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Piccoli imprenditori, arriva un grande Sì

Publie le venerdì 23 maggio 2003 par Open-Publishing

Dalla Toscana, il bacino elettorale dei Ds, l’appello ad estendere i diritti sotto i quindici dipendenti. «Il lavoro è una ricchezza»

Piccoli imprenditori, arriva un grande Sì

Per i Democratici di sinistra è diventato ormai una sorta di leit motiv: «Non siamo per l’estensione dell’articolo 18 perché il nostro elettorato di riferimento è composto in parte da imprenditori di piccole e medie imprese». E proprio dalla Toscana, regione di "imprenditori rossi" per eccellenza, arriva la smentita. Un bel gruppo di piccoli e medi imprenditori voteranno per il sì al referendum sull’estensione dell’articolo 18. Non solo, sono talmente convinti della giustezza della loro posizione (e dell’ottusità di chi, soprattutto a sinistra si sta mettendo di traverso, ndr) che hanno dato vita a una sorta di coordinamento lanciando un appello a tutti gli imprenditori che ancora hanno dei dubbi.

Il gruppo è operante in tutte le città della regione e nei settori più disparati: dalla pubblicità all’artigianato orafo, dall’editoria alla meccanica navale. «Il no al referendum - sostengono - è un giochino della Confindustria, della grande industria assistita, finalizzato a ridimensionare i diritti anche dei lavoratori delle grandi aziende». Fabio Roggiolani, capogruppo Verdi in Regione ed imprenditore commerciale, ricorre a un esempio: «Commesse che abbiano più di 45 anni ce ne sono pochissime. Appena perdono una parte della loro bellezza, vengono mandate a casa, senza alcun riguardo».

Contro l’associazione guidata da Antonio D’Amato hanno il dente avvelenato: «A loro cosa importa dell’articolo 18. Stanno speculando su una storia che non dovrebbe riguardarli». Per i piccoli e medi imprenditori i problemi sono ben altri: l’impossibilità di accedere al credito, per esempio, e la mancanza di un qualsiasi paracadute in caso di fallimento. «Se sbagliamo siamo fregati per sempre», sottolineano. «Mentre se sbaglia qualche imprenditore di alto bordo cade sempre in piedi». Come dargli torto. Vista dal loro punto di vista, si tratta di una situazione drammatica. Ma quello che fa più imbestialire gli imprenditori toscani è l’attacco a testa bassa contro il lavoro, e i lavoratori. «Per noi non ci sono dipendenti - dicono - ma collaboratori». Naturalmente, non si tratta dei tanto bistrattati co. co. co, ma di collaboratori pronti a condividere tutto con il proprio datore di lavoro. «Il lavoro, l’esperienza e la professionalità per noi sono una ricchezza vera e propria». Insomma, non ci pensano proprio a licenziare un lavoratore assunto. «Chi lo fa - protestano - o è per motivi politici o per ritorsioni a seguito di una richiesta sindacale, oppure per mobbing». Hanno un rapporto talmente stretto con i propri collaboratori che sono pronti ad usare lo stesso linguaggio. «Siamo tutti dentro le stesse regole della globalizzazione - sottolineano nel corso della conferenza stampa - e quindi c’è bisogno di tutele».

Gli imprenditori non risparmiano critiche nemmeno a quanti, come i Ds, hanno tirato fuori argomenti "vicini" al loro mondo. «Non è lisciando il pelo al mondo della piccola imprenditoria che si ottiene il consenso», dice Fabio Roggiolani.

L’appello di questo gruppo di piccoli imprenditori della Toscana arriva dopo un altro segnale "inquietante" che arriva da quella regione. Da Firenze, infatti, i giovani dei Democratici di sinistra hanno firmato un appello in cui invitano tutti a votare Sì al referendum.

«Il nostro è un sì critico - scrivono in un documento a firma del segretario Nicola Centrone - ma anche un sì politico, un sì per non chiudere la porta della estensione dei diritti per tutti i lavoratori, per mantenere aperta la battaglia che punta a dare alle giovani generazioni più tutele e quindi più libertà».

Fabio Sebastiani