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«Quel mais è Ogm»La Regione chiede il sequestro del raccolto
Publie le mercoledì 6 agosto 2003 par Open-Publishingtratto da "La Nazione" - 6/8/03
«Quel mais è Ogm»
La Regione chiede
il sequestro del raccolto
Un esposto in Procura dopo le analisi
FIRENZE / E’ il primo caso scoperto
FIRENZE - Un campione di mais prelevato in un’azienda della provincia di
Firenze nell’ambito dei controlli effettuati dall’Agenzia regionale per lo
sviluppo e l’innovazione in agricoltura è risultato positivo agli organismi
geneticamente modificati. Dopo aver informato dei risultati delle analisi la
stessa azienda e la giunta toscana, l’Arsia ha presentato un esposto alla
procura della Repubblica di Firenze e ha chiesto il sequestro a scopo
cautelare dei campi coltivati. Si tratta in tutto di ventitre ettari, anche
se per il momento il campione positivo si riferisce ad solo un ettaro di
terreno. A quanto risulta l’azienda ha acquistato da una multinazionale (la
Monsanto Agricoltura Italia) semente commercializzate come «Ogm-free» e,
dunque, formalmente in regola.
Si tratta dei derivati dalla coltivazione di una varietà di mais denominata
«Corona» e distribuita in commercio direttamente dalla Monsanto.
Invece la partita, utilizzata per tutti i ventitre ettari coltivati, risulta
contaminata e in contrasto con la legislazione nazionale e con quella
regionale. «Il fatto che sia emerso questo caso positivo dipende dalla
validità e dall’estremo rigore dei nostri controlli - spiega l’assessore
all’agricoltura Tito Barbini - peraltro doverosi da parte della Regione
Toscana che, per prima in Europa, ha vietato gli Ogm con una legge».
Quest’anno l’Arsia ha controllato 84 aziende con 1540 ettari coltivati a
mais e soia (il tre per cento della superfice utilizzata in Toscana per
queste colture) e quello accertato in provincia di Firenze è il primo caso
positivo. «I risultati confermano che la Toscana è una regione che vuole
continuare su una strategia di produzioni ’Ogm-free’- sottolinea Barbini - e
conseguentemente di un rigoroso monitoraggio delle produzioni».
Sulla base di questi risultati l’assessore all’agricoltura parla comunque di
un «caso del tutto marginale, anche se bisogna vigilare».
Secondo l’Arsia la bassa intensità dell’inquinamento rilevato (O,O7 per
cento) fa pensare all’acquisto di una partita inquinata di semente piuttosto
che ad una consapevole coltivazione di mais transgenico.
Insomma le responsabilità ricadrebbero unicamente sulla società produttrice
delle semente e non sull’azienda agricola, nei confronti della quale non è
stato preso alcun provvedimento.
Con tutta probabilità, seguendo del resto l’esempio del Piemonte, la Toscana
chiederà la distruzione del mais transgenico. «Siamo pronti ad intervenire
con qualsiasi provvedimento necessario per tutelare la qualità e la
salubrità della nostra agricoltura, gli interessi dei nostri agricoltori e
la salute dei consumatori», assicura Barbini. In Piemonte, su ordine del
presidente della giunta Enzo Ghigo, sono stati distrutti 381 ettari di mais
geneticamente modificato.
Da parte sua l’Arsia, che coordina l’attività di controllo sugli Ogm, in
accordo con l’Arpat e il dipartimento regionale per il diritto alla salute,
ha avviato la procedura che affiancherà al monitoraggio su mais e soia anche
quello sul pomodoro. Per quest’ultimo sono stati eseguiti fino ad ora sei
controlli finalizzati alla messa a punto della metodica di laboratorio.
di Pierandrea Vanni