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Roma 10 maggio 2004
ROMA/SERT E SUICIDI
Il suicidio di Marco, 40 anni, sulla porta del SERT di San Lorenzo è un segnale preoccupante di inadeguatezza dei servizi socio-sanitari della capitale. Ormai il livello qualitativo del welfare a Roma è tra i più bassi rispetto alle altre grandi capitali europee. Mancano Assistenti sociali ed Educatori professionali qualificati. Ma soprattutto manca un coordinamento tra servizi sanitari e servizi sociali, diventati oramai un crocevia di clientele elettorali e nepotistiche.
Roma: Un’assistente sociale ogni 37 mila abitanti. Londra: quasi un assistente sociale per caseggiato. In altre città europee il rapporto è uno a mille.
Parigi: gli educatori professionali altamente qualificati sono la forza trainante dei servizi socio-educativi. Roma: gli educatori professionali qualificati ci sono ma non vengono richiesti e inseriti perchè, nei fatti, si utilizzano giovani disoccupati senza titolo affidando alle loro cure alunni disabili, minori a rischio, persone con problematiche psichiatriche.
Il suicidio di San Lorenzo e, se non bastasse, i 12 suicidi sotto le metropolitane di Roma negli ultimi anni, le numerose tragedie tra le mura domestiche, i numerosi decessi di anziani nella scorsa estate sono il segnale di un fallimento clamoroso dei servizi sociali a Roma.
Probabilmente, Marco era un tossicodipendente che da anni è stato considerato un problema "sanitario" e si è ritrovato come interlocutori esclusivi un medico e un infermiere senza che ci fosse un parallelo intervento degli altri Servizi sociali di prossimità sulla rete familiare e sulle relazioni interpersonali.
Interventi e spese a pioggia, nomadi che si sgomberano dai campi senza prevederne le conseguenze, assistenti di base che si ritrovano spesso a fare gli insegnanti di sostegno di alunni disabili, servizi affidati ad enti che sfruttano gli operatori senza il minimo rispetto della legge sulla salute e sicurezza nei luoghi lavoro. Servizi quindi che, invece di prevenire il disagio sociale, spesso creano ulteriore disagio aggiuntivo.
Serve un cambio di rotta con una nuova mentalità di governo delle politiche locali che punti sulla qualità del lavoro come condizione essenziale per la qualità dei servizi. Che punti sulla formazione delle risorse umane, sul benessere e sui diritti di tutti i soggetti che compongono le relazioni di aiuto: utenti, operatori e famiglie. Occorre a tale fine superare le collusioni clientelari tra Enti accreditati del Terzo Settore e Amministrazioni pubbliche, fonti di inadempienze e omissioni dolose sui controlli della qualità dei servizi erogati e dei loro costi.
Coordinamento Comitati Roma Nord
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