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Michael Moore a Cannes : "Il presidente è contro i nostri soldati, li ha messi in pericolo...

Publie le martedì 18 maggio 2004 par Open-Publishing

http://www.repubblica.it/2004/d/sezioni/spettacoli_e_cultura/cannes2004/moore/moore.html

Il documentario in concorso al Festival è un atto d’accusa contro
il presidente Usa e la guerra fatta solo per interessi personali

Cannes si blocca per Moore

"Fahrenheit", processo a Bush

Il regista: "Il presidente è contro i nostri soldati, li ha messi
in pericolo solo per riempire le tasche dei suoi amici"

Michael Moore a Cannes

CANNES - Al festival è arrivato il giorno di Fahrenheit 9/11. L’atteso
documentario di Michael Moore non ha deluso le aspettative ed è stato
accolto con entusiasmo alle prime proiezioni. Due ore contro Bush jr e
contro la sua guerra strumentale prima in Afghanistan e poi in Iraq: una
guerra fatta, secondo il regista, solo per il controllo del petrolio e
per interessi personali. Due proiezioni stampa contemporanee non sono
bastate a evitare la ressa: una prima mondiale nel Concorso del Festival.

Michael Moore, trattato come una star per le strade di Cannes, eletto
leader dagli intermittenti che proseguono la loro protesta, festeggiato
dai cinefili che affollano il festival, torna nel ruolo di regista e
lascia prima parlare il suo film. Poi, alla conferenza stampa, non
risparmia accuse al presidente e all’amministrazione. "Bush non ha
personalità" ha detto Moore.

"Non sostiene i soldati, li disprezza, come tutta la sua squadra" ha
aggiunto. "Non bisogna disprezzare dei giovani che hanno accettato di
impegnarsi per il nostro paese, è una cosa ignobile sostenere, come ha
fatto Bush, che alcuni nostri soldati hanno avuto momenti di debolezza.
E’ Bush che li ha messi in pericolo solo per riempire le tasche dei suoi
amici e benefattori, lui è l’antimilitarista per eccellenza, come
Rumsfeld e Cheney".

"Indipendentemente da quel che accadrà in Iraq dopo le torture" ha
continuato "quando si fa una guerra, si raccoglie quel che si semina e
se ci si comporta immoralmente succederanno altri fatti immorali. Bush
non è andato in un altro Paese per evitare un olocausto, si è lanciato
in una guerra ignobile. Ma, grazie a Dio, le cose in Iraq stanno
cambiando, a differenza di quanto accaduto in Vietnam dove ci sono
voluti anni".

Due anni dopo aver denunciato l’uso delle armi negli Usa nel precedente
Bowling for Columbine con cui ha conquistato l’Oscar, dopo il successo
del libro Stupid white man "dedicato" al presidente Usa, Moore torna a
prendere di mira Bush, in questo documentario sui presunti rapporti tra
la Casa Bianca e la famiglia di Osama bin Laden.

Il film procede a un ritmo veloce e non fa mistero di essere un
documento di propaganda per ridicolizzare il presidente. La macchina da
presa indaga sulla reazione degli americani e della Casa Bianca agli
attentati dell’11 settembre, per poi spostarsi sui legami tra i Bush e
famiglie saudite di rilievo (tra cui, appunto, quella di bin Laden) e
approdare al momento più emozionante: il crudo e puro dolore dei
familiari dei soldati morti in Iraq.

Alternando le dichiarazioni dei soldati in Iraq, che è riuscito a
riprendere grazie a una troupe clandestina infiltrata al fronte, che
mostrano come ultimamente il morale sia molto meno alto di quanto la
propaganda del presidente voglia far intendere, il film si concentra
sulla metamorfosi di una donna della provincia americana, Lila Lipscomb.

Questa donna all’inizio del film si dichiara una conservatrice
democratica, dice di detestare le manifestazioni dei pacifisti ed è
fiera che la sua famiglia sia impegnata nell’ esercito americano. Poi
però uno dei suoi figli muore e il suo giudizio, influenzato dal dolore
materno, cambia radicalmente.

Lei allora si spinge fino alla Casa Bianca, per chiedere conto a Bush
del perché. Il regista offre il suo punto di vista: l’Iraq è il Paese
del mondo che offre maggiori possibilità economiche in questo momento,
grazie al progetto di ricostruzione cui partecipano multinazionali,
alcune delle quali fanno capo alla famiglia Bush e ai suoi ministri.

Moore costruisce le sue indagini senza mai abbandonare il sarcasmo,
elemento con cui condisce da sempre le sue inchieste, quelle per i suoi
show televisivi, per i suoi libri o per il grande schermo. Come quando
mostra il presidente americano che se la prende proprio con lui e gli
urla: "Impara a comportarti e trovati un lavoro vero". O come quando,
davanti al Campidoglio, ferma deputati e senatori per chiedere come mai
solo un parlamentare abbia un figlio in Iraq.