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Oggi Roma celebra il suo Gay Pride...

Publie le sabato 5 luglio 2003 par Open-Publishing

Oggi Roma celebra il suo Gay Pride, una giornata per non dimenticare
Contro ogni pregiudizio
Titti De Simone

Oggi Roma celebra la sua giornata del Gay Pride, a conclusione di un periodo intenso di
iniziative e dibattiti che si sono aperti con la straordinaria manifestazione di Bari il 7 giugno. Una
giornata di festa e di lotta, per non dimenticare il percorso lungo e faticoso per i diritti delle
persone omosessuali e transessuali nato con la rivolta di Stonewall il 28 giugno del 1969, per
affermare l’ orgoglio di essere se stessi, che ha rovesciato il silenzio, l’invisibilità, la
solitudine di tante generazioni di gay e lesbiche. Questa giornata è un ennesimo contributo a tutta la
strada fatta nella società, dal movimento, per abbattere il muro della indifferenza e del
pregiudizio, ma anche una delle tappe importanti di una nuova stagione politica di questo movimento che vede
la gran parte dei gruppi e delle associazioni Glbt (oramai ne sono nati anche dentro le
università, come il "Queering la Sapienza" di Roma), come uno dei soggetti attivi di una alternativa alla
globalizzazione neoliberista.

Non è casuale l’intreccio fra gli appuntamenti del gay pride di
quest’anno e la battaglia referendaria sull’articolo 18, e al contempo la definizione di prossime
iniziative per il Social Forum europeo di Parigi sul tema dei diritti sociali e civili. La giornata di
oggi acquisisce poi un peso particolare dopo le ultime uscite di Berlusconi e i recenti
provvedimenti approvati dal governo.

Il debutto di questo semestre europeo presieduto dal governo italiano ci appare al di là del
bene e del male. Siamo attenti osservatori delle strategie comunicative messe al servizio della
cultura politica e degli obiettivi del presidente del Consiglio, e non meno indignati dai peggiori
istinti di una destra liberista (liberale ma dove?), che alimenta un strano connubio fra populismo
italiota e orgoglio tricolore (i commenti al bar di questi giorni erano anche della serie:
qualcuno finalmente gliele ha dette a sti tedeschi!). Ogni grassa volgarità può sembrare lecita se è
lecita la sospensione dei processi o il falso in bilancio per Berlusconi e i suoi amici.

Battute e
barzellette irricevibili e irripetibili sono solo un piccolo tassello di un copione e di una
strategia che questa coacervo di destra dedita al comando autoritario, al primato della proprietà privata,
spazientita dai parlamenti e dalle opposizioni, senza cultura istituzionale, mette in scena
davanti all’Europa, con un sentimento di rivalsa e di rivincita anche sul piano culturale, ma che ha
l’obiettivo di essere determinante nei prossimi scenari politici ed economici.

Bisogna guardare
dentro i discorsi pre-nazisti pronunciati da esponenti della Lega in Parlamento sull’immigrazione
(anche per capire profondamente i fallimenti delle politiche sulla sicurezza), e quale realtà essi
possono rappresentare. Non solo fantasmi, paure, esaltazioni in negativo di una diversità che crea
nemici da abbattere, sul piano culturale che vede alla globalizzazione come ad un pericolo, e si
chiude nella supremazia di un’identità di razza, di sangue, di religione.

Un fondamentalismo
neoliberista che seleziona e dunque divide, esclude, e per questa via corrode l’idea stessa di una
cittadinanza. L’Italia non poteva debuttare al meglio in questo semestre europeo che con le cannonate
sulle carrette auspicate da Bossi e dal provvedimento approvato ieri in consiglio dei ministri, con la
regia del ministro Maroni che al libro bianco e all’attacco all’articolo 18, ha così affiancato il
"suo" schema legislativo della legge delega sulla direttiva europea contro le discriminazioni
anche per orientamento sessuale (età, religione, disabilità) sui luoghi di lavoro. Un provvedimento
che ribaltando i punti cardine della direttiva, (inversione dell’onere della prova) introduce nel
nostro ordinamento una serie di deroghe al principio della non discriminazione.

Ne consegue che per
la prima volta abbiamo una legge che dice esplicitamente che possono esserci professioni che gay e
lesbiche non possono fare, per proprie caratteristiche intrinseche, con riferimento esplicito alla
polizia, alla carriera militare. Ma vi ricordate Fini sui maestri omosessuali? Qualcuno adesso
indubbiamente avrà le mani più libere per licenziare o per escludere dall’accesso ad un posto di
lavoro, ad esempio le scuole private cattoliche. Maggiori pericoli e indebolimento dei lavoratori
omosessuali dimostra quanto fondamentale sia l’articolo 18 ed una politica di estensione di tutele e
garanzie.

Il Parlamento può agire entro un anno per denunciare le violazioni del governo italiano
in sede europea e noi di rifondazione faremo la nostra parte. Sarà necessariamente questo il tema
al centro della giornata di oggi, e delle iniziative dei prossimi mesi, fra cui un appuntamento
europeo di tutti i gruppi Glbt a Roma, nel prossimo autunno. Perché sappiamo che lo schema di
recepimento della direttiva europea 78/2000 non può non essere considerato parte dell’attacco ai diritti
del lavoro e allo stato sociale, che avanzano in Italia e in Europa.

Perché sappiamo che la nostra
battaglia di lesbiche, gay, transessuali, parla della libertà e dei diritti di tutti, perché
sappiamo che in Parlamento resteranno ferme le proposte di legge che vanno verso una reale estensione
dei diritti di cittadinanza, mentre leggi da stato etico avanzano nel loro iter, fra tutte, quella
sulla fecondazione assistita, contro la quale ieri a Bologna e in altre città italiane si sono
mobilitati numerosi gruppi di donne. Benvenuti nel semestre europeo.

da LIBERAZIONE del 05/07/2003