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Nuovo saggio e due romanzi sulle violenze del «G8»

Publie le martedì 24 giugno 2003 par Open-Publishing

http://www.altoadige.quotidianiespresso.it:80/altoadige/arch_24/bolzano/cultura/at907.htm

I libri. Da Frilli e Tropea
Nuovo saggio
e due romanzi
sulle violenze
del «G8»

di M. Di Giangiacomo

Il G8 di Genova, la morte di Carlo Giuliani, le violenze della scuola Diaz
continuano ad ispirare nuove pubblicazioni, non solo saggistiche. Fra
queste, vale comunque la pena di segnalare l’ennesimo libro-inchiesta edito
da una casa, la «Fratelli Frilli Editori», interessatissima ai fatti del
luglio 2001 per motivi geografici (è genovese) ma soprattutto per la sua
linea di impegno politico e sociale. Dopo «I silenzi della zona rossa»,
reportage anche fotografico di Mizio Ferraris, è in libreria da qualche
giorno Ripensare la polizia (208 pagine, 12,00 euro). Un libro-intervista
nel quale Marcello Zinola, interpellando rappresentanti delle forze
dell’ordine, cerca di dare una risposta ai dubbi più atroci sorti appunto
dopo i fatti di Genova. La polizia fu usata? Ci fu una strategia preventiva
precisa e razionale? Furono i vertici stessi della Polizia ad usare la mano
pesante per accreditarsi con il nuovo governo di centrodestra?
In ogni caso, un’inchiesta dalla quale emerge che sotto il manganello,
sotto gli elmetti ci sono teste pensanti, coscienti della violenza che
hanno praticato e subito.
Non solo saggistica, dicevamo. Esempio ne siano due romanzi pubblicati
negli ultimi mesi da Marco Tropea. Ne L’inganno (250 pagine, euro 11,00)
Andrea Santini s’inventa addirittura un altissimo dirigente del Ministero
dell’Interno che, poche settimane dopo il G8 di Genova, scopre che il
figlio adolescente funge supporto logistico telematico per una banda di
disobbedienti. Dietro all’appassionante «spy story» fra padre e figlio (che
riserva sorprese fino all’ultima pagina), all’Italia del G8, dei no global,
del nuovo terrorismo, Santini, già inviato di Paese Sera e corrispondente
italiano di quotidiani statunitensi e russi, non resiste alla tentazione di
tratteggiare, con grande abilità, gli intrighi della Prima e della Seconda
Repubblica, con le raccomandazioni dei cardinali che possono costare
pericolosissime disavventure ed i salti mortali degli uomini dello Stato,
che si sentono Stato loro stessi, a prescindere dal colore del potere
politico.
Un po’ più romanzo giallo e forse un po’ più attuale I segni sulla pelle
(157 pagine, 10,00 euro) di Stefano Tassinari, nel quale, a poche ore dalla
morte di Carlo Giuliani, si diffonde un’altra terribile notizia: forse
anche una ragazza è stata uccisa e il fatto è stato tenuto nascosto per non
creare ulteriore imbarazzo al governo. Due telefonate anonime, che
confermerebbero questa versione, convincono Caterina, inviata di una radio
privata alla sua prima esperienza, ad indagare sulla vicenda. Ha inizio
così una ricerca difficile nella città in preda al caos, avvolta dai fumi
dei lacrimogeni. Le ipotesi sulle sorti della ragazza scomparsa sono
molteplici e solo dipanando una matassa di bugie e supposizioni Caterina
arriverà ad una verità assurda quanto scomoda. Tassinari mescola giallo e
denuncia sociale e la sua richiesta di verità suona un po’ come
l’ammissione della fine di un sogno.