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Nuova Europa allargata e difesa di pace e legalità

Publie le domenica 2 maggio 2004 par Open-Publishing

di Mara Muscetta *

Domani ci sarà l’allargamento dell’Europa a 25 Paesi con l’inclusione di quelli dell’ex blocco sovietico. Non ci nascondiamo però che ci saranno nuovi problemi

a) sociali: la mano d’opera che costa meno creerà effetti negativi sul nostro mercato del lavoro. Urgente quindi equiparare salari e diritti

b) economici: il P.I.L i dei paesi entranti é molto basso. Dovremo quindi condividere parte degli aiuti strutturali europei, finora riservati al Sud

c) di sicurezza: la criminalità organizzata é - e continuerà ad essere - in aumento.
L’adesione all’Unione dei nuovi Paesi avviene a livello "commerciale" ma essi non possono adottare l’Euro perchè non rientrano nei Parametri di Maastricht e non possono aderire al Trattato di Schengen in quanto non ne garantiscono gli standard di sicurezza. Basterà però la carta di identità per muoversi in Paesi in cui fino alla loro entrata nella UE occorreva il passaporto.

I Tedeschi sono stati finora favorevoli, martellati da un’intensa propaganda mediatica, ma adesso sono preoccupati, tanto per l’ occupazione che per la sicurezza.

I Francesi e gli Spagnoli , invece, non si ritengono particolarmente avvantaggiati sul piano economico da questa prima integrazione: sarebbero piuttosto favorevoli a rilanciare il processo di Barcellona, interrotto dalla seconda intifada, per la valorizzazione economica, culturale e ambientale del Sud Europa, come ponte verso i paesi dell’altra riva del Mediterraneo. Scopo finale la graduale integrazione in Europa dei paesi ora a maggioranza musulmana, dalla Turchia al Marocco.
La Libia ha già accettato le condizioni preliminari. Vuole approfittare del disastro irakeno per piazzare sul nostro mercato petrolio libico, attirando importanti investimenti europei per il suo sfruttamento.

Per questa seconda prospettiva - l’allargamento della cooperazione nel Mediterraneo, certamente cruciale - sono indispensabili tre condizioni per sciogliere i nodi, il primo dei quali ritengo sia l’introduzione nella Costituzione europea dell’articolo "L’Europa ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali".

(nota mia: il ripudio della guerra e’ a parer mio molto piu’ importante di quel richiamo al dio cristiano che i nostri ecclesiasti e le forze di centro stanno sollecitando)

Ne conseguirebbe una articolata strategia che richiederebbe:

a) una soluzione pacificatrice della questione Israelo-Palestinese, cosi’ come é stata disegnata recentemente a Ginevra tra le parti in conflitto. L’Europa si dovrebbe fare avanti con proposte energiche e costruttive per accelerare il processo, e , parlando a una voce sola (50 diplomatici britannici hanno aspramente criticato la politica mediorientale di Blair, troppo accodato a Bush, che ha rotto con la Road map).

b) la fine della guerra in Irak, appoggiando la proposta di Brahimi, inviato dell’Onu, per una Conferenza nazionale irakena, volta a creare un nuovo governo provvisorio in Irak, che elimini Chalabi e il governo attuale, voluto dalle truppe di occupazione, e ne instauri un altro credibile, capace di innescare un nuovo processo democratico di pacificazione e restituire l’Irak agli irakeni. A questa ipotesi lavorano attualmente Francia Spagna e Germania, e dovrebbero in futuro cooperare anche la Polonia, l’ Ukraina e l’ Italia, in vista di una nuova risoluzione Onu

c) a questo dovrebbe poter seguire una Conferenza Internazionale, con la partecipazione di tutti i paesi confinanti dell’Irak, e dei paesi del Nord del Mediterraneo, interessati a combattere il nuovo terrorismo e a stabilizzare l’area.
Di conseguenza L’Europa allora, dovrebbe prevedere una radicale trasformazione della NATO in forza di peace keeping, di agile pronto intervento, al servizio dell’Onu, per risolvere le crisi, con servizi di intelligence ben coordinati fra loro, capaci di prevenire il terrorismo, volti a garantire la sicurezza internazionale (nota mia: visto che è stata proprio la nato a contaminate di uranio impoverito i paesi dove ha combattuto, non occorrerebbe anche fissare parametri più forti sulle armi?).

Tuttavia sul fronte della cooperazione economica con l’area mediterranea si sente l’urgenza di predisporre una difesa efficace e accanita dei principi della legalità e delle regole, anche per una lotta preventiva contro la criminalità organizzata. Questo dovrebbe essere veramente, a mio avviso, il cardine politico di un’azione europea, sia nel quadro della battaglia contro le mafie dell’Est - inquietanti alleate delle nostre - sia per combattere eventuali ponti fra quelle del Sud Italia e quelle dei paesi dell’altra riva (il traffico dei clandestini pare alimentato da entrambe).
In un recente documento programmatico scrive un autorevole esponente politico: "E importante intercettare commerci, possibilità imprenditoriali, nuovi mercati che nel Mediterraneo possono aprirsi". Certo, ma con quali regole ? Speriamo infatti che la madrina di questo pupo non sia la Mafia.

Rileviamo che nel corso dell’attuale campagna elettorale per le elezioni europee sono state ribadite le richieste ai partiti politici di instaurare, anche in vista delle elezioni del 2006 in Italia, regole ferre per la scrematura delle candidature, allo scopo di radiare dalle liste elettorali tutte quelle che risultassero compromesse sul piano giudiziario. Al momento attuale é infatti preoccupante il ritorno nelle fila dell’opposizione di personalità che, in un passato non remoto, sono risultate implicate in collusioni d’affari con la mafia.In presenza della attuale condanna di Marcello Dell’Utri, braccio destro di Berlusconi, fine bibliofilo, ma colto sul fatto, vorremmo che almeno l’opposizione fosse esente da queste calamità, per il bene del Paese.

Nel quadro di eventuali progetti europei volti "a coniugare innovazione economica e coesione sociale sul territorio, con programmi volti a valorizzare il massimo delle potenzialità locali", come auspicato nel suddetto documento programmatico, appare urgentissima la difesa della legalità e delle regole, come elemento cardine ineludibile della nuova Europa mediterranea, che tutti auspicano per superare le condizioni di stallo se non di declino economico del nostro Paese. Non vorremmo dei casi come quelli della Cirio e di Parmalat.

Auspicando ardentemente questa rinnovata politica euro-mediterrranea, per una adeguata qualità della vita chiediamo un ’azione pacificatrice, creatrice di nuovo benessere economico, in un indispensabile quadro culturale ed etico rinnovato, nel quale le nuove generazioni possano finalmente cominciare a disegnare un futuro migliore, anche al Sud.

Mara Muscetta

* gia’ direttrice dell’Istituto italiano di cultura di Marsiglia

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