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Lettera aperta a Fassino.
Prestami il tuo diritto di voto.
Caro Fassino.
Sono tunisino, vivo e lavoro da più di 12 anni in Italia, partecipo da
protagonista alla vita sociale, culturale e politica di questo paese che
sento anche mio. Insomma, nel mio piccolo faccio quello che fai tu. L’unica
e grande differenza tra noi due, è che tu sei italiano, io no. Tu hai il
diritto al voto (anche se vai al mare), io no.
Come lavoratore immigrato tutti i giorni mi batto contro la legge Bossi-
Fini e per l’acquisizione dei miei diritti essenziali nel lavoro e nella
comunità.
Io penso che l’estensione dell’art. 18 anche a chi lavora in aziende con
meno di 15 dipendenti, oltre ad essere una grande battaglia di civiltà per
una società più equa, potrebbe offrirmi una grande opportunità
per difendermi contro il licenziamento senza giusta causa. Licenziamento
per me e gli altri migranti per me significa, con la legge Bossi-Fini in
atto, perdere anche il permesso di soggiorno in Italia ed essere espulso.
Io penso che il referendum sull’ estensione dell’art.18 mi dia uno
strumento legislativo per lottare meglio contro il lavoro nero e il lavoro
precario. E se avessi il diritto al voto, avrei votato senz’altro due
volte Si: Sì per difendere il mio posto di lavoro, Si per difendermi dall’
espulsione.
Caro Fassino, per me e per quel milione di stranieri che come me non
hanno il diritto di partecipare al voto e di dire la propria, io ti
chiedo di andare a votare al mio posto e votare Si. Prestarmi, anche solo
per una volta, il tuo diritto. Grazie.
Hamadi Oueslati