenzioni della città di Genova, rispetto a quello spazio, senza il quale nulla, di quanto abbiamo progettato, avrebbe visto la luce con tanta rapidità, semplicemente perchè molti di noi non si sarebbero ancora nemmeno incontrati!

Ci piacerebbe molto che l’ Amministrazione di questa città ci riconoscesse come interlocutori in un processo in corso di crescita sociale e culturale piuttosto che come degli "intrusi" indesiderati.

Ci piacerebbe che l’ Amministrazione cittadina investisse su questa realtà preziosa, ancorchè "scomoda" per quanti si schierano su posizioni di chiusura e conservazione e ne leggesse le enormi potenzialità.

Ci piacerebbe ragionare insieme anche di eventuali soluzioni "alternative" a quella di Via Bertani, posto che possiedano quei requisiti e quelle peculiarità di cui i tanti progetti necessitano per poter andare avanti.

Ci piacerebbe, infine, non dover mettere nemmeno tra le più remote ipotesi in previsione quella di un eventuale sgombero.

Non rinunceremo al Viaggio che abbiamo appena intrapreso, esso è troppo importante per tutti noi.

Siamo certi che questa città saprà dare risposte propositive, di apertura e di dialogo e non cadrà nella facile, inconcludente e ottusa scelta della repressione.

Siamo certi, infine, che su tutto cio’ sarà possibile aprire un tavolo cittadino di confronto e discussione.

Il nostro, caro Sindaco è un "Invito al Viaggio" al quale, siamo sicuri, Ella e la città di Genova non vorranno sottrarsi.

Genova, 28 Luglio 2003