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REPRESSIONE CONTRO I COBAS A BRINDISI

Publie le domenica 22 giugno 2003 par Open-Publishing

comunicato stampa

13 giugno , ore 7.30. Otto investigatori( 4 digos, 4 carabinieri) delle

questure di Brindisi e di Bologna si recano a casa di Carlo e Tina,che

abitano in una masseria ad ostuni, per fare

un confronto tra Carlo e un individuo ritratto in alcuni fotogrammi alla

stazione di Bologna il giorno dell’omicidio di Marco Biagi . Il confronto

diventa perquisizione domiciliare , personale e dei luoghi di lavoro di

tutti i residenti. Sia la perquisizione che il confronto danno esiti

assolutamente

negativi. Oltre la tensione, il fastidio c’è la necessità di spiegare ai

colleghi di lavoro, i conoscenti, i vicini il perché di tanto accanimento,

mettere a tacere voci di paese e pettegolezzi; c’è il disagio di vedere

la propria intimità violata da mani estranee. E’ necessario chiedersi il

perché di questo esagerato dispiegamento di forze e spreco di denaro

pubblico

per un banale confronto fotografico attuabile in qualsiasi caserma o

questura

locale. E’ ulteriormente necessario chiedersi perché da 25 anni Carlo e

Tina sono oggetto di perquisizioni, montature, inquisizioni varie rivelatesi

tutte sistematicamente infondate.Tina e Carlo due compagni che da una vita

sono presenti nelle lotte sociali con una militanza condotta sempre alla

luce del sole.Cosi’come tanti altri nel corso di questi anni e soprattutto

dopo Genova con l’accanimento contro l’area dei Cobas,come la inchiesta

sul sud ribelle su ordine del giudice di Cosenza.Sarebbe stato meglio che

poliziotti e carabinieri si fossero riguardati le riprese fatte da una

TV privata di una manifestazione contro la partenza delle navi in Iraq come

quella di una settimana fa a Brindisi, TV privata a cui hanno chiesto copia.

Evidentemente lo scopo è quello di intimidire chi nonostante tutto è ancora

presente nelle piazze con l’antagonismo di sempre,manifestando contro chi

in dispregio della vita di uomini donne e bambini garantisce esclusivamente

il proprio interesse.

I COBAS di Brindisi oltre a denunciare le azioni intimidatorie delle forze

dell’ordine si chiedono se il denaro pubblico sprecato per tali azioni non

sia più utile speso per l’istruzione pubblica o la sanità, o semplicemente

per aiutare i bambini iracheni yugoslavi somali o afghani coi quali siamo

sempre in debito .

confederazione

cobas