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Perquisizioni a Brindisi

Publie le venerdì 20 giugno 2003 par Open-Publishing

comunicato stampa

13 giugno , ore 7.30. Otto investigatori( 4 digos, 4 carabinieri) delle
questure di Brindisi e di Bologna si recano a casa di Carlo e Tina,che
abitano in una masseria ad ostuni, per fare
un confronto tra Carlo e un individuo ritratto in alcuni fotogrammi alla
stazione di Bologna il giorno dell?omicidio di Marco Biagi . Il confronto
diventa perquisizione domiciliare , personale e dei luoghi di lavoro di
tutti i residenti. Sia la perquisizione che il confronto danno esiti
assolutamente
negativi. Oltre la tensione, il fastidio c?è la necessità di spiegare ai
colleghi di lavoro, i conoscenti, i vicini il perché di tanto accanimento,
mettere a tacere voci di paese e pettegolezzi; c?è il disagio di vedere
la propria intimità violata da mani estranee. E? necessario chiedersi il
perché di questo esagerato dispiegamento di forze e spreco di denaro
pubblico
per un banale confronto fotografico attuabile in qualsiasi caserma o
questura
locale. E? ulteriormente necessario chiedersi perché da 25 anni Carlo e
Tina sono oggetto di perquisizioni, montature, inquisizioni varie rivelatesi
tutte sistematicamente infondate.Tina e Carlo due compagni che da una vita
sono presenti nelle lotte sociali con una militanza condotta sempre alla
luce del sole.Cosi?come tanti altri nel corso di questi anni e soprattutto
dopo Genova con l?accanimento contro l?area dei Cobas,come la inchiesta
sul sud ribelle su ordine del giudice di Cosenza.Sarebbe stato meglio che
poliziotti e carabinieri si fossero riguardati le riprese fatte da una
TV privata di una manifestazione contro la partenza delle navi in Iraq come
quella di una settimana fa a Brindisi, TV privata a cui hanno chiesto copia.
Evidentemente lo scopo è quello di intimidire chi nonostante tutto è ancora
presente nelle piazze con l?antagonismo di sempre,manifestando contro chi
in dispregio della vita di uomini donne e bambini garantisce esclusivamente
il proprio interesse.
I COBAS di Brindisi oltre a denunciare le azioni intimidatorie delle forze
dell?ordine si chiedono se il denaro pubblico sprecato per tali azioni non
sia più utile speso per l?istruzione pubblica o la sanità, o semplicemente
per aiutare i bambini iracheni yugoslavi somali o afghani coi quali siamo
sempre in debito .

Brindisi 16/luglio/ 2003