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Nel Larzac l’università dell’antiliberismo

Publie le martedì 26 agosto 2003 par Open-Publishing

trattto da "Il Manifesto" - 10/08/03

Nel Larzac l’università dell’antiliberismo

Centocinquantamila persone convenute nel tradizionale luogo della
contestazione francese

ANNA MARIA MERLO

Trent’anni fa, nel 1973, prendeva il via la prima grande manifestazione
sull’altopiano del Larzac (sud della Francia, non lontano da Millau) che
doveva trasformare questo luogo di allevamento di pecore in un simbolo della
storia della contestazione, francese prima, poi internazionale. Allora, la
battaglia - vinta - era per impedire l’allargamento del campo militare di
esercitazioni, che occupa ancora una porzione dell’altopiano. Ieri, nel
Larzac gli organizzatori hanno dovuto chiudere in anticipo i tre giorni di
incontri previsti da venerdì a domenica, perché erano affluite in un solo
giorno 150mila persone, tre volte le aspettative, su invito della
Confédération paysanne, di Attac, del gruppo dei Dieci, la Fsu, Greenpeace e
altre organizzazioni di lotta a favore dei diritti, per discutere degli
effetti nefasti del liberismo applicato a tutte le attività sociali, dalla
scuola alla sanità, con particolare attenzione per l’agricoltura, a un mese
dalla cruciale riunione del Wto a Cancun (Messico) dal 10 al 14 settembre
prossimi.

L’appuntamento che doveva ricordare i trent’anni del Larzac si è trasformato
in un avvenimento politico di primo piano, in una grande università
popolare, che ha attirato non solo i tradizionali sostenitori della lotta
altromondialista e gli amici di José Bové, il leader della Confédération
paysanne abitante del Larzac (da sabato 2 agosto in libertà vigilata dopo
essere stato condannato a dieci mesi di carcere per aver estirpato del mais
ogm) ma anche molte persone protagoniste della primavera calda francese,
insegnanti, dipendenti pubblici in generale, «intermittenti» dello
spettacolo, che hanno contestato la riforma delle pensioni e gli ulteriori
passi verso la precarizzazione del lavoro.

Il «Larzac 2003» è diventato per pochi giorni il centro della contestazione
contro il governo di Jean-Pierre Raffarin: non solo una riflessione sulle
lotte della scorsa primavera e dell’inizio estate (che del resto per gli
«intermittenti» dello spettacolo continuano), ma una anticipazione di quello
che potrebbe diventare un imminente «autunno caldo», visto che il governo
prepara la riforma della previdenza sociale.

La forza del Larzac è di essere riuscito, in trent’anni, ad andare oltre il
localismo e ad aver trasformato delle rivendicazioni specifiche in una lotta
dal senso più universale. In questi tre gioni si sono susseguiti seminari
sui vari aspetti della mondializzazione liberista in atto, che vuole ridurre
tutto a merce. L’obiettivo è di sensibilizzare il maggior numero di persone
su questioni che a prima vista possono sembrare molto tecniche: in
particolare, le discussioni in corso nel Round di Doha del Wto,
l’Organizzazione mondiale del commercio.

Così come trent’anni fa la strana alleanza tra i contadini del luogo -
chiamati allora i «pur porc» - e i «neo-rurali» (tra i quali c’era lo stesso
José Bové che da allora lavora per la produzione del formaggio Roquefort)
era riuscita a produrre una cultura di contestazione, oggi la miscela si
ripete nel dialogo tra gli abitanti del luogo e le varie forme di lotta
presenti in Francia. Come ha spiegato in questi giorni José Bové, ci vuole
una presa di coscienza che permetta agli abitanti del nord di capire che è
nel loro interesse difendere i diritti di quelli del sud: l’esito del
vertice di Cancun è legato a un’intesa tra le due maggiori potenze
economiche, gli Usa e l’Ue, sui sussidi agricoli (somministrati in entrambe
le zone economiche) che soffocano la produzione e l’export dei paesi del
sud, che vivono al 70% proprio sull’agricoltura. Altri temi sono in
discussione legati al commercio mondiale, a cominciare dall’opposizione Usa
all’accesso ai medicinali a basso prezzo da parte dei paesi in via di
sviluppo (in particolare per l’aids).

Come spiega un abitante storico del Larzac, «abbiamo capito il Wto grazie
all’affare McDonald’s»: nel 99, José Bové assieme ad altri sindacalisti demolì un cantiere a Millau dove era in costruzione un ristorante McDonald's, come risposta al rialzo dei diritti di dogana Usa sul formaggio Roquefort, ritorsione all'Europa che aveva bloccato la carne agli ormoni. Da allora Bové, con il suo Roquefort, accumula condanne penali ma ha aperto gli occhi a molti sugli effetti del liberismo indiscriminato che porta con sé povertà e cattivi prodotti. Il Larzac deve la sua fama a una battaglia semplice, contro l'esercito che voleva spodestare gli agricoltori per allargare il proprio campo di manovra. Oggi, spiegano gli abitanti, la lotta è più difficile, quando il nemico è il denaro, più subdolo della stupidità dei militari degli anni70.