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Pentagono: "Le armi furono un pretesto", dice il "falco"
Publie le martedì 17 giugno 2003 par Open-PublishingIl Pentagono adesso spiega: la nostra priorità
era far saltare il regime per poi ritirarci dall’Arabia
Iraq, ora gli Usa ammettono
"Le armi furono un pretesto"
E il "falco" Wolfowitz: "Era la sola ragione che poteva
mettere d’accordo tutti, ma non è mai stata la vera motivazione"
dal nostro inviato VANNA VANNUCCINI
NEW YORK - Ricorderete come Bush presentò la guerra al popolo
americano, e Colin Powell alle Nazioni Unite: Saddam - dissero - è il
Male, ma quello che lo rende pericoloso, e rende necessaria una
guerra
preventiva, sono le sue Armi di Distruzione di Massa.
Due mesi dopo la fine della guerra, nemmeno un’arma di distruzione di
massa è stata trovata. E mentre escono notizie su come siano stati
gonfiati i rapporti d’intelligence americani e britannici, i falchi
del Pentagono vanno all’attacco. "Abbiamo messo l’accento sulle armi
di distruzione di massa per motivi burocratici. Erano la sola ragione
che poteva mettere d’accordo tutti. Ma in realtà non è mai stata
questa la motivazione principale della guerra", ha detto chiaro Paul
Wolfowitz, che è l’inventore della dottrina della guerra preventiva
adottata da Bush.
In un’intervista a Vanity Fair il numero due del Pentagono confida
che
"la ragione principale della guerra era un’altra" passata, a suo
dire,
"quasi inosservata": "Il rovesciamento di Saddam avrebbe permesso
agli
Stati Uniti di ritirare le loro truppe dall’Arabia Saudita. Il solo
fatto di togliere questo fardello dalle spalle dei sauditi apre la
porta a un Medio Oriente più pacifico".
Il ministro della Difesa Donald Rumsfeld non è stato da meno. Con la
sua solita nonchalance ha spiegato ieri che se Saddam non ha usato le
armi di distruzione di massa è perché "probabilmente aveva deciso di
distruggerle prima". E a chi gli faceva notare che proprio questa era
stata la richiesta dell’Onu, o comunque si meravigliava che il
disastrato esercito iracheno avesse potuto distruggere le armi senza
lasciar traccia, "col tempo sapremo di più", ha detto Rumsfeld
sorridendo.
Ha poi paragonato il dopoguerra iracheno a quello in America dopo la
Guerra d’Indipendenza: "Non ci possiamo aspettare di essere
trasferiti
dal dispotismo alla libertà su un letto di piume", ha detto citando
Jefferson.
L’Amministrazione americana appare tranquilla: Bush gode di alti
consensi, che si sono estesi ora anche ai militari i quali secondo il
75% degli americani "fanno la cosa giusta". Né il presidente ha di
che
temere dai nove sconosciuti candidati democratici che si contendono
la
nomina per sfidarlo alle presidenziali del 2004. Vanity Fair
riferisce
che Wolfowitz fu il primo a dire a Bush, quattro giorni dopo
l’attacco
alle Torri Gemelle: "Abbiamo buone opzioni per poterci occupare
dell’Iraq".
All’osservazione dell’intervistatore che nell’ufficio di Wolfowitz
c’è
"un governo ombra segreto" che ha usurpato le operazioni della Cia,
il
numero due del Pentagono risponde che "c’è piena trasparenza". E
tranquillamente ammette: "Per normalizzare l’Iraq ci vorranno anni".
Wolfowitz è ora il capofila nell’Amministrazione di chi vuole dare
avvio ora a una massiccia azione di destabilizzazione in Iran
contando
anche sull’aiuto delle milizie armate dei Mojaheddin-e Khalq,
un’organizzazione che il Dipartimento di Stato annovera tra i gruppi
terroristi.
(30 maggio 2003)
Fonte:
http://www.repubblica.it/online/esteri/iraqattaccotrentadue/wolfowitz/
wolfowitz.html