Home > Melfi : la carica
Ai tempi della prima repubblica la FIAT era l’esempio fulgido del liberismo
assistito italiano: i profitti andavano ai padroni, e le perdite venivano
finanziate dallo stato. Ai tempi della seconda repubblica per la FIAT le
cose si sono messe male.
Negli ultimi mesi è parso che l’azienda riprendesse fiato, grazie
all’aumento dei ritmi di lavoro, all’intensificazione dello sfruttamento, e
grazie ai bassi salari e alla differenziazione salariale in alcuni
stabilimenti, come quello di Melfi .
Ed è a Melfi che la rivolta è scoppiata. La carica rabbiosa dei poliziotti
contro gli operai ci segnala il fatto che siamo ormai giunti al punto
limite. Non si tratta di rispondere alla provocazione con la violenza. Si
tratta di cogliere questa occasione per costruire il programma di
alternativa da mettere al centro di un’offensiva sociale generalizzata. Per
il salario e per la libertà.
Ogni volta che la FIAT esplode, per la politica itailana la resa dei conti
si avvicina .
Nella primavera del 1969 le lotte autonome prepararono la più grande
esplosione sociale della nostra storia, l’autunno caldo. E quando gli
operai di Mirafiori scesero in piazza per protestare, il 3 luglio, ci fu
una giornata di battaglia campale a Corso Traiano, e il giorno dopo cadde
il governo. Negli anni ’70 le lotte di Mirafiori guidarono la classe
operaia italiana, segnando i momenti di scontro più alto, e di più avanzata
autonomia. E come sono sempre stati avanguardia nella lotta per il
miglioramento dei salari e per la riduzione dello sfruttamento, così gli
operai della FIAT sono stati i primi a subire l’offensiva padronale, nei
momenti di ripiegamento e di sconfitta.
Quando, nel 1979, Agnelli licenziò 61 operai autonomi, questo fu il segnale
dell’inizio di una controffensiva politica padronale che negli anni
successivi proseguì spietata. Nel 1980 i licenziamenti furono 25000. Il
sindacato, che non aveva reagito contro i 61 licenziamenti del ’79, tentò
disperatamente di opporsi all’espulsione di massa dell’80. Ma il clima
politico era cambiato profondamente, e stava aprendosi la lunga fase
dell’offensiva padronale. La società italiana si spostava a destra, il
ricatto lavorista funzionava, 40000 impiegati manifestarono contro gli
operai. Erano gli anni di Reagan, di Thatcher, gli anni di Craxi. Un
signore chiamato Berlusconi mandava in onda l’arroganza di un ceto di
sgomitatori che voleva rinnovare l’Italia.
E l’hanno rinnovata. L’hanno trasformata in un paese di sgomitatori
solitari che subisce nell’isolamento individuale qualsiasi angheria,
qualsiasi sfruttamento. L’hanno trasformata in un paese di ignoranti, un
paese in cui la ricerca e l’innovazione non contano niente e non sono
finanziate dallo stato né dai privati. Un paese governato da partiti che
rappresentano la mafia siciliana e il razzismo lombardo Un paese in cui i
salari sono fermi da un decennio con la complicità dei sindacati
concertativi, e il costo della vita è raddoppiato in tre anni.
Ma oggi si ripresentano sulla scena gli operai della FIAT.
Tutti dobbiamo rispondere al loro appello.
E’ l’occasione per mandare a casa il governo di ignoranti e mascalzoni che
devasta da tre anni il paese. Ma sappiamo che, al momento attuale, non
esiste alcuna alternativa politica: non sono un’alternativa gli eredi dello
stalinismo italiano convertiti al liberismo ragionevole. L’alternativa
sociale va prodotta, e le condizioni migliori per farlo sono quelle di
un’insorgenza sociale di massa.
Si stanno preparando le condizioni di un’esplosione di cui nessuno per il
momento sembra poter prendere la direzione. E in casi come questi il
pericolo è che la direzione dell’esplosione sociale venga presa in mano dai
fascisti e dalla mafia. Il presidente del consiglio negli ultimi mesi ha
cominciato a prepararsi a questo: denuncia i politici come ladri, e assume
toni da eversore, come se fosse già all’opposizione. Si prepara a guidare
da destra un’esplosione sociale che nessuna sinistra ha voglia né capacità
di guidare.
L’appello che proviene dagli operai di Melfi va accolto come l’occasione
per preparare quell’alternativa che oggi non esiste.
L’esplosione sociale può avere carattere progressivo, pacifico, e sociale
se avrà come obiettivo l’aumento dei salari, la riduzione dello
sfruttamento, la redistribuzione della ricchezza sociale. Ma se non accadrà
questo possiamo stare certi che l’esplosione ci sarà ugualmente, ed avrà
carattere populista ed aggressivo, si rivolgerà ai risparmiatori ed ai
piccoli proprietari, e porterà il paese a scendere l’ultimo gradino che
porta al baratro della guerra civile e del fascismo.
Gli operai di Melfi ci danno un’indicazione: LANCIARE SUBITO L’OFFENSIVA
SOCIALE PER L’AUMENTO GENERALIZZATO DEI SALARI CONTRO IL SUPERSFRUTTAMENTO
Lo sciopero di domani, 28 aprile, deve diventare anche questo: apertura di
una fase di discussione e di mobilitazione per la costruzione di un
programma di alternativa da mettere subito all’ordine del giorno, e per la
costruzione dell’offensiva generalizzata che abbatta il governo dell’indegnità.