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Rebeldia, i disobbedienti non si arrendono
Pisanostro servizio
Rioccupato il centro sociale pisano sgomberato sabato scorso. «Nessuno pensi di tenere chiuso con la forza uno spazio che per 52 giorni è stato un luogo di socialità»
Ieri mattina alle 10,05 i disobbedienti pisani sono rientrati nuovamente a Rebeldia, il centro sociale sgomberato sabato scorso, situato nell’area dell’ex nettezza urbana, di proprietà dell’Università.
Oltre cento disobbedienti hanno violato l’ennesima "zona rossa" denunciando l’atteggiamento ottuso e arrogante dei vertici del rettorato che non solo per anni hanno lasciato nel degrado e nell’abbandono quell’area, ma che hanno deciso di affrontare la richiesta di spazi per attività sociali e culturali come un problema di ordine pubblico.
Pochi minuti dopo che i disobbedienti hanno rioccupato Rebeldia, si sono presentati in forze tutti gli agenti della Digos di Pisa che, dopo le prime minacce al cordone che presidiava l’entrata, hanno deciso di scavalcare la recinzione e fare irruzione, pistole alla mano, da una finestra laterale. Solo grazie alla presenza di Giovanni Russo Spena e Titti De Simone, parlamentari di Rifondazione Comunista, è stato possibile riportare a ragione poliziotti e digossini che hanno inizialmente impedito, con spintoni e minacce verbali, alla stampa di entrare.
«Una situazione inaccettabile - ha affermato a caldo Russo Spena - che viene affrontata con la forza e la prepotenza, anziché con il confronto fra le forze dell’ordine e gli occupanti». Subito è stata formata una delegazione composta da Ciccio Auletta dei disobbedienti, dalla consigliera comunale Roberta Fantozzi e dallo stesso Russo Spena che ha incontrato il questore, Eugenio Introcaso, per discutere e trattare la permanenza degli occupanti. Solo dopo la trattativa in questura si è finalmente potuto realizzare l’incontro fra i disobbedienti e la stampa dentro lo stabile. I disobbedienti, davanti a giornalisti, telecamere e fotografi hanno riaffermato la volontà di rilanciare per settembre l’azione e di costruire una nuova occupazione attraverso un piano articolato di iniziative e relazioni. E Titti De Simone ha anche lanciato l’idea di un comitato di garanti con personalità a livello nazionale e locale che si faccia promotore della trattativa per la riappropriazione dello spazio.
Sono, intanto, già sedici le denunce per l’occupazione e altre ne potrebbero arrivare per l’azione di ieri. Già sono arrivati tantissimi attestati di solidarietà di associazioni, singoli, gruppi, sindacati, forze politiche e dagli stessi abitanti del quartiere. L’appuntamento, adesso, è per settembre: «Nessuno pensi - hanno concluso i disobbedienti pisani - di poter tenere chiuso con la forza, la violenza e l’arroganza uno spazio che per ben 52 giorni è stato un luogo di socialità, aggregazione e politica restituito alla città e agli abitanti di Pisa».
Dario Danti