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Notizie ed impressioni da Cancun

Publie le lunedì 22 settembre 2003 par Open-Publishing

NOTIZIE ED IMPRESSIONI DA CANCUN 12 SETTEMBRE 2003

"Yukatan" in lingua maya significa "Io non ti capisco". "Yukatan" e’ cio’
che gli indigeni rispondevano ai colonizzatori spagnoli che, approdati sulla
costa messicana, chiedevano loro quale fosse il nome di quella terra. Sentendosi
immancabilmente rispondere "Yukatan", pensarono fosse quello il nome della
regione e cosi’ lo tramandarono.

Yukatan e’ la penisola messicana dove si trova Cancun ed e’ significativo
che il WTO abbia deciso di ritrovarsi qui, in questa regione assurta a metafora
dell’ incomprensione tra colonizzatori e popoli indigeni, tra nord e sud
del mondo, tra ricchi e poveri del pianeta.

Ma anche Cancun e’ citta’ metaforica. Costruita a tavolino negli anni ’70
come centro turistico per vacanzieri nordamericani, citta’ falsa e senza
storia, totalmente avulsa dal contesto messicano : una baia meravigliosa
inserita tra l’oceano e una laguna circondata da foreste, oggi divenuta
una fascia ininterrotta di venti chilometri di alberghi e centri commerciali,
un’isola di sfarzo "all inclusive" a brevissima distanza dalla poverta’
piu’ nera.

Cancun e’ il pensiero unico trasformato in citta’, un ’altrove’ privo di
storia e di cultura : il miglior luogo d’incontro ( o di fuga? ) per un
WTO parimenti avulso dai diritti e dai bisogni dei popoli.

Ma ormai non c’e’ luogo in cui le grandi istituzioni internazionali del
modello neoliberale possano riunirsi senza trovarsi di fronte la mobilitazione
popolare, la delegittimazione di massa, la contestazione radicale.

Qui a Cancun sono in corso da giorni forum alternativi e manifestazioni
dentro e fuori il vertice, in un clima vivace tanto quanto articolato, in
cui la spontaneita’ autorganizzata sopperisce alla disorganizzazione dell’insieme
complessivo delle iniziative, su cui pesa il fatto di non esser riusciti
a costruire un unico luogo di coordinamento tra le tante realta’ presenti
ed attive in questi giorni.

La manifestazione piu’ importante sinora avvenuta e’ stata la marcia campesina
del 10 settembre, quando 15000 contadini hanno raggiunto e sfondato la "zona
rossa" posta a blindatura militare del vertice. Proprio in cima alla rete
invalicabile, il leader campesino sudcoreano Kyang Hae Lee ha messo in atto
un drammatico atto estremo di protesta contro il Wto, togliendosi la vita
per denunciare come le politiche agricole del WTO tolgono quotidianamente
la vita e la speranza a milioni di campesinos nel mondo.

Una scelta drammatica che ha posto tutti noi dinanzi alla consapevolezza
di come un movimento divenuto mondiale comporti la necessita’ di sapersi
confrontare e mettere in discussione fra culture molto diverse che possono
portare anche a scelte difficili da comprendere.

Rispetto. Questo abbiamo tutti tributato alla scelta del compagno Lee, sedendoci
in cerchio, donne del Chiapas, giovani europei, militanti di ogni dove,
insieme ai suoi compagni coreani in una lunghissima e intensa veglia durata
tutta la notte seguente.

La scelta del compagno Lee ha dimostrato a quale livello di intollerabilita’
siano giunte le politiche neoliberali del WTO in ogni parte del mondo e
quanta sia la detrminazione nell’esigere un altro mondo possibile.

La mobilitazione popolare di questi giorni ha trovato naturale collegamento
con quanto avviene all’ interno del vertice, dove sono innumerevoli le quotidiane
azioni di protesta e dove il lavoro delle ONG ha incrociato la determinazione
dei piu’ forti tra i paesi poveri nel non sottostare ancora una volta al
ricatto dei paesi ricchi.

Lo scontro, fortissimo, e’ sull’Accordo relativo all’agricoltura, rispetto
al quale 22 paesi, tra cui Brasile, Cina, India, Filippine e Sudafrica,
hanno presentato un documento molto avanzato sui principi della sovranita’
alimentare, contrapponendolo con grande determinazione -e sinora senza alcun
passo indietro- alla bozza di documento negoziale predisposta per il vertice
da USA ed Unione Europea.

Lo scontro sull’agricoltura ha inoltre comportato la positiva conseguenza
di determinare lo stallo sostanziale anche sugli altri negoziati, dal Trips
al Gats, alle new issues sugli investimenti, impossibilitati a far passi
avanti finche’ perdura la contrapposizione sulle politiche agricole.

Il WTO comincia a percepire la possibilita’ di un ennesimo fallimento e
la conseguente irreversibilita’ della propria crisi; da qui l’aumento asfissiante
delle pressioni degli USA e dei paesi forti per rompere il fronte dei 22,
da qui la necessita’ di intensificare la mobilitazione, qui a Cancun e in
ogni parte del mondo.

In vista del probabile fallimento, gia’ si vocifera di un’ipotesi interna
al WTO di convocare un nuovo incontro per febbraio 2004, tentando di far
passare questo vertice come un momento positivo di passaggio e non come
decisiva cartina di tornasole della salute del WTO.

Domani sara’ il giorno delle grandi manifestazioni qui a Cancun e in tutte
le citta’ del mondo: la loro capacita’ di mobilitazione e di estensione
potrebbero costituire la spallata decisiva per un WTO in evidente stato
di crisi.

Qui a Cancun vi parteciperemo come delegazione italiana, un centinaio di
persone del gruppo di continuita’ FSE, del Tavolo Nazionale Fermiamo il
WTO, delle reti di movimento, cosi’ come in questi giorni siamo stati parte
attiva delle mobilitazioni in corso e del consolidamento della rete dei
movimenti sociali, che qui a Cancun prova a segnare un’ulteriore tappa di
convergenza e di azione comune.

No somos mercancia, no estamos en venta. Otro mundo es posible, abajo la
OMC!