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No di Madrid a una forza internazionale

Publie le martedì 4 maggio 2004 par Open-Publishing

di Leonardo Sacchetti

«La valutazione che avevamo fatto è stata confermata». Lo spagnolo Miguel Angel Moratinos, ministro degli Esteri del governo socialista di José Luis Rodriguez Zapatero, non ha lasciato dubbi sul giudizio relativo alla stesura di una nuova risoluzione che si profila alle Nazioni Unite pressate dalle richieste dell’amministrazione Bush per il dopo 30 giugno in Iraq. «Le dichiarazioni di Annan - ha detto Moratinos - dimostrano che prima di quella data non ci sarà un mandato serio e fermo dell’Onu per assumere la responsabilità politica e militare» della transizione irachena.

Il segretario dell’Onu, Kofi Annan, in un’intervista rilasciata alla tv americana Nbc, aveva parlato di una possibile forza multinazionale (e non di un contingente di caschi blu) da costituire nelle prossime settimane, forza che Bush vuole mantenere sotto comando militare Usa. In queste condizioni, ha proseguito Moratinos in un’intervista a TeleCinco, «potremmo tornare in Iraq per portare un aiuto politico, umanitario, economico, per l’addestramento, ma non torneremmo con le truppe».

La via spagnola
Dunque, il governo socialista spagnolo conferma la sua promessa elettorale, sancita dal ritiro del contingente lo scorso aprile. Madrid, comunque, non sbatte la porta alla mediazione dell’Onu, definita da Moratinos come «un processo che lascia sperare». «Vogliamo svolgere un ruolo attivo e costruttivo all’interno del Consiglio di Sicurezza - ha detto Moratinos - e lo stiamo dimostrando con i contatti che abbiamo con altri Paesi membri dell’Onu». Il riferimento, secondo lo stesso ministro, è alla Germania del cancelliere Gerhard Schröder, con cui la Spagna sta riallacciando i legami raffreddatisi durante i governi di José Maria Aznar.

Ma la realtà delle cose, secondo la diplomazia spagnola, è lì sotto gli occhi di tutti: nessun casco blu andrà in Iraq, il comando militare rimarrà saldamente nelle mani dei generali di Washington e molto difficilmente i Paesi che, a tutt’oggi, non hanno partecipato alla «coalizione» guidata dagli Usa, faranno un passo avanti per mettere i piedi nel pantano iracheno. «Adesso - ha detto il ministro degli Esteri spagnolo - bisogna vedere che mandato riceverebbe questa forza da parte dell’Onu».

I dubbi Mosca
La Spagna non è stata la sola a mettere a nudo i problemi di un’eventuale risoluzione Onu che, di fatto, assomiglierebbe molto allo status quo. Oltre ai dubbi espressi da tempo di Francia e Germania, il vicepresidente della commissione esteri della Duma russa, Leonid Sluski, ha formalmente invitato le autorità a «non prendere decisioni affrettate» su un possibile invio di truppe di Mosca in Iraq. Certo: a Mosca, l’incubo dell’Afghanistan condiziona ancora le scelte militari del Cremlino. Ma non solo: per Sluski, le linee guida tracciate da Annan non rappresentano la svolta attesa da Mosca.

Il nuovo governo iracheno
I dubbi sulla nuova risoluzione dell’Onu delle diplomazie spagnola, tedesca, francese e russa vanno di pari passo con le indiscrezioni riguardanti la formazione e i poteri del nuovo governo - iracheno - a Baghdad. L’inviato di Annan in Iraq, Lajdar Brahimi, è pronto a fare la spola tra New York e la capitale irachena in vista della compilazione dei ministri che, dal primo luglio, formeranno il primo governo del Paese. Un governo provvisorio e con poteri limitati, ha detto il segretario dell’Onu, in vista delle elezioni generali previste per il 2005.

La stampa Usa si spinge anche oltre: il Washington Post ha indicato nell’anziano Adnan Pachachi il possibile nuovo presidente iracheno e il New York Times ha indicato l’attuale ministro della Programmazione del governo di transizione, Medhi al Azef, come nuovo premier. Secondo l’agenda dell’inviato di Annan, Brahimi, i due potrebbero far parte del governo iracheno per il primo luglio, visto che per l’Onu, è fondamentale trovare politici locali che «non aspirino a future cariche».

Il rischio, infatti, è quello di trasformare un governo provvisorio in qualcosa di più longevo, per di più puntando su personaggi «compromessi» con l’attuale governo-fantasma paracadutato da Washington a Baghdad. Anche per questo, il ministro degli Esteri spagnolo, Moratinos, pur non bocciando il piano che sta profilandosi al Palazzo di Vetro ha schierato Madrid sull’asse Parigi-Berlino. «La cosa più importante - ha concluso il responsabile della diplomazia del governo socialista di Zapatero - è che gli iracheni si sentano liberati e non occupati».

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