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Ma come si può escludere a priori l’uso della forza?

Publie le mercoledì 21 gennaio 2004 par Open-Publishing

Cara Rina, vorrei entrare subito nel vivo del nostro attuale dibattito interno, che non considero
affatto la coda del V Congresso ma un’anticipazione di quello che sarà il VI, non senza aver
espresso un profondo malessere per quella che vivo come una progressiva e secca involuzione della
democrazia interna al partito, che stride con le altisonanti dichiarazioni di principio. Se altri fanno
come o peggio di noi (vedi Berlino), la cosa non mi rallegra affatto. I bolscevichi votarono nei
Soviet prima della conquista del Palazzo d’Inverno, il nostro Segretario si reca a Berlino per dare
vita ad un nuovo partito (non comunista) europeo senza alcun mandato da parte degli organismi
dirigenti.
La sinistra di alternativa in Italia. Più volte abbiamo discusso, negli organismi dirigenti, della
possibilità di costituire un nuovo soggetto politico della sinistra di alternativa in Italia,
negando però con decisione che si ragionasse di un nuovo partito, non comunista, considerato
giustamente una fuga in avanti organizzativistica, non in grado dunque di risolvere problemi che erano e
rimangono squisitamente politici. Abbiamo così ragionato di Forum, di Costituente, fino all’attuale
Forum per un’alternativa programmatica di governo.

Il Partito della Sinistra Europea. Perché, allora, in Europa abbiamo agito del tutto diversamente,
dando vita senza alcuna discussione diffusa ad un nuovo partito, di orientamento non comunista,
destinato ad indebolire e non già a rafforzare il Gue? Senza nemmeno aver prodotto una discussione
compiuta sui grandi temi della costruzione dell’Europa, elemento che si riflette in un appello
assai generico, per non dire moderato?

Il ‘900 ed i comunisti: contestualmente a Berlino è ripreso il processo alla storia dei comunisti
del ‘900, con l’imposizione del dogma della non-violenza, assurto a strumento valido al di fuori
del tempo e dello spazio, "al di là del bene e del male". Con un furore ideologico che non trova
alcuna ragion d’essere oggettiva. Alcune osservazioni:
a) faccio miei i quesiti posti da Ingrao sulla possibilità o meno di resistere anche con le armi
contro lo strapotere Usa e le aggressioni armate, la risposta ai quali rompe quella visione che
individua la non-violenza come unica soluzione per non trovarsi immersi nella "dialettica
guerra-terrorismo" (diciamolo ad iracheni, palestinesi, colombiani...);
b) guerra e terrorismo sono due aspetti dello stesso processo (non una spirale e due centri
equivalenti del terrore), entrambi funzionali ai progetti di egemonia mondiale degli Usa dopo la
disgregazione dell’Urss. La Rivoluzione d’Ottobre ruppe l’egemonia mondiale del capitalismo, il 1991 l’ha
reintrodotta, con conseguente arretramento dei rapporti di forza su scala mondiale. Hiroshima è
stato il cinico segnale dell’egemonia imperialista Usa, un salto di qualità drammatico per l’intera
umanità, come oggi lo è la guerra preventiva di Bush;
c) come si può rimettere in corsa una prospettiva rivoluzionaria escludendo a priori l’uso della
forza e la conquista del potere? Come è stato per la borghesia rispetto al feudalesimo? Nessun
comunista ha mai considerato obbligatorio l’uso della forza, ma ha sempre avuto la consapevolezza
della difficoltà di modificare radicalmente i rapporti di produzione se le leve del potere rimangono
nelle mani dell’avversario di classe. Nel qual caso, l’alternativa rimarrebbe interna al sistema ed
il binomio socialismo-comunismo semplicemente un’utopia, com’era prima non di Lenin ma del
Manifesto di Marx del 1848;
d) I comunisti del ‘900 hanno sempre fatto i conti con la propria storia e le proprie esperienze,
strada facendo, pagando anche dei prezzi altissimi (tra gli altri, la rottura Cina-Urss). Sarebbe
importante aprire una grande ed alta discussione, sull’evoluzione del movimento comunista
internazionale, sull’Urss e le ragioni della sconfitta, sulle attuali transizioni in corso, imparando
dagli errori ma senza recedere dalla prospettiva. Perché? Perché nessuno è più a sinistra e radicale
dei comunisti, senza i quali non può esistere alcuna alternativa di massa non solo al neoliberismo,
ma al capitalismo stesso.