Home > Palestina 20 maggio

Palestina 20 maggio

Publie le sabato 22 maggio 2004 par Open-Publishing

20 Maggio 2004 - New York

Con 14 voti favorevoli e un’astensione, quella degli Stati Uniti, il
Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato una risoluzione di condanna
della demolizione di case dei palestinesi a Rafah, nel Sud della Striscia di
Gaza. Un responsabile palestinese si è detto soddisfatto per il "via
libera", avvenuto grazie al fatto che gli USA non si sono avvalsi del veto.

La risoluzione condanna la demolizione delle case dei palestinesi a Rafah,
nel sud della Striscia di Gaza. La decisione degli Stati Uniti di consentire
l’adozione della risoluzione riflette il loro disappunto per i raid
israeliani sulla striscia di Gaza, visto che di solito Washington blocca con
il veto tutti i provvedimenti contro Israele. L’astensione riflette
l’insolita durezza con cui gli USA hanno reagito all’eccidio di civili a
Rafah: la Casa Bianca ha sottolineato che le azioni israeliane a Gaza hanno
aggravato la situazione e che non servono la causa della pace. Nel
provvedimento, l’ONU, richiama Israele al rispetto dei suoi obblighi
derivanti dalle leggi internazionali. La risoluzione, che chiede la
cessazione della violenza, esprime "grave preoccupazione" per la situazione
umanitaria dei palestinesi costretti ad abbandonare le loro case a Rafah in
seguito alle demolizioni israeliane.

Alti funzionari statunitensi avrebbero fatto pressioni sui loro colleghi
israeliani sollecitandoli a porre fine prima possibile al raid che ormai
dura da tre giorni.

20 maggio 2004 - Tel Aviv

Israele ha manifestato il proprio "disappunto" e "delusione" per il rifiuto
del suo tradizionale alleato di opporre il veto alla risoluzione con cui
ieri sera il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato la
demolizione delle case palestinesi. Nella risoluzione si sollecita lo Stato
ebraico a porre fine agli abbattimenti delle abitazioni civili nei territori
autonomi: come in particolare sta avvenendo nel campo profughi di Rafah,
all’estremità meridionale della Striscia di Gaza, teatro da quattro giorni
della più massiccia incursione delle truppe israeliane nell’enclave da molti
anni a questa parte. Ma Israele sfida le critiche internazionali per
l’uccisione di circa 40 palestinesi nel campo profughi di Rafah, roccaforte
dei militanti, ampliando uno dei raid più sanguinosi da anni nella Striscia
di Gaza.

Un tribunale israeliano ha condannato Marwan Barghouti, che è considerato il
leader dell’attuale Intifada ed ha rifiutato di difendersi non riconoscendo
la competenza del tribunale. Il tribunale l’ha decretato colpevole di 4 tra
i 37 capi di imputazione, assolvendolo dagli altri capi d’accusa. La
condanna per il 44enne parlamentare cisgiordano, considerato da molti come
il probabile successore di Yasser Arafat, è presumibilmente il carcere a
vita. Marwan Barghouti ha detto rivolgendosi al pubblico ministero in
ebraico: "Fino a quando rimane l’occupazione, l’Intifada non si fermerà.
Fino a quando piangeranno le madri palestinesi, anche le madri israeliane
verseranno lacrime". La pubblica accusa ha chiesto per lui 5 ergastoli. Il
verdetto arriva in un momento di estrema tensione nei Territori Occupati,
per la pesante l’operazione ’Arcobaleno’ che da giorni sta causando la morte
di decine di palestinesi. Il 6 giugno verrà pronunciata la sentenza.

E Israele ipotizza pure una escalation giudiziaria: "Dopo il verdetto,
potremmo mettere sotto processo Arafat uno di questi giorni". È il ministro
della giustizia, Yosef Lapid, che si scusa dicendo che Israele non aveva
ancora tentato di mettere sotto processo Arafat perché non voleva sottoporre
a giudizio figure politiche, ma ora si può!
E, sottoposta al coro internazionale di critiche, Israele ha respinto "con
disgusto" le accuse del ministro degli Esteri irlandese, Brian Cowen,
presidente di turno dell’UE, che aveva denunciato "l’irresponsabile
disprezzo" per la vita umana dimostrato dall’esercito israeliano a Rafah.

20 maggio 2004 - Rafah

Durante la notte, almeno cinque palestinesi sono stati uccisi in due azioni
diverse dall’esercito israeliano e i feriti non sono contabilizzati. Le
truppe, proseguendo l’operazione cominciata tre giorni fa, sono intanto
entrate nei quartieri Brasil e As-Salam, a ridosso del confine con l’Egitto,
dopo aver completato l’occupazione di Tel Sultan alla periferia di Rafah. Le
prime tre vittime sono morte in seguito a un nuovo attacco con razzi
sferrato prima dell’alba da elicotteri d’assalto ebraici. Il cadavere della
quarta è stato rinvenuto nel corso dell’ennesima incursione all’interno del
campo da parte di decine tra carri armati e autoblindo degli occupanti.
L’ultima in ordine di tempo è deceduta sul fare del giorno, sarebbe stato
investito dall’onda d’urto di un missile lanciato da un elicottero
israeliano. L’attacco dal cielo è stato diretto contro un oliveto, ma sembra
che i raid compiuti dagli elicotteri siano stati come minimo due, in tempi
diversi. L’esercito ha anche distrutto uno stabile di quattro piani di
proprietà del leader della Jihad Islamica Nafez Assam e un piccolo circolo
sportivo islamico.

Si aggrava di ora in ora il bilancio della devastante incursione israeliana
in corso oggi: è salito ad almeno sette il numero dei palestinesi uccisi.
L’ultima vittima, un uomo adulto, è morta a Tal al-Sultan, sobborgo tra i
più desolati del campo, centrato da colpi di arma da fuoco.
La situazione è drammatica e la popolazione (circa 145 mila abitanti) è
anche priva di acqua. Una delle vittime di oggi è stata colpita dal fuoco
degli israeliani mentre era salita sul tetto di una casa proprio per
invocare acqua. In questo clima drammatico è giunta la morte di Samer Al-
Arja, un bambino di tre anni arrivato esanime al locale ospedale al Nassar
dopo che aveva perso conoscenza per lo spavento: una cannonata era esplosa
molto vicino alla sua casa.

Altri due palestinesi sono rimasti uccisi da un colpo di cannone israeliano
nel cimitero dei Martiri di Rafah.
Le truppe hanno colpito anche un piccolo zoo, uno degli ultimi luoghi di
divertimento rimasti per i bimbi rifugiati. L’esercito che ha demolito
decine di abitazioni a Rafah, ha negato di aver colpito lo zoo.
Nella giornata le truppe si sono spinte a Rafah nei distretti di Brazil e
As-Salam, lungo il confine con l’Egitto
In serata una quarantina di carri armati sono penetrati di nuovo nel campo
profughi. Altri carri armati sono stati visti dirigersi verso il campo
profughi ’Brasil’, a est di Rafah, verso il quale oggi si erano già estese
le operazioni militari. Si sono sentite due esplosioni. Poco prima un
elicottero israeliano aveva lanciato un missile contro il quartiere di Tal
al Sultan, a Rafah.

Il comandante militare locale del movimento Hamas a Rafah è stato ucciso
oggi da un attacco aereo israeliano. Il cadavere di Khalid Abu Anza, 37
anni, è stato recuperato in serata, ma la sua uccisione risale a prima
dell’alba. Con lui, sono otto le vittime palestinesi di oggi a Rafah, nel
corso dell’Operazione Arcobaleno, che in tre giorni ha provocato la morte di
almeno 41 palestinesi.
Pesantissima in tutta la giornata la pressione sui quartieri completamente
occupati con rastrellamento di tutti i palestinesi superiori ai 16 anni,
loro sequestro e interrogatorio individuale.

20 maggio 2004 - Cisgiordania

Ma anche in Cisgiordania continuano i raid ed i rastrellamenti. Un ragazzino
palestinese di 13 anni è stato ucciso dal fuoco di soldati israeliani nel
campo profughi di al-Fawar, nei pressi di Hebron.
Nella città di Qalqilya un militante dell’Intifada, ricercato da tempo, è
stato ucciso dai soldati israeliani.

20 maggio 2004 - Roma

Il premier Silvio Berlusconi ha detto stasera in Senato che il governo
italiano esprime "costernazione e condanna" verso Israele per i fatti di
Gaza.