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Perché non indagano su chi comandava i reparti nelle piazze?
Publie le domenica 27 luglio 2003 par Open-PublishingLA POLEMICA
Genova: Al Modena affollatissimo convegno per fare il punto delle indagini. Con un atto d’accusa
Gli avvocati all’attacco della Procura
"Perché non indagano su chi comandava i reparti nelle piazze?"
MASSIMO CALANDRI
TRA rabbia e rassegnazione ma con dignità ed orgoglio, «perché ci dobbiamo credere».
Con questo spirito il popolo no-global guarda alle indagini della Procura genovese sulle violenze
del G8: le violenze delle forze dell’ordine e della polizia in particolare, che conta oltre
duecento indagati tra agenti e super-poliziotti ma intanto distribuisce querele ai giornalisti e -
parole del vice-questore Vincenzo Canterini - ribadisce che nel luglio 2001 il comportamento fu «da
manuale».
E però ieri, forse per la prima volta, dal movimento si sono levate critiche aspre nei confronti
dei magistrati del capoluogo ligure, che «non stanno facendo nulla, e vanno solo dicendo che sono
democratici». L’attacco è arrivato in un teatro Modena gremito per fare il punto sulle inchieste,
raccogliendo testimonianze, denunce e riflessioni sui soprusi e le bugie delle forze dell’ordine.
E’ arrivato da Simonetta Crisci, avvocato romano che tra gli applausi ha suonato la carica: «Pare
che i giudici di Genova allarghino le braccia: "Non riusciamo ad individuare i responsabili dei
fatti specifici delle violenze di strada... ". E chi li comandava, i reparti? E che fine ha fatto il
processo al vice-questore Perugini, filmato mentre prende a calci in faccia un ragazzino? Questi
magistrati genovesi se ne vanno in ferie, e dicono che non hanno tempo per fare le indagini: però
il tempo l’hanno trovato per fotocopiare gli atti - quegli atti che non ci hanno voluto dare - e
passarli alla Procura di Catanzaro, dove accusano degli innocenti e già parlano di "insurrezione
armata contro lo Stato".
Ancora: la Procura di Genova fatto pubblicare su di un giornale le foto di alcuni sindacalisti dei
Cobas, perché qualcuno li riconoscesse, accusandoli di essere compiici dei Black Bloc. E le foto
dei poliziotti di Bolzaneto, perché non le hanno fatte pubblicare sui giornali?»
La rabbia della Crisci ha finito per contagiare un po’ tutti, dopo che una delle presunte 93 Tute
Nere della scuola Diaz - Arnaldo Cestaro, pensionato della provincia di Vicenza, 64 anni aveva
commosso e paradossalmente divertito i presenti con un ricordo drammatico e grottesco del famigerato
blitz della «Celere» nell’istituto di via Cesare Battisti. «Invece di tornare a casa con la
corriera mi ero fermato a Genova perché domenica mattina dovevo portare i fiori a Staglieno sulla tomba
della moglie di un amico - ha raccontato Arnaldo, che a due anni di distanza ha ancora un braccio
ingessato - volevo dormire alla stazione, invece mi hanno indicato quella scuola. Mi sono
sistemato vicino al portone e stavo dormendo, quando un po’ prima della mezzanotte ho sentito il
finimondo. Mamma mia, ghe sé i Black Bloc, mi son detto: invece era la polizia. Mi sono protetto la testa,
mi hanno rotto una gamba e il braccio in due punti, che dopo un’operazione ho anche rischiato di
perderlo e ancora non sono guarito. Ho visto cose che non dimenticherò mai, una mattanza:
picchiavano quei ragazzi che gridavano aiuto, e sembrava di sentire le urla degli agnelli quando li
uccidono. ’Lei è in arresto per devastazione e saccheggio, mi hanno detto».
E’ stato l’avvocato Filippo Guiglia a fare il punto sui falsi della polizia alla Diaz,
sottolineando che «le vittime, le persone offese non sono solo i 93 no-global: siamo noi tutti, che crediamo
nello Stato e nelle istituzioni». La scuola come la caserma di Bolzaneto, l’uso dei gas Cs («Armi
chimiche vere e proprie: a distanza di due anni, ancora una decina di persone ne soffre le
conseguenze»), l’incostituzionalità della cosiddetta Zona Rossa, gli arresti illegali fatti per strada,
le «torture» denunciate anche dal presidente di Amnesty International, Marco Bertotto. L’elenco
delle malefatte è infinito. Il Glf, i comitati Verità e Giustizia per Genova e Carlo Giuliani avevano
invitato a discuterne il ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli, il capo della polizia
Gianni De Gennaro, l’ex questore di Genova Francesco Colucci, il capo del primo Reparto Mobile
Vincenzo Canterini.
Non si è visto nessuno, se n’è andata un’altra buona occasione per fare giustizia,