Home > Piero Gobetti, rimosso l’antifascismo
Il cimitero del Père Lachaise, il più noto di Parigi, celebra oggi i 200 anni di vita. Era il 21 maggio del 1804, quando il prefetto della Senna, Nicolas Frochot, decise di aprire un nuovo luogo di sepoltura nella capitale, su un terreno comprato dai gesuiti, dove aveva risieduto François d’Aix de la Chaize, confessore e consigliere di Luigi XIV. Di qui il nome, anche se un po’ storpiato. In questo luogo di memoria, dove sono sepolte molte personalità, da Abelardo e Eloisa fino a Jim Morrison e Marie Trintignan, e di cui Victor Hugo scrisse nei Miserabili «essere sotterrato al Père Lachaise è come avere dei mobili di mogano. L’eleganza si riconosce da questo», l’attuale governo italiano è riuscito a rompere ogni regola della correttezza.
Al Père Lachiase è sepolto Piero Gobetti, morto a Parigi, a soli 25 anni, per sopraggiunte complicazioni cardiache, dopo essere stato aggredito e ferito in Italia da squadristi fascisti. Fino a poco tempo fa, c’era una piccola lapide messa provvisoriamente dalla famiglia, con il nome di Piero Gobetti e le date di nascita e morte. Chi passeggia oggi nel cimitero, non lontano dal Mur des Fédérés, dove furono fucilati dei comunardi nel 1871, può vedere una targa nuova, dedicata a Gobetti. La sorpresa è che in questa lapide ufficiale non c’è nessun riferimento all’impegno politico di Gobetti, alle ragioni della sua morte. In poche parole, la parola «antifascista» non compare. La famiglia, dopo aver scoperto per caso la cosa - quando il governo ha deciso di mettere la nuova targa, non l’ha informata - si è indignata. Infatti, il Centro Gobetti di Torino aveva inviato proposte di testi per la lapide, quando un avvocato italiano che vive a Parigi aveva promosso l’iniziativa, chiedendo al presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi di mettere una targa, dal momento che la famiglia aveva deciso di lasciare a Parigi il corpo di Piero Gobetti, a differenza di quello che hanno fatto i Rosselli. Ciampi, che si era scritto con lo storico Galante Garrone, aveva approvato l’iniziativa e passato la richiesta al governo Berlusconi. La proposta del Centro Gobetti era di mettere una frase di Norberto Bobbio - «Credeva in coloro che hanno sempre torto, che hanno torto perché hanno ragione, nei vinti anche se non saranno mai vincitori, negli eretici, che soccombono di fronte agli ottusi amministratori dell’ortodossia, nei ribelli, che perdono sempre le loro battaglie contro i potenti del giorno» - seguito da una frase dello stesso Gobetti - «mon langage n’était pas celui d’un escalve» - e si concludeva con: «In ricordo di Piero Gobetti (Torino 1901-Parigi 1926), oppositore del fascismo, morto in esilio». Firmato: il presidente della repubblica. Ma nella targa che il governo ha fatto mettere dai suoi rappresentanti a Parigi, senza avvertire nessuno, senza cerimonie, non si sa neppure precisamente quando, ogni riferimento all’antifascismo e alle circostanze della morte è scomparso.
Anna Merlo sul Il Manifesto. 21 maggio 2004